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Gorilla, il vero re della foresta

Minacce e curiosità su questi primati

Una mamma con il suo piccolo (parco Nigeria)
(© Jeremy D’Arbeau)
27 gennaio 2024
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I gorilla sono esseri straordinari, ma a rischio estinzione. La loro presenza nelle foreste è essenziale per la foresta stessa e persino per noi. Oggi scopriremo perché. Ma iniziamo con alcune curiosità su di loro e su quali sottospecie esistono: i gorilla sono prevalentemente vegetariani. Si nutrono di steli, germogli di bambù e diverse varietà di frutta, integrando la loro dieta con cortecce e invertebrati. I gorilla bevono raramente in natura perché consumano vegetazione succulenta composta per quasi la metà da acqua e rugiada mattutina. La notte la trascorrono in giacigli fatti di frasche e rami costruiti a terra o sugli alberi. Vivono in piccoli gruppi stabili da 2 a 12 individui, con una media di 9 individui. Se un branco è composto da più silverback, di solito questi sono i figli del maschio adulto dominante. Le due specie di gorilla esistenti al mondo vivono in Africa equatoriale e si pensa si siano separate circa due milioni di anni fa e che entrambe abbiano due sottospecie. Il gorilla occidentale è diviso in “gorilla di pianura” – con circa 316’000 esemplari vive in Angola, Camerun, Rep. Centro-africana, Congo, Rep. Dem. Del Congo, Guinea Equatoriale e Gabon – e in “gorilla del Cross River” con 250-300 esemplari che abitano al confine tra Camerun e Nigeria. Il gorilla orientale, che vive in Rep. Dem. Del Congo, Rwanda e Uganda, ha altre due sottospecie, il “gorilla di montagna” con circa 1’600 esemplari e il “gorilla di pianura orientale” o “di Grauer” con 3’800 esemplari. Il 98% degli esemplari è legato all’ambiente di foresta e di pianura, mentre quello di montagna vive, con due popolazioni separate, sui Monti Virunga e nella foresta di Bwindi. Nel parco nazionale di Kahuzi-Biega nella Repubblica Democratica del Congo, i gorilla di pianura vivono nella foresta alpina di bambù, tra i 2’000 e i 2’500 metri di altitudine. Il gorilla di montagna vive a quote che vanno dai 2’800 ai 3’400 metri e talvolta si avventurano a quote superiori, fino a 4’500 metri. Sono animali estremamente intelligenti e alcuni esemplari selvatici sono stati osservati usare bastoni per capire la profondità di fiumi e torrenti, costruire scale di bambù per aiutare i piccoli gorilla a raggiungere le cime degli alberi e persino creare “posate” da ramoscelli, aiutandoli a raccogliere e mangiare insetti. I gorilla hanno 16 diversi tipi di richiamo, tra questi ci sono brevi latrati quando sono leggermente allarmati o curiosi. Per intimidire i rivali, i gorilla maschi si pavoneggiano con le zampe rigide, si battono il petto e usano vocalizzi come ruggiti o ululati.

Il gorilla

Il gorilla è un essere molto speciale: è tra le scimmie antropomorfe più vicine all’uomo dal punto di vista evolutivo e basta guardarlo negli occhi per vederne un essere a noi molto vicino. I gorilla meritano l’appellativo di “re della foresta” (no, non il leone questa volta), perché oltre alle imponenti dimensioni e all’indiscutibile forza, hanno anche una grandissima intelligenza. Dopo lo scimpanzé sono loro i nostri parenti più prossimi. Si tratta di un primate massiccio con petto e spalle ampi, grandi mani, avambracci molto più corti della parte superiore del braccio. La faccia è nera e senza peli. Un maschio adulto può raggiungere senza problema i 185 cm di altezza e i 200 chili di peso. Il gorilla di montagna ha una pelliccia folta e più lunga rispetto al gorilla in pianura. Le femmine raggiungono la maturità sessuale a sette anni, ma iniziano a riprodursi solo alcuni anni dopo. I maschi maturano più tardi e raramente si riproducono prima di aver raggiunto i 15-20 anni di età. Le cure parentali sono molto lunghe e una femmina alleva un solo piccolo ogni quattro anni. Una femmina, dunque, in tutta la sua vita dà alla luce “solo” 2-6 piccoli. Questo è anche il motivo per il quale ogni esemplare è essenziale. Un altro problema è la perdita di habitat: ogni anno perdiamo un’area di foresta grande quanto la Grecia. Foresta essenziale per i nostri “cugini” giganti. Con il Programma “African Great Apes” il WWF lavora attivamente per difendere tutte le sottospecie attraverso l’aumento delle aree protette, la lotta contro il commercio illegale e il sostegno per la conservazione tra le comunità locali e a livello internazionale.

