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Contro l’otite nei bimbi l’antibiotico spesso non serve

Le terapie da evitare in pediatria, come lo sciroppo per la tosse. Il prof Ramelli: ‘Terapie inutili e talvolta anche dannose’

Prescrivere di più non sempre significa fere meglio (Depositphotos)
21 luglio 2021
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Lo sapevate che lo sciroppo per la tosse nei bambini non serve e può peggiorare la situazione? Sarebbero da evitare sia quelli con principi attivi a base di sostanze chimiche sia quelli fitoterapici. Inoltre, se il vostro bimbo ha preso l’otite è spesso inutile imbottirlo di antibiotici, se volete evitare effetti collaterali e lo sviluppo di resistenze. Ma la lista di farmaci inutili, e a volte dannosi in pediatria, è più lunga: fare di più non significa (sempre) fare meglio e soprattutto fare il bene del bambino.

Una regola d’oro che la sanità sembra aver dimenticato. Forse perché medici, cliniche, ospedali sono in conflitto di interesse: più fanno test diagnostici, interventi e cure… più incassano. Forse perché i pediatri spesso si ritrovano a dover accontentare le pressanti richieste dei genitori, che non vogliono tornare a casa a mani vuote. Forse qualcuno ha paura di sbagliare e incappare in cause legali. Il risultato è una sovramedicalizzazione dentro e fuori da cliniche e ospedali. Si stima che oltre 20 miliardi in Svizzera sono spesi per cure e test inutili.

Ora sono proprio i medici a dirci che fare di più non (sempre) vuol dire fare l’interesse del paziente. Anzi, a volte vale il contrario: meno è meglio. «In questi mesi, dopo un lungo iter di analisi e discussioni, la Società svizzera di pediatria ha definito le cinque terapie mediche inutili, che possono anche risultare dannose a causa degli effetti secondari. Pediatri e genitori dovrebbero discutere tra loro queste raccomandazioni, ci sono terapie praticate comunemente che secondo le ricerche attuali non presentano benefici ma comportano rischi o effetti collaterali», ci spiega il professor Gian Paolo Ramelli. Il neuropediatra, primario dell’Istituto pediatrico della Svizzera italiana, è stato presidente della Società svizzera di pediatria, che ha aderito all’associazione ‘smarter medicine - Choosing Wisely Switzerland’, sostenuta anche dalle organizzazioni di pazienti e consumatori. L’obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica sull’uso eccessivo o improprio di alcune cure. «La lista include cinque raccomandazioni per il trattamento di neonati, bambini e adolescenti che sono relativamente comuni e facili da implementare sia nella medicina ambulatoriale sia in quella ospedaliera. In generale i pediatri sono sensibilizzati, però c’è un gran lavoro da fare per informare la popolazione», precisa il neuropediatra.

C’è poi un aspetto culturale da non sottovalutare, in generale i genitori ticinesi e romandi sono più propensi all’uso eccessivo di farmaci per curare i loro figli. Sono invece assai reticenti ad usarli i genitori della Svizzera tedesca.

Evitare gli antibiotici di routine contro l'otite 

Chi ci è passato, lo sa bene, l’otite da bambini, oltre che frequente, è molto dolorosa. Ora la raccomandazione della pediatria è quella di non somministrare di routine antibiotici ai bambini con più di 6 mesi, quando l’infezione non è troppo grave. «Di regola l’otite è il risultato di un’infezione virale delle vie aeree superiori. Basta una terapia analgesica e si rivaluta tutto dopo 24-48 ore. Nella maggior parte dei casi c’è un miglioramento spontaneo, inoltre le complicazioni gravi sono rare», spiega il professor Ramelli. L’uso di antibiotici – continua il pediatra – promuove la resistenza batterica, può causare effetti collaterali e non previene complicazioni gravi.


