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Nei video dell’Udc i ragazzini son mezzi mostri

Dopo la Greta di ultradestra arriva quello che se la piglia con ambientalisti, pari opportunità e diritti umani. D'altronde siamo negli anni '20

(Keystone)
18 maggio 2021
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Una cosa va riconosciuta: i creativi che curano le campagne dell’Udc si danno un gran da fare per rendere simpatica un’ideologia di ben altri anni Venti. Lo si vedeva nello spot in cui trasformarono il presidente Marco Chiesa in una sorta d’italico farfallone, lo dimostra ora il video concepito per la campagna contro la legge sul Co2. Luci grigiastre, un pianoforte ansiogeno a far da sottofondo, interno giorno con famiglia svizzera nel 2030: un vecchio padre seduto al tavolo di casa con sciarpa e berretto fantozziano, perché fa un gran freddo, ma tra tasse e divieti non ci si può più riscaldare. Appesi al muro i ritratti in stile trinità di Alain Berset, Simonetta Sommaruga e Balthasar Glättli, a suggerire l’infausto trionfo di una dittatura di sinistra. Torna il figlio adolescente, intirizzito pure lui, e scopre che non si carica neppure il tablet “perché quando non soffia il vento il generatore funziona poco”. I messaggi politici sono quelli d’un partito che minimizza da sempre il cambiamento climatico, proprio come minimizza i rischi sanitari del coronavirus; ma dal punto di vista della comunicazione l’idea è buona, magari ci si fa anche una risatina.

Risatina che si contrae in un rictus tetanico non appena il figliolo incupito se ne esce con un agghiacciante “la mamma ora ha un lavoro da manager grazie alle quote rosa. Per quello è sempre via, vero?”.Alla faccia del merito femminile e della parità di genere. Segue ‘a sbalzo’ una discussione sul perché le tasse rendano impossibile viaggiare in aereo, conclusa dal secondo oligofrenico rimbrotto: i bravi svizzeri restano a casa, mentre la famiglia di una sua compagna rifugiata “va in Eritrea due volte all’anno a trovare la nonna, anche se vivono di aiuti sociali”. Eccerto.

A quel punto sorge il sospetto che il baldo giovine sia fratello maggiore della bimbetta bionda usata dall’Udc l’anno scorso, nel video contro la libera circolazione: quella che vagava strafatta per i prati parlando da sola e lamentandosi degli immigrati, della disoccupazione, del traffico, degli spacciatori ai giardinetti e della sciatica. Si potrebbe immaginare un prequel nel quale l’Udc spiega perché la prole sia ridotta così: forse è stata abbandonata nella culla dalla madre al momento di rivendicare i suoi diritti politici, come paventavano certi manifesti di un secolo fa, ma ancora coerenti con la visione sociale dell’ultradestra.

Più divertente sarebbe però un sequel un po’ autoironico: la madre torna a casa dal lavoro, posa il computer, si gira perplessa. Dal corridoio sente la conversazione tra il figlio e il marito, accusato di aver votato a sinistra con disastrose conseguenze. A quel punto irrompe in sala, alza il pargolo per le orecchie e gli suggerisce caldamente di non ripetere più a pappagallo tutto quel che sente alle riunioni della Blocherjugend, “ché se fosse per quelli lì tuo padre sarebbe già morto di silicosi in una miniera di carbone, io sarei incatenata ai fornelli e la tua compagna eritrea sarebbe dispersa chissà dove”. Il giovane abbassa lo sguardo, pare riaversi, parte una musica d’archi distensiva: “Scusa mamma, a volte non penso a quello che dico. Ti voglio bene”. La mamma sorride, lo abbraccia: “Anch’io, tesoro. Ora va’ a correre nella ruota insieme al criceto, devo ricaricare il pc”.


(Keystone)

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