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Il gatto selvatico

Come non scambiarlo con il gatto domestico!

I gatti selvatici si nutrono soprattutto di topi
18 agosto 2020
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Pro Natura ha eletto il gatto selvatico europeo (Felis silvestris) ambasciatore dei boschi naturali e dei paesaggi rurali diversificati. Questo elegante cacciatore territoriale e solitario, sfuggito di poco allo sterminio, si sta oggi di nuovo diffondendo ed è presente in Svizzera con alcune centinaia di individui. La specie non è però ancora del tutto al sicuro. Il suo nome scientifico significa “gatto dei boschi”, infatti i boschi naturali ricchi di strutture sono da sempre il suo habitat, dove va a caccia di topi e altri piccoli animali, si concede lunghi sonnellini al riparo da occhi indiscreti e cerca angolini asciutti e protetti in cui mettere al mondo i piccoli. Il gatto selvatico è stato scelto per simboleggiare l’impegno in favore di più natura. Lasciare maggiore libertà alla natura farebbe bene a molti luoghi dell’ordinatissima Svizzera. Non devono per forza essere sempre grandi aree: in ogni tratto di bosco, lungo ogni torrente, campo o prato possiamo concedere un po’ di spazio alla natura, a tutto vantaggio di parecchie specie di flora e fauna, non solo dell’animale dell’anno.

Micio, dove sei?

Il gatto selvatico ama i boschi naturali, ma non disdegna il paesaggio antropico. I primi censimenti sistematici del gatto selvatico in Svizzera hanno avuto luogo negli anni 2008-2010 sull’Arco giurassiano. All’epoca, i ricercatori stimarono gli effettivi in Svizzera tra 159 e 930 individui. Lo scenario di un insediamento spontaneo sull’Altopiano era stato giudicato difficilmente realizzabile. Eppure, l’immagine di animale schivo, legato ai boschi selvaggi, sta cambiando: dove trova ripari e cibo a sufficienza se la cava benissimo anche senza grandi e fitte foreste. Ci sono chiari segnali che nel frattempo il gatto selvatico si sia insediato su vaste aree dell’Arco giurassiano, un dato che non stupisce, considerato che l’intera regione è ricca di boschi e scarsamente insediata. Ben più sorprendenti sono invece le prove che giungono con sempre maggior frequenza da altre regioni: a quanto pare, il gatto selvatico vive tra i canneti della Grande Cariçaie sulla sponda meridionale del Lago di Neuchâtel, si aggira nella Grosses Moos, una regione a sfruttamento intensivo ai piedi del Giura, ed è pure riuscito a raggiungere il distretto del Bucheggberg nel Canton Soletta superando campi, strade e il fiume Aare. Gli effettivi sono in aumento anche in Germania, in Francia e in Italia.
Diverso è il discorso per il Ticino, dove non vi è alcun riscontro della presenza dell’animale, né in passato né oggi. Forse, prima o poi, arriveranno degli individui provenienti dalla vicina Penisola. Affaire à suivre.

Segni di riconoscimento

Nei nostri boschi non circolano solo felini selvatici. In Svizzera vivono circa 1,6 milioni di gatti domestici (Felis catus), molti dei quali godono della più totale libertà di movimento. Anche in pieno bosco è dunque sempre lecito chiedersi se il felino appena avvistato sia selvatico o domestico, considerato che non è sempre facile distinguere un gatto domestico tigrato dal parente selvatico. Per avere risposte certe servono delle analisi genetiche. Ci sono comunque alcune caratteristiche tipiche del gatto selvatico:
· corporatura all’apparenza massiccia per via della folta pelliccia a pelo lungo;
· pelo grigio-marrone «sbiadito» sui fianchi, spesso con macchie bianche su gola, petto e ventre; sempre con una striscia nera lungo il dorso;
· coda folta con estremità arrotondata nera, spesso con 2-3 anelli neri chiaramente visibili;
· punta del naso sempre rosa.

Il gatto selvatico può raggiungere i 65 cm di lunghezza e i 35 cm di altezza, e pesare fino a 5 kg (come un gatto domestico; la femmina è in media più piccola e leggera). Per conoscerlo meglio si può ordinare il numero speciale della rivista Pro Natura: leggendola scoprirete le più recenti scoperte sulla vita e il comportamento di questa specie indigena e se avete per amico un gatto domestico potrete ora apprendere com’è imparentato con quello selvatico.  La Rivista raccomanda pure cosa si può fare per il bene del gatto selvatico e non da ultimo rende partecipe della gioia, condivisa da Pro Natura, sul promettente destino di questa specie nel nostro Paese.

Presi per il naso

Sino a pochi anni fa, era molto difficile svolgere studi scientifici sul gatto selvatico. La svolta è giunta nel 2006, quando gli scienziati hanno iniziato a “prendere i gatti per il naso” piantando nel bosco paletti di legno impregnati di valeriana, il cui profumo è irresistibile per molti gatti. I felini vi si strofinano contro e vi lasciano attaccati i loro peli, dai quali grazie ai moderni metodi di analisi è possibile risalire alle caratteristiche genetiche dell’animale. Ricorrendo a questo metodo, negli anni 2008-2010 lo studio di consulenza Hintermann & Weber AG ha scoperto che l’animale dell’anno era presente solo sul 10 per cento circa di quel territorio. Il monitoraggio è ora ripetuto sotto la direzione dell’associazione Wildtier Schweiz, su incarico dell’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM), e per l’inizio del 2021 sono attesi nuovi interessanti risultati. L’interesse è focalizzato sia sull’attuale diffusione del gatto selvatico sia sul grado di mescolanza genetica con il gatto domestico. «Il tasso di ibridazione ci interessa in modo particolare, dobbiamo tenerlo sotto osservazione per assicurare la protezione a lungo termine del gatto selvatico», afferma Beatrice Nussberger, a capo del monitoraggio. Visto che le ultime ricerche evidenziano che i gatti selvatici se la cavano anche fuori dal bosco, le nostre azioni diventano importanti. Possiamo infatti aiutarlo: chi ha la possibilità̀ di intervenire direttamente sull’ambiente dovrebbe fornire delle strutture e lasciare un certo “disordine”: siepi, cespugli, isole boschive in cui ci sia anche del legno morto.

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