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Meno domande di assistenza, ma più disagi psicologici

Per Giorgio Soldini, a capo del Dicastero Servizi sociali di Bellinzona, le richieste aumenteranno quando si esauriranno gli aiuti federali e cantonali

Le restrizioni e l'isolamento dovuti alla pandemia hanno generato difficoltà nella società (Ti-Press)
4 marzo 2021
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A causa della pandemia la nostra società è tuttora confrontata con problematiche a livello sociale, economico e psicologico che ovviamente non potevano essere previste. Ciò ha quindi generato difficoltà sia alla popolazione alla quale le autorità hanno imposto determinate regole, sia allo Stato chiamato a gestire la delicata situazione. E questo succede praticamente in tutto il mondo, anche nel Comune di Bellinzona. Curiosamente, le domande di assistenza da parte di persone bisognose l’anno scorso sono calate, ma evidentemente i numeri non dicono tutto: «La diminuzione della richiesta di prestazioni si può spiegare con il fatto che sono state adottate misure a livello federale e cantonale in soccorso alle persone in difficoltà», spiega a ‘laRegione’ Giorgio Soldini, municipale di Bellinzona a capo del Dicastero Servizi sociali. Quando però questi aiuti finiranno, allora saranno proprio i Comuni a doversi prendere a carico tutte le persone in difficoltà, come del resto facevano già prima della pandemia. E in futuro ci si aspetta dunque un aumento delle richieste di sostegno.

Giorgio Soldini, a causa della pandemia è stato riscontrato un aumento delle persone in difficoltà a Bellinzona?

Le richieste di prestazioni Laps [come sussidi di cassa malati, assegni familiari e di prima infanzia e, come ultima risorsa, l’assistenza sociale, ndr] non sono per ora aumentate. Questo si spiega da un lato con il fatto che le misure adottate tempestivamente dalla Confederazione e dal Cantone, al momento, sono efficaci. A tal proposito penso in particolare alle indennità per il lavoro ridotto, all’Ipg Corona per indipendenti, alla nuova prestazione ponte Covid e alla sospensione delle procedure esecutive. A ciò va poi aggiunto che una persona, prima di poter accedere agli aiuti sociali deve attingere ai propri risparmi. Qui parliamo però degli aiuti prettamente economici, che non rispecchiano il quadro generale. Infatti gli altri servizi sociali segnalano una crescente fragilizzazione dell’utenza e un aumento delle situazioni di difficoltà personali e familiari che possono anche sfociare in problemi di natura psichiatrica, nella dipendenza da sostanze e così via.

Vi sono categorie di persone più toccate rispetto ad altre?

Sicuramente si notano difficoltà in ambito giovanile. Recentemente Pro Senectute ha infatti segnalato un aumento di casi che necessitano seguito terapeutico e preoccupazioni legate alla restrizione della vita sociale nonché alla paura di non trovare nuovi amici, la scelta della carriera (alcuni apprendisti non possono, ad esempio, effettuare taluni stage, oppure li possono svolgere solo virtualmente), come pure l’aumento di casi di suicidio. Queste problematiche sono state riscontrate, anche se solo parzialmente, pure dai nostri servizi. Dobbiamo quindi chinarci sulle difficoltà riscontrate dai giovani, ma non solo: vi sono infatti anche adulti e anziani che ora manifestano una sofferenza maggiore rispetto al passato. Tuttavia la pandemia ha anche generato aspetti positivi per i giovani, come l’acquisizione di nuove competenze, il rafforzamento della capacità di affrontare le difficoltà e la solidarietà con i più vulnerabili. In generale abbiamo notato che le persone si aiutano molto tra di loro.

Recentemente vi è stata una rissa Giubiasco che ha portato all’arresto di sei ragazzi. Si tratta di una dimostrazione del disagio giovanile?

Penso che in questo periodo si ponga molto l’attenzione su questo tipo di situazioni in relazione alla pandemia, ma non si può dire che non siano mai esistite in passato.

Quante sono state le domande di assistenza nel 2020?

Il numero di nuove domande Laps (che non comprende i rinnovi delle prestazioni assistenziali già in essere) è evoluto in modo diverso da quanto ci si poteva aspettare. Dal 2018 al 2019 sono aumentate da 638 a 698, mentre l’anno scorso abbiamo ricevuto 620 nuove richieste. Anche l’erogazione di prestazioni assistenziali segue questo trend, vale a dire una leggera diminuzione nel 2020, probabilmente riconducibile in particolare alla sospensione temporanea delle procedure esecutive. Concretamente, nel 2018 hanno potuto beneficiare di queste prestazioni 811 famiglie (pari a 1’303 persone), nel 2019 847 famiglie (1’336 persone), mentre nel 2020 814 famiglie per un totale di 1’296 persone.

Concretamente, quali aiuti sono stati messi a disposizione dalla Città per sostenere le persone in difficoltà?

