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Fuggi fuggi dei ‘favoriti’, il Centro guarda ai Cantoni

Martin Candinas rinuncia. Gerhard Pfister: personalità qualificate anche tra i nostri consiglieri di Stato. Christophe Darbellay medita il ritorno a Berna

Il presidente del Centro Gerhard Pfister (destra) e il capogruppo alle Camere Philipp Matthias Bregy hanno illustrato ai media la procedura di selezione
(Keystone)
20 gennaio 2025
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Il presidente del Centro Gerhard Pfister (Zg) e il capogruppo alle Camere federali Philipp Matthias Bregy (Vs) lo hanno ripetuto più volte: il Centro dispone di un gran numero di personalità qualificate, in grado di prendere il posto di Viola Amherd in Consiglio federale. Anche “tra i nostri consiglieri di Stato”, ha sottolineato Pfister in una conferenza stampa a Palazzo federale. Dopo la raffica di rinunce ‘eccellenti’ (ultima in ordine di tempo, quella del consigliere nazionale grigionese Martin Candinas), lo sguardo in effetti è sempre più rivolto ai governi cantonali. Il consigliere di Stato vallesano Christophe Darbellay fa sapere che ci sta pensando. E altri ‘ministri’ cantonali del Centro potrebbero presto farsi avanti.

Pfister e Bregy hanno illustrato procedura e tempi del processo di selezione. Le persone interessate al seggio di Viola Amherd – che mercoledì scorso ha annunciato il suo ritiro per la fine di marzo – hanno due settimane esatte di tempo per decidersi. Le rispettive sezioni cantonali potranno inoltrare le candidature entro lunedì 3 febbraio a mezzogiorno.

Due settimane per candidarsi

Il gruppo parlamentare deciderà il 21 febbraio quanti e quali candidati presentare. Consuetudine vuole ormai che all’Assemblea federale venga offerta una scelta fra due o tre nomi. La stessa Amherd nel 2018 si era candidata alla successione di Doris Leuthard assieme all’ex consigliera di Stato e attuale ‘senatrice’ Heidi Z’graggen (Ur). Il nuovo membro dell’Esecutivo verrà eletto mercoledì 12 marzo, durante la sessione primaverile delle Camere federali. Resterà in carica sino alla fine del 2027, ossia fino al termine dell’attuale legislatura. Nessuno contesta al Centro il diritto al suo unico seggio in Consiglio federale.

I nomi passeranno prima al vaglio di un’apposita commissione cerca, presieduta da Pfister e Bregy e composta da altri sei parlamentari del partito (che dunque non potranno essere candidati): i consiglieri agli Stati Charles Juillard (Ju), Isabelle Chassot (Fr), Marianne Binder (Ag) e Pirmin Bischof (So) e i consiglieri nazionali Nicolò Paganini (Sg) e Regina Durrer-Knobel (Nw). Tutti i papabili verranno sottoposti anche a un controllo di sicurezza da parte dell’ex giudice federale Heinz Aemisegger.

Provenienza geografica, anagrafe, sesso: l’importanza di questi e di altri criteri verrà soppesata nel corso della procedura di selezione. A titolo personale, Pfister ha indicato la capacità di lavorare in squadra, in maniera collegiale, così come quella di dirigere un dipartimento. Ma non si esclude nulla. Il presidente si è detto “fiducioso” sulla possibilità che “un buon numero” di candidature femminili arrivino sui banchi della commissione cerca. Le Donne del centro chiedono che almeno una donna figuri sul ticket. Nessuna preclusione nemmeno per quanto riguarda la provenienza geografica/linguistica: non sarebbe impensabile avere un Consiglio federale con due ticinesi, ha osservato Pfister. “Abbiamo già avuto un Consiglio federale con due bernesi o con due zurighesi, e non ho l’impressione che abbiano fatto male alla Svizzera”.

‘Buona e ampia scelta’

Pfister lascerà la guida del Centro a fine giugno. Più o meno in contemporanea, lo stesso farà Gianna Luzio, suo braccio destro, alla quale alcuni parlamentari imputano una forte rotazione del personale in seno al segretariato centrale del partito. Se fosse Bregy ad assumere la guida del partito, anche la carica di capogruppo alle Camere – dove sono frequenti gli attriti fra la maggioranza dei parlamentari ‘centristi’ e un drappello di ‘senatori’ conservatori – rimarrebbe vacante. ‘Il Centro cade a pezzi’, titolava ieri la ‘Neue Zürcher Zeitung’.

