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Si teme per il destino della masseria di Vigino

Lo stato dell'edificio fa discutere cittadini di Castello e gran consiglieri. Ma l'Ente regionale si prepara a incontrare il Cantone

Così nel 2009 (Ti-Press)
11 marzo 2021
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Solo qualche tempo fa sembrava cosa (quasi) fatta. Le quotazioni a favore di un reale recupero della masseria di Vigino a Castel San Pietro erano ancora alte. Del resto, come è accaduto per le cave di marmo di Arzo e sta per succedere per il comparto delle Fornaci a Riva San Vitale, si confidava che la strategia dell'Ente regionale per lo sviluppo (Ers) del Mendrisiotto e Basso Ceresio avrebbe funzionato anche per l'antica testimonianza rurale. In fondo, in questi anni si era consolidata un'idea (tanto cara al compianto Mario Ferrari, all'epoca presidente di Slow Food), farne una 'Maison du terroir'; si era individuato un progetto (nel 2013), rimasto, però, tale; e si era cercato di radunare le risorse finanziarie, fatto salvo il milione e mezzo già accantonato dal Cantone nel nome della politica economica regionale. Tutto ciò a fronte di un investimento globale allora stimato in 8 milioni e mezzo e deciso a coinvolgere anche dei privati. Poi il silenzio, sino a ora. Qualcosa, infatti, adesso pare muoversi. E a breve termine si tornerà a discuterne, istituzioni locali e Cantone.

Cosa è successo?

E allora, cosa è successo nel frattempo? A Castello se lo chiedono ogni qualvolta gettano lo sguardo sul complesso storico (protetto) di proprietà dello Stato. Anche perché dopo l'inverno la situazione, da fuori, è apparsa più precaria del solito, a cominciare dalla copertura del tetto. E il timore è che la situazione non possa fare altro che peggiorare, nonostante una petizione popolare (lanciata nel 2008) e l'intervento urgente votato nel 2010 assieme ai 400mila franchi necessari per la messa in sicurezza della masseria. Gli interrogativi si affollano, oggi come ieri, pure tra i politici, quelli locali (a mettere il sito in cima alle priorità il neo costituito gruppo Sinistra e Verdi) e quelli cantonali. È di oggi, giovedì, un atto parlamentare interpartitico - primo firmatario Nicola Schoenenberger - determinato ad accendere i riflettori sulle masserie del Basso Ticino. Non poteva mancare, quindi, una richiesta di informazioni puntuale su Vigino.

Che ne è del progetto?

Nel suo atto parlamentare il drappello di gran consiglieri va dritto al punto, consapevole, si osserva, che "lo stato di abbandono nel quale si trova attualmente la masseria rischia di pregiudicarne seriamente la struttura". Insomma, si sollecita, "a che punto si trova la ricerca di finanziamenti e quindi l'avvio dei lavori per il restauro conservativo della masseria di Vigino secondo il progetto Baserga e Mozzetti del 2013?".  E qui si potrebbe innestare un'altra (nostra) domanda. Che ne è stato di quella proposta architettonica, selezionata attraverso un concorso?

In effetti, qui sta il punto a fronte di un patrimonio di memoria di cui questa regione, che vanta pure esempi virtuosi - uno su tutti i Cuntitt sempre a Castello - è ricca. Tra i molti oggetti presenti, le fattorie, come si fa notare nell'interrogazione, "tuttora non godono di una sufficiente tutela cantonale e/o comunale, salvo singole eccezioni". Eppure questi edifici "sono le testimonianze eloquenti di un passato socioeconomico molto significativo del nostro territorio e, con la loro massiccia presenza, segnano positivamente il paesaggio che le circonda, tale da legittimare l’affermazione che esse rappresentano un valore aggiunto".

Castello ed Ers non si sono arresi

Va detto che né il Comune di Castel San Pietro, né l'Ente che ha messo in cantiere l'operazione di salvaguardia sono rimasti a guardare. Stando a nostre informazioni il progetto vincitore del bando ha dovuto essere abbandonato per mancanza di fondi, ma non ci si è arresi. All'orizzonte si sarebbe, infatti, profilata un'altra iniziativa, promossa da privati disposti a costituire una Fondazione senza scopo di lucro e con finalità in linea con le esigenze di restauro e i contenuti immaginati in origine, tanto da formalizzare un vero e proprio concetto nel 2012. Un dossier finito negli ultimi due anni al centro di incontri e approfondimenti oltre che nella sfera di interesse dell'Ente regionale per lo sviluppo. Nella sfera dell'Ers ma non, a quanto pare, del Cantone, che sembra avere un po' frenato su Vigino. Visto, però, che tanto il Comune che l'Ers ce l'hanno messa tutta per trovare una soluzione condivisa, ora pare proprio che il discorso si sia riaperto. Tant'è che nella giornata odierna all'interno dell'Ente si è tornati sul tema e, come detto, a breve (si confida) ci si siederà allo stesso tavolo dei responsabili del Cantone. Un incontro che ha tutta l'aria di essere cruciale per il destino della masseria.

Un dossier dei Beni culturali da conoscere

Che a livello cantonale si creda nella necessità di conservare questo patrimonio rurale, in ogni caso, lo testimonia il lavoro che, come rende noto l'interrogazione interpartitica, almeno cinque anni fa ha realizzato la Commissione cantonale dei beni culturali. Si tratta, si spiega, di un "inventario esaustivo delle fattorie". Un rapporto poderoso nel quale si propone "di definire quali beni culturali e di procedere a tutele mediante revisione dei Piani regolatori quegli oggetti, sovente imponenti e caratteristici del suddetto comprensorio, ritenuti meritevoli di conservazione". Il documento, peraltro, fornisce "anche consigli sul modo di trattare gli oggetti individuati a seconda del loro valore storico culturale". Quindi, si chiedono i deputati, perché non metterlo a disposizione, in particolare dei Comuni interessati? Ma soprattutto, "corrisponde al vero che il citato rapporto non ha dato luogo a nessuna reazione da parte dell’Esecutivo cantonale? Se sì, per quale motivo?".

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