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Un Nobel importante

Fermiamo gli sprechi in cucina!

© Jonathan Caramanus/WWF-UK
26 ottobre 2020
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Come molti sapranno, qualche settimana fa il Nobel per la Pace è andato al World Food Programme delle Nazioni Unite. L’agenzia dell’Onu si occupa di assistenza alimentare e sta svolgendo un ruolo fondamentale nella lotta alla fame nel mondo. Il lavoro svolto è di vitale importanza per i più poveri. In passato la Wfp ha affrontato nel miglior modo possibile le situazioni critiche, oggi lo fa con una pandemia sanitaria in corso e domani – e non abbiamo dubbi che sia così – avrà un ruolo fondamentale nel trovare nuove strategie globali in vista dei cambiamenti climatici. Perché che ci piaccia o meno, oggi come oggi oltre 820 milioni di persone soffrono la fame. Per decenni era stato registrato un trend positivo. Trend che però si è invertito nel 2015. Se pensiamo che contemporaneamente registriamo due miliardi di persone considerate sovrappeso o obese, capiamo che i sistemi alimentari globali vivono un paradosso: da una parte abbiamo persone che muoiono di fame e non sanno come sfamare la propria famiglia, dall’altra viviamo in un mondo fatto di sprechi e perdita di cibo che potrebbero in realtà compensare il fabbisogno alimentare.

Stop agli sprechi

La Fao (l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) stima che nel 2050 la produzione alimentare richiederà un aumento nella produzione agricola del 60-70%, considerati la crescita prevista della popolazione umana (che dovrebbe raggiungere per quell’anno quasi 10 miliardi di persone) e i cambiamenti attesi nella dieta e nei livelli di consumo associati all’incremento dell’urbanizzazione (sempre più persone andranno a vivere nelle grandi città e aumenteranno la propria qualità di vita). Circa 1/3 del cibo prodotto per il consumo umano (circa 1,3 miliardi di tonnellate) viene perduto o sprecato ogni anno. Il 14% della produzione alimentare mondiale va persa o sprecata tra le fasi della filiera comprese tra il raccolto e la vendita al dettaglio, con perdite per 400 miliardi di dollari, e ogni anno più della metà della frutta e degli ortaggi prodotti a livello globale vengono persi o sprecati. Quello della perdita e spreco di cibo è un tema che sta molto a cuore al WWF, che da anni ha all’attivo centinaia di progetti in tutto il mondo. Il problema è che l’attuale sistema alimentare nel mondo fa acqua da tutte le parti e di conseguenza ha un impatto devastante sulla natura. Il futuro del pianeta è nel nostro piatto e per questo dobbiamo agire per invertire l’attuale trend negativo della perdita di natura.

Ridurre la perdita di cibo: avviene nelle fasi di produzione, di post raccolto e di lavorazione dei prodotti fino al trasporto. Molti agricoltori, per esempio, sono costretti a gettare via patate o carote che non hanno la “forma” richiesta dalla legge. Si tratta di un modo di procedere senza senso e che fa capire quanti generi alimentari assolutamente buoni finiscano nella spazzatura. Lo spreco: ossia lo scarto intenzionale di prodotti commestibili, soprattutto da parte di dettaglianti e consumatori. Ammettiamolo, quante volte ci è capitato di gettare via qualcosa che avevamo dimenticato in frigo? Secondo uno studio del WWF un terzo delle emissioni di gas serra in Europa deriva proprio dai generi alimentari. Chi è a capo di un Paese deve avere a mente questi obiettivi: puntare sulla salute delle persone (sicurezza alimentare e qualità degli alimenti e di conseguenza meno pesticidi, che ogni anno sono alla base della strage di api e altri insetti essenziali per la biodiversità), salute del pianeta (ridurre le emissioni di gas serra, usare con cura le risorse naturali ed evitare la perdita di biodiversità), economie in salute (risparmio per i più poveri e opportunità per i produttori). Non c’è alcuna ragione per non cominciare a consumare correttamente evitando di sprecare cibo.

La crisi del Covid-19 ci ha anche portato ad avere una maggiore sensibilità della fragilità del nostro sistema: ha contribuito, ad esempio, a costruire consapevolezza nei consumatori che per la prima volta hanno visto scaffali vuoti, prodotti esauriti, hanno recuperato il valore di cucinare in casa, conservare, trattare gli alimenti. Possiamo fare tesoro di qualche insegnamento e smettere di gettare cibo, con un risparmio anche per il portafoglio.

La mia alimentazione

Da anni tutti i grandi esperti consigliano di passare a una dieta vegetale. Questo non significa rinunciare completamente a carne e pesce, ma rendersi conto di come la propria alimentazione possa contribuire a ridurre le emissioni di Co2. Ecco due domande che ci vengono poste spesso:

Quali sono gli aspetti più importanti di un’alimentazione rispettosa dell’ambiente?

Se si vogliono ridurre le emissioni di Co2, allora bisogna passare da una dieta a base di prodotti di origine animale a una dieta prevalentemente vegetale. Bisogna evitare gli sprechi alimentari e inoltre è consigliato acquistare prodotti biologici invece di quelli convenzionali. Bisogna fare molta attenzione anche alla provenienza degli alimenti: vengono importati via aereo, sono stati coltivati in serre riscaldate con combustibili fossili, è la stagione giusta per quel prodotto?

Perché una dieta vegana/ vegetariana contribuisce alla protezione dell’ambiente?

Tra tutti gli alimenti solitamente consumati in Svizzera, la carne e i latticini sono quelli più inquinanti. In Svizzera la produzione di carne, latte, formaggio e uova causa la metà dell’impatto ambientale di origine alimentare, mentre l’altra metà deriva dalla produzione di altri generi alimentari e dal loro trasporto, dalla distribuzione e dall’imballaggio. La produzione di un chilo di carne consuma di per sé da 5 a 20 chili di mangime. Di conseguenza, si rendono necessarie superfici ed energia maggiori rispetto ai prodotti vegetali. Se un cittadino svizzero passasse da un consumo di carne nella media ad una dieta vegetariana, la sua impronta ecologica si abbasserebbe di circa il 25% (del 40% se si passa a una dieta vegana).

Come WWF consigliamo di avere un approccio “rilassato” nei confronti dei cambiamenti richiesti. Non deve avvenire tutto subito. Ma con un po’ di pazienza si possono scoprire anche tante ottime ricette vegane e alternative alla carne.

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