Viola Amherd partirà a fine marzo, lasciando la guida di un Dipartimento della difesa (Ddps) costantemente nel mirino delle critiche e tuttora poco appetibile. Nonostante l’aumento del budget e un ruolo rivalutato alla luce delle nuove realtà geopolitiche, nessuno dovrebbe sgomitare per sottrarre al Centro la responsabilità del Ddps. Anche questo dovrebbe aver giocato un ruolo nel fuggi fuggi di possibili papabili alla successione della vallesana.

Sia quel che sia, Pfister ha gettato acqua sul fuoco; si tratta di politici il cui nome è stato fatto dai media, ma ciò non significa che non ci siano persone interessate. “Ci sono ancora molti che non sono stati nominati [dai media, ndr] e che possono farsi avanti”, ha detto lo zughese, convinto che il partito alla fine saprà presentare all’Assemblea federale “una buona e ampia scelta”.

Sta di fatto che diverse personalità di primo piano a livello federale si sono chiamate fuori. Lunedì ha comunicato la sua rinuncia Martin Candinas. Il grigionese afferma che, per una candidatura al Consiglio federale, bisogna essere pienamente motivati e convinti. Al momento, questa passione, questo “fuoco”, non sono presenti in me, ha scritto in una nota. Il 44enne dice di volersi concentrare sul suo mandato parlamentare, e su quelli annessi, come anche sulla sua famiglia. Il no di Candinas, indicato dai media come uno dei favoriti, segue quello – a sorpresa – dello stesso Pfister. Negli ultimi giorni si sono detti non interessati anche altri seri, potenziali pretendenti: il consigliere agli Stati sangallese Benedikt Würth, il consigliere nazionale vallesano Philipp Matthias Bregy, così come le ‘senatrici’ Isabelle Chassot (Fr) e Heidi Z’graggen (Ur).

Nei media circolano ancora i nomi di alcuni parlamentari federali. Il consigliere agli Stati grigionese Stefan Engler (che però ha 64 anni), la ‘senatrice’ lucernese Andrea Gmür-Schönenberger (60 anni), le consigliere nazionali Elisabeth Schneider-Schneiter (60 anni, che però è basilese come il consigliere federale Beat Jans) e Priska Wismer-Felder (Lu, 54 anni) e il consigliere nazionale Markus Ritter (Sg, 57 anni, presidente dell’Unione svizzera dei contadini) finora tacciono. Il 49enne consigliere nazionale zurighese Philipp Kutter, rimasto tetraplegico dopo un incidente di sci occorsogli lo scorso inverno, ha detto alla ‘Sonntagszeitung’ che ci sta pensando.

L’opzione ‘esterno’

Tranne Ritter, non sono personalità di spicco. Lo sguardo dunque è viepiù rivolto ai Cantoni. Pfister in conferenza stampa ha affermato di non vedere perché un membro di un governo cantonale dovrebbe essere meno qualificato per la carica di consigliere federale rispetto a un membro dell’Assemblea federale (che però tende a scegliere uno dei suoi piuttosto che un esterno).

A farsi avanti lunedì è stato il consigliere di Stato vallesano Christophe Darbellay. “Sto seriamente riflettendo” sulla candidatura al Consiglio federale, ha affermato il quasi 54enne al quotidiano ‘Le Nouvelliste’. “Ne sto discutendo con il partito e la mia famiglia”, ha aggiunto. “Si dice spesso che il treno passa una volta sola. Bisogna saper cogliere un’opportunità quando si presenta”, afferma ancora colui che è stato presidente dell’allora Ppd (2006-2016) e consigliere nazionale (2003-2015). Su di lui pesa però l’incognita delle elezioni cantonali, che si terranno a cavallo del rinnovo parziale del Consiglio federale, il 2 marzo (primo turno) e il 23 marzo (ballottaggio). “Non poteva esserci peggior timing”, ha ammesso il diretto interessato, che si ricandida all’Esecutivo cantonale. Accanto a quello di Darbellay, sui media si fanno anche i nomi dei consiglieri di Stato Lukas Engelberger (anche lui però è basilese come Beat Jans) e della nidvaldese Karin Kayser-Frutschi.