Svizzera

Colpita rete del boss della mafia turca, con sé ‘armi micidiali’

Arrestate dall'Antiterrorismo 19 persone e perquisizioni domiciliari sono state effettuate nei cantoni di Argovia e Zurigo

In sintesi:
  • Tra le accuse anche quelle di banda armata con finalità di terrorismo, attentato terroristico e omicidio
  • Baris Boyun, che sostiene di essere un perseguitato politico di origini curde, è stato prelevato da un'abitazione di Viterbo
Fitta rete di indagini
(Keystone)
22 maggio 2024
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La procura di Milano ha smantellato una rete criminale, arrestando il presunto boss della mafia turca Baris Boyun, uno degli uomini più ricercati da Ankara, e altre 18 persone che vivono in Italia, Svizzera, Germania e Turchia. Sequestrate numerose armi. Secondo informazioni del Ministero pubblico della Confederazione (Mpc) sono stati effettuati arresti anche in Svizzera durante perquisizioni domiciliari nei cantoni di Argovia e Zurigo.

Il MPC ha indicato a Keystone-ATS di aver effettuato le perquisizioni domiciliari nell'ambito di una richiesta di assistenza giudiziaria proveniente da Milano con il supporto della polizia federale (fedpol) e delle polizie cantonali di Zurigo e Argovia.

Secondo l'Ufficio federale di giustizia (Ufg) in ognuno dei due cantoni è stata arrestata una persona e posta in detenzione provvisoria in vista d'estradizione. Sono accusate di vari reati in Italia, in particolare di violazione della legge sulle armi, ha scritto l'UFG a Keystone-ATS.

Tra le accuse nei confronti dei 19 arrestati anche banda armata con finalità di terrorismo, attentato terroristico e omicidio, indica l'agenzia di stampa italiana Ansa. Il provvedimento del giudice per le indagini preliminari (gip) milanese Roberto Crepaldi è stato eseguito all'alba, da centinaia di poliziotti coordinati dall'antiterrorismo milanese.

Inoltre - sempre secondo Ansa - sono accusati di associazione per delinquere aggravata dalla transnazionalità, detenzione e porto illegale di armi "micidiali" e di esplosivi, traffico internazionale di stupefacenti, omicidio e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

17 turchi tra i sospettati

In Turchia il ministro dell'Interno Ali Yerlikaya ha indicato su X (ex Twitter) che durante l'operazione sono stati catturati complessivamente 19 sospetti, di cui 17 turchi. La banda avrebbe commesso diversi omicidi in Turchia.

La procuratrice di Milano Bruna Albertini in una conferenza stampa ha dichiarato - secondo quanto riporta Ansa - che tra le armi sequestrate, in Italia e Turchia, ci sono 15 pistole, sette armi lunghe tra cui kalashnikov, tre bombe a mano, un bazooka e quattro giubbotti antiproiettile.

L'indagine - secondo la procura milanese - è iniziata nell'ottobre 2023 dopo l'arresto di tre componenti dell'organizzazione bloccati su un'auto al valico doganale di Chiasso mentre cercavano di entrare in Svizzera: erano in possesso di due pistole, di cui una clandestina, munizioni e materiale di propaganda. Dagli accertamenti successivi è emerso che i tre stavano facendo da scorta al loro capo, Boyun, 39 anni, e alla compagna, i quali viaggiavano su un'altra auto.

Gli investigatori hanno documentato come Boyun da un'abitazione a Crotone, nel sud Italia, dove era ai domiciliari con braccialetto elettronico per detenzione e porto di arma comune da sparo, continuasse a dirigere e coordinare la sua rete operante in Europa. Si sospetta che la sua rete sia coinvolta nell'ingresso di migranti attraverso la rotta Balcanica, omicidi e nell'organizzazione di attentati, sia in patria sia in Europa.

"Armi pesanti" in Svizzera

Boyun, che sostiene di essere un perseguitato politico di origini curde, è stato prelevato da un'abitazione di Viterbo, nel Lazio settentrionale, da una task force congiunta di forze dell'ordine italiane e Interpol.

Nell'ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip Crepaldi e cui fa riferimento l'agenzia di stampa italiana Adnkronos, viene indicato che una microspia era stata nascosta nel braccialetto elettronico di Boyun: nelle conversazioni intercettate, Bayun avrebbe dichiarato, tra l'altro, "di avere a disposizione armi pesanti anche in Svizzera". Si vantava inoltre che i suoi uomini gestivano "l'intero mercato tedesco" e che poteva venderne anche in Svizzera. Secondo la procura di Milano, l'organizzazione criminale disponeva anche di molto denaro, proveniente principalmente dal traffico di droga, ma anche dal contrabbando di sigarette e di stupefacenti.

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