laR+ la guerra in ucraina

Accendere speranze di pace, ‘primo passo’ sul Bürgenstock

Quasi tutto pronto per la conferenza sull’Ucraina. Il dilemma: ‘Perdere’ Kiev o i Paesi vicini alla Russia? Risposte alle principali domande

In sintesi:
  • Lunedì a Berna Viola Amherd e Ignazio Cassis hanno fatto il punto sui preparativi 
  • Lo sguardo è già rivolto verso un’ulteriore conferenza. Il ministro degli Esteri: pronti a cedere il testimone
Il resort con vista sul Lago dei Quattro Cantoni dove sabato e domenica si terrà la conferenza sulla pace in Ucraina
(Keystone)
10 giugno 2024
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È un «primo passo» la ‘Conferenza di alto livello sulla pace in Ucraina’ che si terrà sabato e domenica sul Bürgenstock. Lo hanno ribadito lunedì in una conferenza stampa a Berna la presidente della Confederazione Viola Amherd e il ministro degli Esteri Ignazio Cassis. Un ‘primo passo’ al quale ne potrebbe seguire un secondo. Ancora tutto da definire, ma di cui tutti già parlano. A questo dovrebbe servire la «dinamica» (Cassis) che si spera di innescare il prossimo fine settimana nel Canton Nidvaldo. L’essenziale da sapere, in una serie di domande e risposte.

Una vera conferenza di pace?

No. Non è una conferenza di pace (che presupporrebbe il coinvolgimento di entrambe le parti in conflitto, condizione non data), ma sulla pace. Il Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae) la presenta come “la prima conferenza sulla pace in Ucraina”. Parla di “base per un processo di pace”, di “incentivare un futuro processo di pace”, di “sviluppare una visione comune verso una pace giusta e duratura in Ucraina”. Lunedì a Berna Amherd e Cassis hanno spiegato che si tratta anche di elaborare una tabella di marcia comune su come entrambe le parti in guerra possano essere coinvolte in un futuro processo di pace. In pratica, dunque, la conferenza del Bürgenstock è più o meno la logica continuazione di quattro precedenti conferenze sulla cosiddetta ‘Formula di pace ucraina’ in 10 punti, svoltesi negli ultimi due anni a Copenaghen, Gedda (Arabia Saudita), Malta e, in gennaio, a Davos.

Quali sono le sue peculiarità?

Due le differenze principali rispetto alle conferenze precedenti. La prima: a riunirsi saranno stavolta in buona parte capi di Stato e di governo, come pure ministri, e non più solo i consiglieri per la sicurezza. La seconda: sul tavolo non ci saranno i punti ‘caldi’ della ‘Formula’ ucraina (tra gli altri: il ritiro immediato delle truppe russe dai territori occupati, l’istituzione di un tribunale internazionale per giudicare i politici e i militari russi), ma solo le parti di essa considerate realistiche dalla comunità internazionale (e contenute anche in altre ‘formule’ di pace, ha spiegato Cassis). Secondo la ‘Aargauer Zeitung’, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un primo tempo avrebbe voluto diversamente. Ma la Svizzera è andata avanti per la sua strada.

Di cosa si parlerà, dunque?

Di protezione delle centrali nucleari, della libertà di navigazione nel Mar Nero, della sicurezza alimentare (l’Ucraina è un importante esportatore di mais, grano, verdure, orzo e olio di girasole) e degli aspetti umanitari. Si tratta di questioni ‘tecniche’, benché di enorme rilievo (Cassis: «Essenziali non solo per l’Ucraina, ma per il mondo intero», Russia compresa) anche in ottica di eventuali, future conferenze di pace. “Vogliamo costruire la fiducia e cercare soluzioni a queste questioni, che sono importanti per la popolazione civile e poi anche per la pace in seguito”, ha spiegato Viola Amherd in una recente intervista alla ‘Frankfurter Allgemeine Zeitung’.

Perché in Svizzera?

Perché lo scorso dicembre (o a gennaio, la data esatta non è nota) Volodymyr Zelensky ha fatto pervenire a Viola Amherd la richiesta di organizzare una conferenza internazionale di pace. Un invito che la presidente della Confederazione – dopo averne discusso con Cassis e il ministro di Giustizia e Polizia Beat Jans, stando alla ‘Aargauer Zeitung’ – ha raccolto. La Confederazione ospita regolarmente colloqui o negoziati diplomatici, o presta in un modo o in un altro i suoi buoni uffici. Una conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina si è svolta a Lugano nell’estate del 2022. Il Consiglio federale ha deciso ufficialmente il 10 aprile di organizzare la ‘Conferenza di alto livello sulla pace’ al Bürgenstock. Per dirla con le parole di Cassis, ha fatto la scelta di «scalare una montagna».


