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La direttiva Ue sulla responsabilità delle imprese è realtà

Ok definitivo dai ministri dell’Unione. Le nuove norme si applicheranno alle società con oltre 450 milioni di euro di fatturato. Cosa farà la Svizzera?

Lavoro minorile in Bangladesh
(Keystone)
24 maggio 2024
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È giunto ieri a Bruxelles il via libera definitivo dei ministri Ue, riuniti al Consiglio Competitività, alla direttiva sulla ‘dovuta diligenza’, la sostenibilità delle imprese. Confermata dunque l'intesa con l'Eurocamera raggiunta a dicembre. Dieci però i Paesi astenuti: Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Germania, Lituania, Ungheria, Malta, Austria e Slovacchia. Le disposizioni entreranno in vigore quest'estate. I 27 Stati membri dell’Unione europea avranno due anni di tempo per recepirle nelle rispettive leggi. Anche la Svizzera, verosimilmente, si dovrà allineare. Così almeno chiede la Coalizione per multinazionali responsabili.

Le norme obbligano le grandi imprese europee a rispettare i diritti umani e gli standard ambientali nelle loro attività commerciali – lungo l'intera catena di produzione – e a ridurre le emissioni nocive per il clima. Si applicheranno alle società con soglie di fatturato oltre i 450 milioni di euro e con più di mille dipendenti.

Gli Stati membri dovranno istituire o designare un'autorità di controllo per monitorare ed, eventualmente, sanzionare il mancato rispetto delle norme, ad esempio multando le imprese responsabili di violazioni con ammende pari ad almeno il 5% del fatturato netto globale. Le vittime di violazioni dei diritti umani e di danni ambientali causati da imprese con sede nell'Ue potranno anche intentare una causa per danni in tribunale.

Ritardo elvetico

La direttiva va ben oltre quanto prevede la legislazione svizzera. Nel novembre del 2020 il popolo ha approvato (50,7%) l’Iniziativa per multinazionali responsabili. La proposta di modifica costituzionale non ha però ottenuto la maggioranza nei Cantoni. Nel 2021 è così entrato in vigore un controprogetto assai meno ambizioso. Contiene un semplice obbligo per le aziende di presentare dei rapporti; il dovere di diligenza è circoscritto al lavoro minorile e ai minerali estratti in Paesi in guerra; e non è prevista alcuna clausola sulla responsabilità delle imprese, che quindi non possono essere chiamate a rispondere davanti a un tribunale di danni alle persone o all’ambiente.

I promotori dell’iniziativa hanno subito colto la palla al balzo. In una nota, la Coalizione per multinazionali responsabili – che sta preparando un’iniziativa bis – chiama la Svizzera a “fare la sua parte”. Il Consiglio federale – afferma il consigliere nazionale Giorgio Fonio, citato in una nota – deve ora “mantenere la promessa fatta”. A suo tempo, una solerte Karin Keller-Sutter (ministra di Giustizia e Polizia, a quel tempo) aveva fatto campagna per il ‘no’ all’iniziativa argomentando proprio con la necessità di agire in modo coordinato a livello internazionale, affinché si fossero garantite pari condizioni per le aziende elvetiche e quelle europee.

Danièle Gosteli Hauser, di Amnesty International Svizzera, parla in una nota di “un chiaro segnale alla Svizzera”. La Confederazione “deve assolutamente recuperare il ritardo, altrimenti sarà l’unico Paese in Europa senza una legge efficace in materia”.

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