La sorveglianza del responsabile della sicurezza della moschea, che sorge nel quartiere ginevrino di Petit-Saconnex, da parte del Servizio delle attività informative della Confederazione (Sic, i servizi segreti elvetici) è stata esercitata conformemente al diritto. Il Tribunale amministrativo federale (Taf) ha respinto il ricorso presentato contro la misura, soggetta ad autorizzazione. Si tratta della prima decisione della Corte II del Taf in qualità di autorità di appello nei casi previsti dalla Legge federale sulle attività informative. Contro la sentenza è possibile un ricorso al Tribunale federale.
Secondo la sentenza, pubblicata giovedì, le condizioni per un tale provvedimento sono state rispettate. Il Sic ha ottenuto l’autorizzazione del Taf e il via libera del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport. Secondo i giudici di San Gallo, la misura era giustificata, anche se il sospetto che il dipendente della moschea fosse “fortemente radicalizzato” e avesse “stretti contatti con persone radicalizzate” che operavano in “ambienti terroristici” non è stato confermato. Il Taf sottolinea che il ruolo del Sic è proprio quello di identificare tempestivamente minacce concrete alla sicurezza interna o esterna della Svizzera.
Nel 2015 diversi media hanno reso pubblica la situazione preoccupante presso la Grande Mosquée a Petit-Saconnex. Alcuni individui che la frequentavano avevano lasciato Ginevra per unirsi a un’organizzazione terroristica all’estero. In seguito alle polemiche, la moschea ha assunto un responsabile della sicurezza. La stampa ha poi rivelato che questi figurava su una lista nera in Francia, sospettato di essersi radicalizzato. Nel 2017 il Sic ha ottenuto retroattivamente, su sei mesi, dati secondari dalle telecomunicazioni per numeri a lui intestati. ATS/RED