Keystone
Viola Amherd e Ignazio Cassis hanno fatto il punto in una conferenza stampa ieri a Berna

Chi partecipa?

La Svizzera (non l’Ucraina!) ha invitato oltre 160 delegazioni a livello di capi di Stato e di governo. Dei 90 tra Stati e istituzioni che finora hanno confermato la loro presenza (la metà di essi con i rispettivi capi di Stato o di governo), metà provengono dall’Europa e metà dal resto del mondo. Significa che «l’iniziativa della Svizzera viene apprezzata», ha detto Viola Amherd. La partecipazione «è un successo, non una delusione», ha aggiunto. Al Bürgenstock vedremo tra gli altri il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, quello del Consiglio dei ministri Ue Charles Michel, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, nonché i premier canadese Justin Trudeau e giapponese Fumio Kishida. La Turchia ha confermato la sua presenza. La lista definitiva verrà pubblicata venerdì sera.

Chi ha rinunciato?

Zelensky contava su Joe Biden. Ma il presidente statunitense, in Italia per il G7 da giovedì a sabato, nel weekend tornerà in patria per prendere parte a un evento elettorale con George Clooney, Julia Roberts e altre star di Hollywood. In Svizzera arriveranno la vicepresidente Kamala Harris e il consigliere alla Sicurezza nazionale Jake Sullivan. La Cina – a lungo corteggiata da Svizzera e Ucraina – non ha raccolto l’invito. Lo stesso dicasi di altri Paesi più o meno vicini alla Russia. Tra i cosiddetti ‘Brics’ (i Paesi emergenti), finora solo l’India ha confermato la sua presenza. Non si sa però se sarà il premier Narendra Modi a fare la trasferta. Non ci sarà il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva. Non è dato sapere al momento se il Brasile, così come il Sudafrica, invierà in Svizzera almeno una delegazione di livello inferiore.

E la Russia?

La Svizzera ha lasciato aperta «fin dall’inizio» l’opzione della sua partecipazione, ha ribadito negli scorsi giorni Viola Amherd. Mosca non è stata invitata per il semplice fatto che aveva già detto – pubblicamente, in diverse occasioni – di non volervi prendere parte, ha puntualizzato la presidente della Confederazione. «Ci siamo sempre dimostrati aperti a estendere l’invito alla Russia», ha insistito lunedì Cassis. Il mancato invito di Mosca è dovuto alla combinazione di due elementi, ha precisato il ticinese. «Da un lato, il chiaro rifiuto» da parte di Mosca «prima dell’invio degli inviti e, dall’altro, l’Ucraina, che non è ancora pronta a trovarsi in presenza della Russia». In altre parole: tra i due rischi – da un lato, la rinuncia di taluni Stati (Cina in primis) a venire al Bürgenstock a causa dell’assenza della Russia; dall’altro, quello di «perdere l’Ucraina» per strada (Cassis) qualora Mosca fosse stata invitata – il Consiglio federale ha ritenuto che il secondo fosse più importante del primo. Il ticinese comunque ha dichiarato che si continuerà a lottare per la partecipazione del Cremlino fino alla vigilia della conferenza, anche se non è un’ipotesi realistica. La scorsa settimana il gruppo parlamentare dell’Udc ha chiesto al Consiglio federale di trasmettere un invito ufficiale a Mosca.

Cosa dice il Cremlino?

Il portavoce Dmitry Peskov ancora la scorsa settimana ha affermato che con “la decisione di non invitare la Russia”, la Svizzera si sta allontanando dal suo status di Paese neutrale per avvicinarsi al campo occidentale. In precedenza, Vladimir Putin aveva definito la conferenza un «freak show», un fenomeno da baraccone. La ricerca della pace senza la Russia è «assolutamente illogica, inutile e una perdita di tempo», secondo il Cremlino. La conferenza è un tentativo di imporre condizioni alla Russia per porre fine al conflitto, ha dichiarato il presidente russo. L’acrimonia di Mosca nei confronti di Berna ha raggiunto il culmine nelle scorse settimane, con una diffamazione in piena regola di Viola Amherd sul primo canale della tv pubblica. Un’ulteriore mossa per dissuadere i Paesi ‘amici’ dal prendere parte alla conferenza, stando agli osservatori. E la riprova di quanto la Russia va dicendo da tempo: la Confederazione è ormai un Paese “apertamente ostile”, in particolare per aver ripreso le sanzioni emanate dall’Ue nei suoi confronti a partire dall’invasione dell’Ucraina nel febbraio del 2022. Agli occhi di Mosca, dunque, la Svizzera non è idonea per svolgere un qualsivoglia ruolo di mediatore nel conflitto.

