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Bavona: ‘Una piena d'acqua scura. Siamo scappati in tempo‘

San Carlo rimane isolato per alcuni giorni ancora. All'Aeroporto iniziati i lavori di pulizia e rimozione del materiale crollato dentro l'hangar sui velivoli.

14 luglio 2021
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Dopo la tempesta esce sempre il sole, si dice. Ed è proprio il bel tempo che ci accoglie a Cavergno, paese all'imbocco della Valle che ha dato i natali allo scrittore Plinio Martini. La pioggia, i fulmini e la grandine hanno lasciato il segno in quella valle che, nell'arco di ventiquattro ore, si è aggiudicata il primato d'acqua caduti: 92 litri in 6 ore.  La Valle Bavona resta chiusa e, nel corso della mattinata di oggi, è stato eseguito il sopralluogo per cercare di capire l'entità dei danni. Sul posto il Comune di Cevio, le Officine idroelettriche della Maggia, le Forestale, l'Ufficio protezione delle Acque e la gendarmeria di Cevio. Moira Medici, sindaca di Cevio, fa il punto della situazione: «I luoghi colpiti sono stati quattro. Il peggio è accaduto a Mondada, a inizio valle, con una colata di fango e detriti lungo la strada e a San Carlo dove, le due frane, hanno portato via parte della strada. A Sabbione, in zona passerella, un argine è stato travolto, mentre a Foroglio c’è stata un’importante erosione. Non possiamo ancora stimare costi e tempistiche – afferma Medici, che continua – Quello che posso dire però è che a breve verrà ripristinata la strada fino a Sonlerto. Per quanto concerne San Carlo, stiamo realizzando un guado provvisorio fino alla frazione, ma per questo ci vorranno ancora due o tre giorni». 
Nel villaggio di San Carlo in Valle Bavona il maltempo di martedì ha sorpreso una ventina di abitanti e vacanzieri, che sono bloccati, fatto salvo per il collegamento con il trenino di servizio dell'Ofima verso Peccia, messo a disposizione di chi ne ha necessità. Giovanni Cossi, che lassù trascorre le ferie, ci racconta: «L'atmosfera è serena e stiamo tutti bene. Un aspetto positivo è il moto di solidarietà che si è attivato fra tutti noi. Nel bisogno ci si aiuta: questo sostegno vicendevole colpisce e solleva il morale». Qualche preoccupazione resta: «La strada per scendere a valle potrebbe già essere agibile da sabato. Ma il lavoro per colmare la voragine lasciata dalla buzza sarà lungo. Occorreranno migliaia di metri cubi di materiale. Noi attendiamo fiduciosi e sereni».

 Giunti sul luogo dei lavori, alcuni operai ci parlano della seconda frana caduta a San Carlo, proprio mentre stavano ancora lavorando. «Quando siamo giunti c'era del materiale depositato solo sulla strada, per circa 100-150 metri, ma non l’aveva danneggiata. Dalla frazione di San Carlo ci hanno telefonato dicendo che la buzza stava buttando acqua scura. Abbiamo capito quindi che dovevamo allontanarci, perché da lì a poco sarebbe sopraggiunta una seconda colata, e così è stato. La seconda frana è stata più forte ed è stata quest’ultima che si è letteralmente mangiata almeno 30 metri di asfalto. Non ci siamo spaventati, però è stato impressionante».

Il recupero dei velivoli rimasti nell'hangar sotto i detriti procede a rilento

L'Aeroporto cantonale di Locarno si sveglia col sole e conta i danni. Se l'operatività del piccolo scalo non è stata interrotta dal violento nubifragio, altrettanto non si può dire del servizio di manutenzione dei velivoli ad ala fissa. Due hangar danneggiati, uno dei quali praticamente da smantellare, oltre una decina di velivoli seriamente o irrimediabilmente compromessi nel loro futuro impiego. E soluzioni, provvisorie, da escogitare possibilmente in fretta. Paride Paglia, capo campo, inizia la sua analisi della situazione segnalando come, malgrado tutto, «nessuno si sia fatto male, salvo un caso di un dipendente con una piccola escoriazione. Con quello che è successo all'interno del vecchio Hangar 1, messo sottosopra da una tromba d'aria, poteva anche scapparci una disgrazia ben peggiore».

Approfittando della tregua, si sta intanto procedendo al lavoro di pulizia delle aviorimesse. Una delle quali, come detto, non è più utilizzabile. Per gli interventi di smontaggio su quel che resta del vetusto Hangar 1 è stato necessario far capo agli specialisti del Cantone, dal momento che la copertura volata in mille pezzi è composta da eternit, quindi il rischio amianto è da tener ben presente. Per quanto attiene il discorso danni, «tutto rientra sotto la voce danni della natura; ogni nostro cliente che ha perso il proprio aereo ha una copertura assicurativa e quindi sono questioni che competono al singolo. Forse non tutti i velivoli sono andati persi. Al momento è impossibile quantificare in maniera precisa l'ammontare del disastro, visto che vi sono ancora aerei sepolti dai detriti dentro l'hangar». Impossibile anche capire cosa succederà una volta vuotato il ventre dell'aviorimessa: «Non so rispondere. Toccherà alle autorità cantonali competenti decidere al riguardo». Alcuni addetti, da noi interpellati, scherzosamente commentano: «Ciò che la politica non ha fatto in tutti questi anni, lo ha fatto la tromba d'aria in pochi minuti». Un chiaro riferimento alle lungaggini del Cantone legate all'aggiornamento delle infrastrutture aeroportuali. Hangar 1 in primis.
Come detto una delle principali risorse dello scalo sulle rive del Verbano è costituita dal servizio manutenzione. Necessario non solo a garantire la sicurezza alla clientela da diporto, bensì anche alla locale scuola di volo. «Stiamo trasferendo questo importante funzione in uno spazio ricavato in uno degli hangar che non ha subito danni e che serviva da posteggio per gli aeromobili. Al suo interno cercheremo d'insediarvi l'officina così da permettere il lavoro degli addetti. Un lavoro che non mancherà certo, visto lo stato di diversi velivoli seriamente danneggiati. Una soluzione provvisoria in attesa di decisioni dall'alto» – conclude Paglia.

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