Mondo Digitale

Criptovalute: la prima ‘causa’ parte dal Ticino

Sono ticinesi i clienti della prima class action della storia nel settore. Obbiettivo? Farsi rimborsare i soldi perduti sulla piattaforma online Binance

Tra le varie criptovalute scambiate sulla piattaforma, anche Bitcoin (Ti-Press/Archivio)
29 luglio 2021
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Parte dal Ticino la prima azione legale del mondo delle criptovalute. E non era mai successo prima d'ora: è infatti in assoluto la prima grossa ‘causa’ legale nel settore, ed è sotto forma di class action collettiva. Sono stati, infatti, proprio degli investitori ticinesi a perdere per primi delle somme di denaro sul sito Binance, che è la più grande e importante piattaforma online al mondo di exchange di criptovalute, che permette di effettuare l'acquisto, lo scambio e la vendita delle monete digitali.

Tanti soldi bruciati

Fondamentalmente, il colosso digitale Binance, che possiede un mercato giornaliero con scambi tra i 50 e i 100 miliardi di dollari, avrebbe fatto perdere parecchi soldi a molti investitori, tra cui, come detto, per primi proprio dei ticinesi, a causa di un tweet di Elon Musk (patron di Tesla) dell'8 febbraio 2021: un commento che ha determinato significative oscillazioni di prezzo sulle criptovalute. Binance ha poi sospeso l'accesso al sistema per diverse ore, senza alcuna giustificazione formale e quindi gli utenti si sono visti impossibilitati ad accedere ai loro contratti ‘futures’. In parole povere, soldi bruciati per gli investitori, con la conseguente presa di posizione di quest'ultimi, conclusasi nella class action. L'azione legale collettiva è stata inoltrata dapprima da un gruppo d'investitori ticinesi, ai quali poi se ne sono aggiunti altri italiani e internazionali, che si sono rivolti allo Swiss Blockchain Consortium – che ha sede principale a Lugano –, che a sua volta ha conferito mandato di assistenza legale allo studio Lexia Avvocati di Milano per il sostegno e la tutela digitale visti i numerosi investitori che si sono poi man mano aggiunti da tutto il mondo. “La causa è finalizzata a ottenere la restituzione degli importi investiti e il risarcimento dei danni subiti in conseguenza alla violazione della disciplina in materia di negoziazione e offerta al pubblico di strumenti finanziari derivati da ‘futures’ su criptovalute, nonché delle anomalie relative al funzionamento della piattaforma di trading gestita dall’operatore in questione“, si legge nella nota rilasciata da Lexia Avvocati agli inizi di luglio.

Se Binance paga, la storia finisce qui

Oggi la trattativa è in fase avanzata. Ce lo ha spiegato Michele Ficara Manganelli, direttore del consorzio svizzero specializzato nella tutela digitale. «Prima di tutto, abbiamo dovuto scovare le presunte sedi legali di Binance: con uno sforzo non indifferente e un'indagine internazionale operata dallo studio Lexia Avvocati le abbiamo trovate tutte e dodici. Questo ha fatto sì che Binance rispondesse velocemente alla nostra class action, riconoscendo pubblicamente il danno. E ora – conclude Manganelli – siamo sostanzialmente in trattativa economica stragiudiziale per la definizione puntuale dei danni subiti dai numerosi investitori». In poche parole, spiega l'interlocutore, se Binance paga i danni la storia finisce qui. Se non paga, l'azione legale diventa una causa vera e propria. Non solo enti privati in questa azione: anche l'autorità italiana Consob (Commissione nazionale per le società e la Borsa) è intervenuta sulla questione, rilasciando un comunicato in cui avverte che Binance “non è autorizzata a prestare servizi e attività d'investimento in Italia'“. In Svizzera, invece? C'è stato un comunicato ufficiale di un'autorità? «No. Stiamo appunto aspettando la nota ufficiale della Finma (Autorità federale per la vigilanza sui mercati finanziari, ndr)». Manganelli, poi, ci tiene a evidenziare che «questa storia, ai più, potrà sembrare una cosa da poco, ma non è così: rappresenta un primato giuridico che farà scuola in tutto il mondo e che di fatto è già storia, e il Ticino ne farà parte per sempre».

Binance continua a non rispondere

L'avvocato Francesco Dagnino, managing partner di Lexia Avvocati, ci ha spiegato che cosa sta succedendo nella parte legale della causa. «Binance non risulta essere in possesso delle necessarie licenze per vendere strumenti finanziari – quali i derivati su criptovalute – nell’Unione Europea. Inoltre, la piattaforma non risulta aver fornito alla clientela informazioni in merito all’identità della controparte, con conseguente possibile nullità dei relativi contratti». Un derivato da ‘futures’ di una criptovaluta è un contratto finanziario in cui un acquirente si obbliga ad acquistare un titolo, o un venditore a vendere un titolo a un prezzo futuro fisso e predeterminato. «Questa è una causa che potrebbe assumere dimensioni molto importanti e coinvolgere diversi filoni vista la molteplicità dei prodotti offerti da Binance e il numero d'investitori coinvolti. La trasparenza degli operatori e la protezione degli investitori costituiscono elementi essenziali per la fiducia del mercato nei confronti del settore delle cripto-attività». Nell'ultimo aggiornamento, lo studio annota che “allo stato attuale Binance e i relativi dirigenti continuano a non rispondere alle richieste di risarcimento formulate, e quindi sta attualmente valutando ogni possibile azione e iniziativa nei confronti di Binance presso qualsivoglia competente autorità, come quelle giudiziarie e amministrative”, come preventivato sopra da Manganelli.

Guai un po' dappertutto

Binance è stata fondata nel 2017 in Cina da Changpeng Zhao e Yi He. Negli ultimi anni ha trasferito la sua sede alle Isole Cayman, dove tuttavia – come riferiscono i media internazionali – le autorità locali hanno dichiarato di non aver mai rilasciato nessuna autorizzazione legale a Binance. Uno spostamento di sede dovuto alla stretta cinese sulle criptovalute, giudicate causa d'instabilità per il sistema finanziario. La Financial Conduct Authority, ovvero l’organismo indipendente e autonomo dal governo inglese che si occupa di proteggere gli utenti e i broker online dalle truffe e dai crimini finanziari, ha dichiarato nelle settimane scorse che “Binance Markets Limited”, la divisione britannica di Binance, “non è autorizzata a intraprendere alcuna attività regolamentata nel Regno Unito”. Altre accuse sono poi pervenute da Canada, Giappone e Thailandia. In particolare, le ultime due sostengono – come la causa ‘ticinese’ – che Binance stia operando senza licenza.

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