La consigliera federale ha comunicato a sorpresa il suo ritiro dal governo per la fine di marzo. Molte lodi ma anche critiche per il suo operato al Ddps
Da tempo nei corridoi di Palazzo federale e sui media si speculava su un suo passo indietro. E negli scorsi giorni l’annuncio delle dimissioni di Gerhard Pfister, presidente del suo partito, aveva rinfocolato le voci su un addio nel pieno del suo secondo mandato in Consiglio federale. Molti pensavano però che colei che è anche ‘ministra’ dello Sport avrebbe atteso quantomeno la fine degli Europei di calcio femminili che si terranno quest’estate in Svizzera. Invece Viola Amherd ha preso tutti in contropiede. Eletta nel dicembre del 2018, prima donna a guidare il Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (Ddps), l’altovallesana ha annunciato mercoledì che lascerà il Consiglio federale per la fine di marzo.
L’annuncio è arrivato a sorpresa. Poco più di due settimane dopo aver portato a termine il suo anno presidenziale, la cui fine è coincisa con la partenza della sua assistente personale e amica di lunga data Brigitte Hauser-Süess. Due mesi e mezzo per preparare la successione sono pochi; ma sono più che sufficienti, ha detto la 62enne in una conferenza stampa indetta per presentare le importanti novità riguardanti l’obbligo di servizio (vedi a pagina 2) e conclusasi con l’altrettanto importante annuncio.
La sua è stata una comunicazione non convenzionale. I consiglieri federali infatti sono soliti annunciare le proprie dimissioni in un’apposita conferenza stampa, indetta con scarso preavviso. Stavolta non è andata così. Non c’è stato alcun preavviso, e al Medienzentrum i giornalisti sono cascati dal pero quando il portavoce del Consiglio federale Andrea Arcidiacono – dopo oltre 22 minuti di conferenza stampa ‘ufficiale’ – ha passato la parola a Viola Amherd per “un’importante comunicazione”.
«Dopo oltre 30 anni di politica attiva, di cui più di 25 in una funzione esecutiva, è giunto il momento di passare il testimone», ha detto la cittadina di Briga-Glis. Stanchezza, logorio? «Sono sempre in forma. Ma bisogna partire quando lo si è ancora». Tanto più che è da qualche tempo (in realtà non molto: Ueli Maurer vi ha passato sette anni tra il 2009 e il 2015) che nessuno era durato così a lungo (sei anni e qualche mese) alla testa di un dipartimento rimasto per 23 anni (1995-2018) in mani Udc e considerato di serie B ancora al momento dell’invasione russa dell’Ucraina.
Amherd ha aggiunto che è da un po’ che ci stava pensando. E ha assicurato che la sua decisione non è legata alle pressioni dell’Udc, che negli scorsi giorni – con un gesto inusuale per i canoni della politica federale – ha chiesto le sue dimissioni. «Esiste sempre un potenziale di miglioramento», beninteso. Ma «le malelingue bisogna lasciarle parlare». «Ho affrontato molte campagne, e ne sono uscita bene». Quanto al momento scelto per lasciare il governo, si tratta dell’«unica decisione che un consigliere federale [membro di un organo collegiale, ndr] può prendere da solo».
Amherd ha poi espresso la convinzione di aver raggiunto alcuni importanti risultati durante il suo mandato. Certo, «sicuramente non tutto è andato alla perfezione», ha ammesso. Il suo successore avrà parecchio lavoro da fare. La vallesana ha evidenziato alcuni punti a suo avviso positivi per il Ddps: l’aumento dei fondi per l’esercito, la creazione della Segreteria di Stato della politica di sicurezza (Sspos), la cooperazione internazionale in materia di difesa, uno studio sulla discriminazione e la violenza sessuale nelle forze armate, il rafforzamento dell’etica nello sport. Fra le sfide a venire, Amherd ha menzionato la crescente polarizzazione del mondo politico.
Tutti le attestano una buona performance nei sei anni passati alla testa del Ddps. Da destra arriva però la richiesta di ridefinire (o di definire in maniera più netta) le priorità dell’esercito. Secondo Thomas Aeschi, consigliere nazionale e capogruppo Udc alle Camere, chi prenderà il posto di Viola Amherd dovrà rimettere l’esercito in primo piano. La Svizzera deve tornare a una neutralità armata permanente, afferma lo zughese, che dice di apprezzare molto Amherd a livello personale.
Analoga la posizione del Plr. La successione alla testa del Ddps dovrà permettere di ristabilire la capacità di difesa dell’esercito e una protezione nazionale affidabile, afferma il partito di Thierry Burkart. Quest’ultimo esige dal suo successore «un riorientamento del dipartimento sulla sua missione primaria». Data l’attuale situazione geopolitica, la priorità assoluta è il riarmo del nostro esercito. Il Plr chiede quindi già fin d’ora alla nuova guida del Ddps una chiara tabella di marcia per colmare le attuali lacune nella capacità di difesa.
