Toccato un nuovo record. Bene anche i metalli non preziosi, dallo stagno (+47,22% da inizio anno) al rame (+38,71%) e all'alluminio (+16%).

MILANO - Una nuova febbre dell'oro ha contagiato i mercati mondiali nell'ultimo trimestre dell'anno.
Dall'inizio dell'anno il rialzo delle quotazioni del metallo prezioso per eccellenza è stato del 72,84%. La crescita è stata continua e progressiva fino allo scorso 30 settembre, quando ha chiuso a quota 3.812 dollari l'oncia. Da allora sono seguiti 3 mesi di progresso a ritmo inarrestabile. A Santo Stefano l'oro ha chiuso a 4.514 dollari toccando un massimo di giornata 4.531 dollari e segnando un nuovo record con un progresso a fine seduta di oltre il 18,4%.
È andata bene anche per l'argento, sui massimi dal marzo del 2011, che ha chiuso ieri con un balzo del 4,2% a 74,89 dollari l'oncia, toccando in giornata un picco di 75,63 dollari e mettendo a segno un guadagno del 158,5% dal 1 gennaio al termine delle contrattazioni di ieri. Simile il rialzo del platino (+158,3%), che ha chiuso la seduta del 26 dicembre con una crescita del 4,42% a 2.536,41 dollari l'oncia, mentre il palladio ha guadagnato da gennaio il 102,4%, con un balzo del 6,2% a 1.883,85 dollari l'oncia a fine seduta.
Bene anche i metalli non preziosi, dallo stagno (+47,22% da inizio anno) al rame (+38,71%) e all'alluminio (+16%). Il focus però è su quelli preziosi, spinti dall'incertezza del quadro geo-politico internazionale, culminato con le tensioni tra Usa e Venezuela.
Diversa la dinamica del greggio - Ben diversa è la dinamica dei prezzi del greggio. I nuovi spiragli che si stanno aprendo tra Russia e Ucraina lo mantengono su livelli toccati lo scorso aprile e, prima ancora, nell'ottobre del 2021. Il West Texas Intermediate (Wti) ha ceduto il 2,76% a 56,74 dollari al barile il 26 dicembre, segnando il maggior calo da metà novembre, e il Brent il 2,57% a 60,64 dollari. Nel primo caso il ribasso da inizio anno il calo è del 20,89%, il maggiore dal 2020, nel secondo invece è del 18,76%.
Secondo gli analisti l'incontro in Florida tra il presidente Ucraino Volodymyr Zelenski e quello americano Donald Trump potrebbe avvicinare le posizioni tra Russia e Ucraina, facendo ipotizzare una riapertura dei mercati globali al petrolio russo. Prima dei colloqui il greggio aveva tentato un colpo di coda a seguito del blocco delle tensioni tra Usa e Venezuela e dell'attacco in Nigeria. Ma - viene sottolineato - c'è da calcolare la tradizionale volatilità in occasione delle festività di fine anno.
Sempre sul fronte dell'energia, spicca il calo del prezzo del gas naturale sulla Piazza Ttf di Amsterdam, che nella seduta di venerdì è rimasto invariato a 28,1 euro al MWh. La tendenza è al ribasso anche se lo scorso 24 dicembre si è verificato un minirimbalzo (+1,3% a 28,1 euro al MWh) dovuto al 'generale inverno'. Le consegne via mare di Gnl (gas naturale liquefatto) sono infatti regolari, grazie a una minor richiesta in Asia, così come lo sono le forniture dalla Norvegia. Già in questi giorni però le temperature sono vicine o sotto lo zero a Parigi, Londra e Berlino e, anche se le chiusure festive abbattono i consumi industriali, il maggior freddo in arrivo aumenta il fabbisogno di gas con le conseguenti ripercussioni sul prezzo.