Una volontaria in azione
Testimoni viventi di una storia evolutiva millenaria, gli anfibi sono tra i più antichi vertebrati terrestri. Hanno origini che risalgono a circa 370 milioni di anni fa (ebbene sì, sono comparsi ben 150 milioni di anni prima dei dinosauri!) e si sono evoluti a partire da pesci per adattarsi alla vita fuori dall’acqua, mantenendo tuttavia un legame di vitale importanza con questo elemento. Il termine “anfibio”, dal greco “dalla doppia vita”, descrive la loro dipendenza dagli ambienti sia acquatici che terrestri. Ogni primavera (febbraio-aprile), spinti da un istinto ancestrale, gli adulti migrano verso stagni, paludi e corsi d’acqua per riprodursi. Qui depongono le uova da cui nascono i girini, dotati di branchie, che pian piano si svilupperanno fino ad affrontare la metamorfosi che li trasformerà in adulti dotati di polmoni che gli permetteranno di respirare fuori dall’acqua. Subito dopo gli accoppiamenti (marzo-maggio) gli adulti fanno ritorno agli habitat terrestri (come ad esempio boschi, campagne, giardini incolti e parchi urbani), mentre i giovani li raggiungeranno solamente nel corso dell’estate, una volta completata la metamorfosi.
Nonostante le piccole dimensioni gli anfibi compiono viaggi sorprendenti. Raganelle e rane rosse tendono a spostarsi entro un raggio di 0,5-1 km attorno alle zone umide, mentre i rospi possono percorrere oltre 2 km per raggiungere i siti di riproduzione. Appena le condizioni ambientali sono favorevoli, centinaia di anfibi, spinti dall’istinto primordiale di riprodursi, si mettono in marcia contemporaneamente.
Per spostarsi tra i siti di riproduzione e gli ambienti terrestri gli anfibi seguono dei corridoi di migrazione. Negli ambienti non perturbati si tratta di un viaggio impegnativo ma relativamente sicuro; tuttavia, quando questi corridoi sono compromessi da costruzioni come strade, ferrovie, muretti e recinzioni, quella che doveva essere una spedizione d’amore si trasforma in un massacro di massa. L’urbanizzazione e la frammentazione territoriale sono minacce molto gravi.
Sensibili e delicati, gli anfibi sono uno dei gruppi faunistici più minacciati al mondo. Oltre alla frammentazione del territorio, anche la distruzione e il degrado degli ambienti vitali è una seria minaccia – basti pensare che negli ultimi 200 anni quasi il 90% delle zone umide presenti in Svizzera è andato distrutto. Così come i cambiamenti climatici: il freddo e l’assenza di piogge durante la primavera inibiscono la migrazione, mentre le estati siccitose causano un prosciugamento precoce degli stagni, compromettendo il successo riproduttivo.
Tutti fattori di origine antropica, questo significa che siamo proprio noi esseri umani che possiamo impegnarci per la conservazione di queste specie affascinanti e insostituibili.
In Svizzera vivono 19 specie di anfibi. Gli anuri (rane, rospi e raganelle) sono privi di coda, si spostano saltando e i maschi emettono dei richiami vocali (canti). Gli urodeli invece (salamandre e tritoni) hanno una coda, si muovono ondeggiando e non emettono suoni. Il Ticino ospita 11 specie e ben 8 di queste sono iscritte nella Lista Rossa degli anfibi minacciati di estinzione in Svizzera.
Il Rospo comune, goffo e dalla pelle bitorzoluta, è l’anfibio più grande in Svizzera e le femmine raggiungono una dimensione di 15 cm. Più agili e dalla pelle liscia, le rane in Ticino si distinguono in Rane verdi (2 specie, più legate agli stagni) e in Rane rosse (3 specie, più legate ai boschi). La Rana di Lataste è una perla preziosa che arricchisce il nostro territorio: questa rana rossa in Svizzera è infatti presente solamente nella parte più meridionale del Ticino, il nostro cantone detiene quindi un’importante responsabilità per la sua conservazione. La più piccola (5 cm) è anche la più rumorosa: la Raganella si distingue per le ventose che le permettono di arrampicarsi sugli arbusti e mimetizzarsi abilmente grazie al suo colore verde brillante.
Meno conosciuti sono i Tritoni, presenti in Ticino con 3 specie. Durante il periodo riproduttivo i maschi presentano una cresta dorsale che li fa apparire come dei veri e propri “draghetti acquatici” e prima dell’accoppiamento si esibiscono in complesse parate nuziali per conquistare le femmine. Infine vi è l’inconfondibile Salamandra pezzata, che con la sua colorazione segnala ai suoi potenziali predatori di non essere una preda particolarmente gustosa. Vive nei boschi e frequenta corsi d’acqua freschi e ossigenati.
A febbraio, con il rialzarsi delle temperature e in corrispondenza delle prime piogge primaverili, inizia la grande migrazione degli anfibi. Da quasi 40 anni in Ticino vengono realizzate le azioni di salvataggio e attualmente sono attivi 17 gruppi di volontari. È un’attività coordinata grazie alla sinergia di diversi attori: il WWF è il punto di riferimento per i volontari e le volontarie, mentre il supporto scientifico viene garantito dal KARCH (Centro di Coordinamento per la Protezione degli Anfibi e dei Rettili in Svizzera). L’Ufficio della Natura e del Paesaggio, in qualità di ente cantonale preposto alla protezione della natura, garantisce il supporto necessario per la tutela di questi animali.
I salvataggi avvengono la sera, tra febbraio e aprile, in particolare quando è umido e la temperatura è superiore ai 5 °C. Si tratta di pattugliare lungo le barriere posate nelle tratte stradali più problematiche, raccogliere gli anfibi che si incontrano e trasportarli al di là della carreggiata. Viene tenuto il conteggio del numero di animali salvati e questo permette di allestire delle statistiche che offrono una panoramica sull’andamento della migrazione negli anni. Ecco dove puoi attivarti se vuoi contribuire alla salvaguardia di questi incredibili animali: Barbengo, Camorino, Caslano, Castel S. Pietro, Davesco, Figino, Locarno, Lodano, Lumino, Magadino, Meride, Muzzano, Origlio, Riva S. Vitale, Sant’Antonino, Somazzo e Vogorno.
Vuoi diventare un/a volontario/a anfibi? Contatta lisa.boscolo@wwf.ch.
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