Siamo intervenuti in più modi e tempestivamente. Già nel mese di marzo dell’anno scorso, ad esempio, il Municipio ha stanziato un credito di un milione di franchi per supportare mediante prestiti a interessi zero le aziende con sede a Bellinzona e in difficoltà finanziaria (finora abbiamo concesso prestiti per un ammontare di 256'000 franchi). Sono poi stati azzerati, per un massimo di due mesi, gli affitti per i commerci inquilini di stabili cittadini che pagano l’affitto al Comune ed è stato accordato l’esonero, sempre per due mesi, del pagamento della tassa di utilizzo del suolo pubblico. Ricordo poi che, in occasione del primo lockdown, Bellinzona è stato uno dei primi Comuni a organizzare il servizio di spesa a domicilio per gli anziani. In 1’800 casi abbiamo così garantito la spesa a chi non poteva o non voleva uscire di casa. Restano inoltre attive le possibilità di supporto finanziario tramite il fondo comunale (maggior assunzione di spese funerarie per cittadini indigenti) e la Fondazione Carenini che supporta persone in difficoltà economiche. In generale, il servizio sociale comunale è sempre a disposizione per prestare aiuti di varia natura a persone domiciliate a Bellinzona. Sempre in questo contesto, in futuro è poi prevista l’introduzione di un operatore di prossimità per fronteggiare le crescenti criticità sul territorio cittadino: abbiamo appena pubblicato il concorso e l’avvio dell’attività avverrà tra qualche mese.

In questo contesto collaborate anche con associazioni e organizzazioni non pubbliche?

Certo, e con alcune vi è anche una collaborazione molto stretta. Infatti, l’ambito sociale si muove e opera (o cerca di farlo) sempre prevalentemente in base al lavoro di rete. La collaborazione con altre entità attive sul territorio è quindi sempre intensa, soprattutto in questi momenti particolari. Già prima della pandemia erano presenti associazioni (come Pro Senectute, Pro Juventute, Pro infirmis o l’Associazione bellinzonese per l’assistenza e cura a domicilio) che si occupavano ad esempio di ricollocamento o di altri aspetti problematici.

Vi è preoccupazione per l’impatto a livello finanziario di questi aiuti? 

Gli effetti della pandemia sull’economia in generale e di conseguenza sulle finanze comunali non possono non preoccupare. Se poi si aggiungono le decisioni non controllabili perché provenienti dall’autorità cantonale (come la nuova prestazione ponte Covid) che si ripercuotono percentualmente sui conti cittadini, il quadro della situazione non è del tutto rosea. Non va poi dimenticato che le prestazioni a carico dei Comuni comportano anche un aumento del lavoro amministrativo: si tratta di un onere supplementare non indifferente. Per riuscire a comprendere quale impatto avrà esattamente la pandemia sui conti della città bisognerà innanzitutto capire quanto durerà questa situazione di emergenza.

Quali sono dunque le prospettive per il futuro?

Sicuramente ci sarà da attendersi un importante aumento delle sollecitazioni in ambito sociale, sia a livello finanziario (in particolare prestazioni Laps una volta terminate le misure legate alla disoccupazione: uno studio svizzero ha ipotizzato un aumento del 20%), sia a livello di supporto di personale. Sarebbe una conseguenza logica della situazione economico-finanziaria in cui ci troviamo. È però ancora troppo presto per definire esattamente come ci muoveremo.

Effetti della pandemia

Corinna Galli: ‘L'isolamento causa problemi anche gravi’

L’anno scorso le domande di assistenza al Comune sono dunque un po’ sorprendentemente diminuite, ma questo «non significa che la situazione a livello sociale sia migliorata», sottolinea Corinna Galli, direttrice del Servizio sociale comunale. Infatti, «il bisogno di aiuto a livello sociale va oltre a quelle che sono esclusivamente le prestazioni Laps. Queste ultime sono ‘solamente’ prestazioni finanziarie che sopperiscono alla povertà materiale, garantendo il minimo vitale. In realtà il disagio sociale legato alla pandemia è molto più ampio: le restrizioni imposte dalle autorità provocano sentimenti di solitudine e d'isolamento in tutta la società, generando problematiche psichiatriche anche gravi». Galli si riferisce in particolare agli anziani soli isolati in casa, ad adulti o famiglie con fragilità pregresse o ai giovani: «Il confronto tra pari è molto importante per lo sviluppo di un adolescente». Il fatto di non poter più incontrare come prima amici o conoscenti può quindi avere ripercussioni non indifferenti. E queste problematiche «non sono necessariamente riscontrabili nei numeri» legati alle prestazioni di assistenza: «La casistica è molto più complessa».

Galli è anche la responsabile dell’Autorità regionale di protezione del distretto di Bellinzona. E in questo contesto è stato riscontrato «un aumento del lavoro svolto per cercare di risolvere queste problematiche». In particolare è stata rilevata «una criticizzazione di quelle situazioni che erano già difficoltose prima della pandemia». Infine Corinna Galli segnala situazioni problematiche anche in ambito scolastico, dove «gli allievi si sono trovati più in difficoltà a seguito del periodo di lockdown».

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