Qual è il programma?

L’arrivo delle delegazioni è previsto per il pomeriggio di sabato. La cerimonia di benvenuto ufficiale avrà luogo tra le 16.30 e le 17.30, seguita dai discorsi di apertura. La conferenza comprenderà sia uno scambio plenario alla presenza di tutti i capidelegazione, sia discussioni in formato ristretto su vari argomenti. I discorsi di chiusura sono previsti per domenica all’ora di pranzo. A seguire, nel pomeriggio, una conferenza stampa conclusiva. «Intense consultazioni» sono in corso per mettere a punto la Dichiarazione finale, ha detto Ignazio Cassis. Non si sa ancora cosa conterrà: «Ogni giorno ci sono sorprese, passi avanti e passi indietro». L’auspicio è che venga sottoscritta da tutti i partecipanti, ha precisato.

Chi garantisce la sicurezza?

La Polizia cantonale di Nidvaldo, insieme agli altri Corpi di Polizia cantonali (della Svizzera centrale soprattutto, ma non solo): metteranno a disposizione centinaia di agenti. Almeno 45 posti di polizia saranno chiusi in almeno otto cantoni per garantire risorse umane sufficienti. Gli agenti di polizia saranno affiancati da 4mila soldati al massimo, in servizio da mercoledì a martedì 18. Lo spazio aereo attorno al Bürgenstock (40 km di raggio) verrà chiuso e pattugliato in modo permanente dai caccia F/A-18 dell’esercito a partire dalle 8 di giovedì fino alle 20 di lunedì 17. Nella zona rossa saranno vietate attività all’aperto come ciclismo, jogging e grigliate. Restrizioni anche alla balneazione nel Lago dei Quattro Cantoni. Previsti controlli e chiusure temporanee delle strade per lasciar passare i convogli delle delegazioni. Stephan Grieder, comandante della polizia nidvaldese, giudica «proporzionate» le inevitabili restrizioni d’accesso per la popolazione (430 i residenti locali direttamente interessati: dovranno ritirare di persona un lasciapassare a uno sportello di accreditamento). «Le misure di sicurezza sono a buon punto», ha affermato lunedì a Berna la direttrice della Giustizia e della sicurezza di Nidvaldo Karin Kayser-Frutschi. La Confederazione sostiene il cantone ospitante anche nella protezione da minacce nucleari, biologiche e chimiche, così come da possibili ciberattacchi. Questi ultimi si sono intensificati nelle ultime settimane, ha detto Viola Amherd. Finora sono tutti stati neutralizzati con successo, ha aggiunto. «È evidente che vi sia un interesse a disturbare» lo svolgimento dell’evento ha affermato dal canto suo Ignazio Cassis.

Quanto costa?

La Confederazione stima un tetto di spesa di 10-15 milioni di franchi, di cui 10 milioni per la sicurezza interna. La Confederazione coprirà l’80% dei costi delle misure di sicurezza che il Canton Nidvaldo dovrà implementare per conto di Berna. Lo ha deciso venerdì il Consiglio federale, classificando la conferenza come evento straordinario.

Ci sarà un seguito?

Cassis ha dichiarato lunedì che la Svizzera sta discutendo con molti Paesi su quale seguito dare alla conferenza del Bürgenstock. L’obiettivo è anche quello di fare in modo che la Svizzera possa annunciare, alla conferenza stampa conclusiva di domenica, dove si terrà quella di follow-up. L’idea è di organizzarla al di fuori dell’Occidente, per poter beneficiare del sostegno della partecipazione dei Paesi del Sud e del mondo arabo. Favorita sarebbe l’Arabia Saudita, secondo la ‘Aargauer Zeitung’. «Siamo pronti a cedere la responsabilità e a continuare ad accompagnare il processo con altri compiti, se questo viene auspicato», ha affermato il ministro degli Esteri elvetico. Nelle scorse settimane, Cina e Brasile hanno ventilato congiuntamente una conferenza di pace internazionale “al momento opportuno”, con la partecipazione di tutte le parti in conflitto. Sempre Cassis: «La questione non è se la Russia sarà coinvolta nel processo, ma quando». Le opinioni al riguardo «divergono».

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