Nel rapporto approvato oggi il Consiglio federale ha ribadito la grande importanza attribuita al rispetto dei diritti umani e alla protezione ambientale
Occorre anche in futuro una legislazione coordinata su scala internazionale in materia di gestione sostenibile delle imprese per proteggere l’essere umano e l’ambiente. Ne è convinto il Consiglio federale, che oggi ha approvato un rapporto in tal senso.
Nel documento vengono illustrate le differenze tra il diritto svizzero e le normative adottate e previste dall’Unione europea e si procede a una prima valutazione delle ripercussioni che le decisioni dell’Ue potrebbero avere sull’economia elvetica. Sulla base di queste indicazioni, l’esecutivo ha stabilito le prossime tappe in questo ambito, si legge in una nota odierna.
L’iniziativa popolare "Per imprese responsabili - a tutela dell’essere umano e dell’ambiente", ricorda il governo, è stata respinta alle urne il 29 novembre 2020. Il primo gennaio 2022 sono quindi entrate in vigore le nuove disposizioni del Codice delle obbligazioni in materia di gestione sostenibile delle aziende, formulate nel controprogetto indiretto del parlamento.
Da un lato, le grandi imprese svizzere sono obbligate per legge, in un’ottica di trasparenza, a redigere una relazione sui rischi della loro attività in rapporto all’ambiente, agli aspetti sociali, alle condizioni dei lavoratori, ai diritti umani e alla lotta contro la corruzione, nonché sulle misure adottate per fronteggiare tali rischi; dall’altro, le aziende esposte a rischi nei settori sensibili del lavoro minorile e dei cosiddetti minerali originari di zone di conflitto devono rispettare specifici obblighi di diligenza. Con questa normativa, la Svizzera ha optato per una legislazione coordinata a livello internazionale, precisa l’esecutivo.
Nel rapporto approvato oggi il Consiglio federale ha ribadito questo approccio e la grande importanza attribuita al rispetto dei diritti umani e alla protezione dell’ambiente. Il dibattito si è svolto sulla scia degli sviluppi nell’Ue: da una parte, Bruxelles ha rivisto la direttiva relativa alla comunicazione societaria sulla sostenibilità; dall’altra, dal febbraio 2022 è in discussione una proposta della Commissione europea per una nuova direttiva sugli obblighi di diligenza, ma la decisione dell’Ue non è prevista prima del prossimo anno.
Per quanto riguarda la comunicazione societaria sulla sostenibilità, l’Unione europea, a differenza della normativa vigente in Svizzera, richiede ora a tutte le imprese con più di 250 dipendenti di riferire sui rischi delle loro attività commerciali in materia di ambiente, diritti umani e lotta alla corruzione, nonché sulle misure adottate per fronteggiare tali rischi. Inoltre, è prevista la verifica delle relazioni da parte di un servizio di revisione esterno.
Poiché circa il 60% delle esportazioni elvetiche è destinato all’Ue, l’economia svizzera sarà fortemente colpita da questa direttiva comunitaria. Il Consiglio federale ritiene pertanto necessario adeguare la normativa e ha deciso di elaborare entro luglio 2024 un progetto da porre in consultazione, esaminando le ripercussioni per l’economia.
Al momento non è ancora possibile prevedere quale forma assumerà la direttiva dell’Ue sugli obblighi di diligenza e quale discrezionalità verrà lasciata agli Stati membri nella sua attuazione nel diritto nazionale. Pertanto, non è ancora possibile stimare in modo affidabile le possibili conseguenze di una futura normativa europea per le imprese svizzere e per la piazza economica elvetica.
Tuttavia, la proposta della Commissione europea all’attenzione del parlamento e del Consiglio dei ministri dell’Ue prevede specificamente un regolamento per i Paesi terzi. Di conseguenza, anche le imprese svizzere dovrebbero conformarsi alla normativa europea, se operano nell’Ue. Per garantire che le aziende elvetiche non siano svantaggiate in termini di competitività, il Consiglio federale intende analizzare in modo approfondito le ripercussioni interne della futura direttiva dell’Ue entro la fine del 2023, conclude la nota.