Eventi in programma

La TRGC (Tavola Rotonda Grandi Carnivori) inaugura il 2024 con 2 eventi che vedranno come ospiti il Prof. Marco Apollonio e Dr. Duccio Berzi. Ambedue, con esperienza decennale in misure di protezione e conflitto lupo/agricoltura, hanno un approccio scientifico e volto a diminuire il conflitto. Ecco gli incontri (entrata libera): evoluzione del lupo in Italia e misure di protezione; 2 febbraio, 20.15, Auditorium Banca Stato, Bellinzona. Il lupo 100 anni fa era presente solo in una piccola parte degli Appennini. Lì si è salvato e ha ricolonizzato la regione in tutti gli spazi che ha trovato adatti per la sopravvivenza. Berzi e Apollonio descriveranno come si è evoluto il lupo negli ultimi anni nella Penisola, l’andamento della popolazione e i problemi con essi. I due relatori si adoperano da anni per aiutare gli allevatori a trovare una convivenza con questo predatore. Conoscono nel dettaglio svariati tipi di allevamento e lavorano su scala europea. Inoltre sono a conoscenza della situazione di lupi ibridi e quelli provenienti dall’Est. Il secondo evento: proiezione del documentario “Lupo Uno – Gestione proattiva del lupo in Veneto”; 3 febbraio, 14.00, Salone comunale di Magadino. Due documentaristi hanno seguito per oltre un anno i ricercatori dell’Università di Sassari incaricati dalla Regione Veneto di monitorare e favorire la gestione “proattiva” di una famiglia di lupi attraverso l’impiego di tecniche sperimentali mai utilizzate nel contesto alpino. Il film documenta, senza fare sconti, uno dei più innovativi e pionieristici progetti di monitoraggio e gestione del lupo. Sullo sfondo, l’autenticità dei rapporti fra le persone coinvolte e le atmosfere del Grappa. Terminata la proiezione Apollonio e Berzi saranno presenti in sala per rispondere alle domande.

I gorilla e la foresta

Il gorilla di montagna – chiamato anche silverback per via della caratteristica colorazione argentea del dorso – ha una massa muscolare di oltre 180 chili costruita grazie a una dieta giornaliera di circa 18 chili di foglie, steli, germogli e frutti. Entrambe le specie di gorilla, quella occidentale e quella orientale, svolgono un ruolo essenziale nel mantenere la biodiversità nelle loro foreste; disperdono i semi e creano piccole radure nel fogliame mentre si nutrono, permettendo a una più ampia gamma di specie vegetali di trovare la luce del sole e prosperare. Ma i gorilla sono minacciati dalla distruzione dell’habitat, dal bracconaggio e dalle malattie. Da oltre 50 anni, il WWF lavora per proteggere questi potenti primati – con i quali condividiamo il 98% del nostro dna – rafforzando le aree protette e raccogliendo il sostegno locale e internazionale per la loro conservazione. La caccia illegale è la più forte minaccia: la sua carne, infatti, è ricercata nei mercati clandestini di molti Paesi e viene venduta a prezzi altissimi. “Quando proteggiamo i gorilla e il loro habitat, salvaguardiamo anche una miriade di altre specie”, afferma Allard Blom, vicepresidente del programma Foreste africane del WWF. Questi ecosistemi aiutano a fornire alle persone e alle comunità cibo, acqua, medicine e altri prodotti forestali. Difendere i gorilla nella foresta pluviale del Congo, la seconda più grande del mondo, è importante non solo per proteggere la biodiversità, ma anche per stabilizzare il clima e le precipitazioni che hanno un impatto fino alla Svizzera o gli Stati Uniti”.

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