Il professor Gian Paolo Ramelli primario di pediatria all'Istituto pediatrico della Svizzera italiana

Dalle orecchie passiamo a naso e gola, c’è una novità anche per la tosse nei bambini. «La tosse è generalmente un normale meccanismo di difesa dell’organismo. Le ultime ricerche mostrano che i farmaci per la tosse (anche quelli a base di piante) usati per i comuni raffreddori non sono efficaci e possono avere effetti collaterali potenzialmente gravi», precisa. Questi prodotti hanno più ingredienti – spiega l’esperto – aumentando così il rischio di overdose accidentale, in particolare se combinati con altri farmaci.

Basta antiacidi ai lattanti

La terza raccomandazione riguarda i lattanti quando hanno il reflusso gastro esofageo: per i pediatri va evitata la somministrazione frequente di farmaci antiacidi. «La soppressione dell’acidità non migliora né il pianto inconsolabile né il rigurgito. L’uso inappropriato di questi farmaci (come gli inibitori della pompa protonica PPI e gli antagonisti del recettore H2) può provocare effetti collaterali come frequenti infezioni delle vie respiratorie, modifiche del microbiota intestinale, ritardo dello svuotamento gastrico, una ridotta mineralizzazione ossea», spiega ancora il professore all’Università di Basilea.

Broncodilatatori poco utili e possono
dare tachicardia e tremori

Sempre per i lattanti, c’è una quarta raccomandazione, riguarda la bronchiolite, l’infezione che colpisce l’apparato respiratorio inferiore: non si deve somministrare in modo sistematico steroidi o broncodilatatori. «L’evidenza scientifica dimostra che, nei lattanti con bronchiolite, i broncodilatatori come il salbutamolo non migliorano la saturazione di ossigeno, non riducono i ricoveri ospedalieri, né accorciano la durata dell’ospedalizzazione. Al contrario, il salbutamolo è associato a effetti avversi come tachicardia, desaturazione dell’ossigeno e tremori», precisa il pediatra.

La quinta e ultima novità riguarda i bambini con problemi di disidratazione moderata: meglio non usare liquidi per via endovenosa prima di aver provato con fluidi orali che danno meno effetti collaterali. «Il succo di mela diluito o altri liquidi graditi al bambino (ad esempio il latte materno) possono essere un’alternativa appropriata ai liquidi di mantenimento elettrolitico nei bambini con disidratazione lieve. La posa di una via venosa è spesso difficile nei bambini disidratati e può richiedere più tentativi, ritardando ulteriormente la reidratazione», conclude il professor Ramelli.

La Medicina Smart:  Pastiglie troppo facili. Quando meno è meglio

La filosofia di ‘Choosing wisely’ – un movimento americano che propone raccomandazioni di cure inutili – in sintesi promuove la conversazione tra fornitori di cure e pazienti, aiutando questi ultimi a scegliere delle cure che sono efficaci, non duplicative (se ho fatto una Tac due mesi fa, è inutile che ne faccio una seconda) e libere da rischi per il paziente. Quindi aiuta a focalizzarsi sulle cure che sono veramente necessarie. Queste raccomandazioni non dovrebbero essere usate per escludere i pazienti da terapie possibili ma per promuovere la discussione su cosa è realmente appropriato e necessario per il paziente.

Infatti l’Ente ospedaliero cantonale da qualche anno sta riducendo negli ospedali la prescrizione di sonniferi, pillole contro il bruciore di stomaco, Tac, esami del sangue e sta accorciando, quando possibile, le terapie antibiotiche per evitare lo sviluppo di resistenze. In questi cinque ambiti, c’è il sospetto che non si faccia (sempre) l’interesse del paziente e si sprechi anche parecchio denaro pubblico.

Fino ad oggi, diversi Paesi, anche vista l’esplosione dei costi della salute, hanno formulato delle raccomandazioni, hanno elaborato liste negative per ospedali e medici. Ma con tutta la buona volontà, queste liste da sole servono a poco, se medici, strutture sanitarie, pazienti e tutti gli attori sanitari non remano insieme nella stessa direzione. E non si vuole arrivare alle imposizioni, come ad esempio non coprire più determinate cure considerate, di regola, inutili.

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