Il successore di Viola Amherd dovrà opporsi in Consiglio federale alla politica Udc/Plr di tagli alla politica climatica, alla parità di genere e al potere d’acquisto, afferma dal canto suo il Ps dopo aver ringraziato la consigliera federale dimissionaria per il suo lavoro. In un post su Bluesky, il partito ricorda che l’ottava donna in Consiglio federale è stata spesso bersaglio di attacchi da destra. L’Udc l’ha criticata per distogliere l’attenzione dai suoi 20 anni di responsabilità nel Ddps che hanno contribuito in modo significativo a farne “un vero e proprio dipartimento di disastri, con una débâcle degli armamenti dopo l’altra”. Ci aspettiamo che il successore di Amherd faccia pulizia nel Ddps e metta finalmente fine allo spreco di denaro dei contribuenti, conclude il Ps. I Verdi chiedono all’Udc di dare seguito alle sue dichiarazioni e di assumere la responsabilità del Dipartimento della difesa.
Il Centro ringrazia la sua consigliera federale “per il suo immenso impegno politico a favore della Svizzera e del suo popolo”. “Fedele ai suoi principi, Viola Amherd ha rappresentato la Svizzera con grande senso di responsabilità come presidente della Confederazione”, scrive il partito elogiando il rigore e la determinazione della vallesana. L’organizzazione della conferenza sulla pace in Ucraina al Bürgenstock e il suo impegno per il rafforzamento dell’esercito sono citati tra i risultati da lei ottenuti alla testa del Ddps.
Sconfitta in Vallese, rivincita a Berna
Nata nel 1962, avvocatessa e notaia, nubile e senza figli, Viola Amherd comincia l’attività politica con l’allora Ppd (ora Centro) nel 1992, con l’elezione nell’esecutivo comunale di Briga (Vs). Stando alle sue dichiarazioni, all’inizio della sua carriera viene convinta a candidarsi alle cariche. Nell’esecutivo comunale diventa vicesindaca nel 1996 e sindaca dal 2000 al 2012. Nel 1999 è in lizza per la successione in Consiglio di Stato del socialista Peter Bodenmann. Viene battuta dal socialista Thomas Burgener e manca l’occasione di diventare la prima donna nel governo cantonale vallesano. Anche a livello federale entra in politica dalla porta di servizio: arriva in Consiglio nazionale nel 2005, come prima subentrante sulla lista Ppd per rimpiazzare Jean-Michel Cina, eletto in Consiglio di Stato. Durante il periodo trascorso sui banchi della Camera del popolo, è per sette anni vicepresidente del gruppo parlamentare Ppd. La sua elezione in Consiglio federale, nel dicembre 2018, è stata brillante. È stata eletta con 148 voti al primo scrutinio – Heidi Z’graggen, allora consigliera di Stato urana e ora ‘senatrice’, non ha avuto alcuna possibilità. Cinque giorni dopo, Amherd è diventata la prima donna a capo del Ddps.
Pfister, Candinas, Würth, Chassot: corsa a tre?
Le dimissioni di Viola Amherd aprono le porte alla sua successione. Nelle ultime settimane sono stati avanzati diversi nomi, tra cui quello di Gerhard Pfister. Lunedì è prevista una riunione della direzione, seguita da una conferenza stampa dove verrà svelata la procedura interna in vista del rinnovo parziale del Consiglio federale. Nelle file del partito ci sono “personalità esperte” in grado di candidarsi, si legge in una nota.
Il 62enne Pfister non ha escluso l’eventualità di candidarsi. Ai primi di gennaio il consigliere nazionale zughese ha annunciato l’intenzione di dimettersi dalla carica di presidente del Centro per la fine di giugno. In ogni caso, l’intervallo di pochi mesi tra le due dimissioni non gli impedisce di prendere il posto di Viola Amherd, ha detto alla stampa la consigliera federale uscente. «Ogni partito ha anche una vicepresidenza», ha ricordato la vallesana. Amherd ha sottolineato che con la sua decisione di dimettersi in primavera non intende influenzare in alcun modo la successione.
Tra gli altri papabili regolarmente citati figurano il consigliere nazionale Martin Candinas (Gr), che ha presieduto il Consiglio nazionale nel 2023, e il consigliere agli Stati Benedikt Würth (Sg). Nella Svizzera francese è stato fatto il nome della ‘senatrice’ Isabelle Chassot. La friburghese, già consigliera di Stato, ha presieduto la commissione parlamentare d’inchiesta sul fallimento di Credit Suisse. Domenica alla Rts ha detto però che «mi manca la voglia di aver voglia» di diventare consigliera federale.