Svizzera

ZH: 19 anni a 80enne serbo che assassinò la moglie del nipote

25 marzo 2025
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Diciannove anni da scontare e 15 anni di espulsione dalla Svizzera: è la condanna fissata in seconda istanza dal Tribunale cantonale di Zurigo per un 80enne serbo che nel 2021 si recò in Svizzera per uccidere la moglie 32enne del nipote che voleva divorziare.

Riconosciuto colpevole di assassinio, l'anziano soffre di disturbi mentali e si è presentato in aula assistito da una badante e in sedia a rotelle.

L'uomo è ricoverato in una casa di cura. "Morirà espiando la pena", ha sottolineato la presidente della Corte. Proprio in considerazione della sue condizioni, la pena è stata leggermente ridotta rispetto alla prima istanza. Nel gennaio del 2024 il Tribunale distrettuale di Winterthur (ZH) lo aveva condannato a 20 anni di detenzione. Un ulteriore ricorso sembra al momento escluso.

Arrivato in Svizzera per uccidere

Il 13 febbraio 2021, l'imputato giunse in Svizzera con un revolver e munizioni nei bagagli. Tre giorni dopo fece visita senza avvisare alla moglie del nipote nel suo appartamento di Winterthur. Dopo essersi fatto servire un caffè, chiuse la porta a chiave e sparò contro la madre di tre figli sei colpi, tre al torace e tre alla testa. Il tutto in presenza della figlia più piccola, che aveva 19 mesi.

In base all'atto d'accusa, il movente era che la donna voleva divorziare. E questo avrebbe infangato l'onore della famiglia e del suo villaggio. La vittima e il nipote dell'imputato si erano sposati alla fine del 2007, hanno avuto tre figli e all'epoca vivevano in Serbia nella casa del nonno oggi 80enne.

Si trattava di una relazione molto conflittuale, tanto che nel 2020 la donna lasciò la Serbia senza il consenso della famiglia, si stabilì a Winterthur e chiese il divorzio. Il marito non poteva raggiungerla a causa di un precedente divieto di entrata deciso in seguito a una denuncia della donna.

"Vera e propria esecuzione"

Il nonno venne a sapere del divorzio all'inizio di febbraio 2021, quando i due figli maggiori si recarono in Serbia per trascorrere le vacanze con il padre. I ragazzi raccontarono tra l'altro al bisnonno che la madre aveva una relazione extraconiugale con un uomo musulmano e che gli permetteva di passare la notte con lei.

Nell'atto d'accusa, il Ministero pubblico ha descritto l'uccisione come una "vera e propria esecuzione", rimproverando all'80enne un comportamento "particolarmente privo di scrupoli". Per la procura, l'imputato ha agito per "palese egoismo" e ucciso la donna perché riteneva che il suo comportamento violasse i suoi valori e l'onore della sua famiglia.