Svizzera

Sequestro sul treno, la famiglia del richiedente asilo fa causa

I familiari hanno sporto denuncia presso il Ministero pubblico vodese. Il fratello: ‘Non appoggiamo i suoi atti, ma non meritava di essere ucciso’

La famiglia ha sporto denuncia il 15 febbraio
(Keystone)
18 febbraio 2024
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La morte del richiedente d’asilo che aveva preso in ostaggio i passeggeri di un treno vicino a Yverdon (Vd) lo scorso 8 febbraio è considerata “un’ingiustizia” dalla sua famiglia. Quest‘ultima ha sporto denuncia presso il Ministero pubblico vodese, ha reso noto questa sera la Rts.

L’informazione è stata confermata a Keystone-Ats da Eric Kaltenrieder, procuratore generale del canton Vaud. “La famiglia ha sporto denuncia il 15 febbraio, acquisendo lo status di parte civile nel procedimento”, ha fatto sapere. A questo stadio non ha però potuto fornire maggiori informazioni.

Alla trasmissione Forum della Rts il fratello del sequestratore, raggiunto in Iran per telefono, ha detto: “Non appoggiamo i suoi atti, ma non meritava di essere ucciso. È un’ingiustizia. Speriamo che lo Stato svizzero, e la polizia che l’ha ucciso – e che non avrebbe dovuto –, ci riconsegnino almeno la bara”, ha aggiunto.

Sempre intervistata dalla Rts, una confidente dell’uomo ha spiegato di averlo chiamato durante il sequestro per convincerlo a porvi fine: “L’ho supplicato diverse volte di smetterla. Mi ha risposto ‘sorella, è la fine della mia vita’”.

I fatti

La presa d’ostaggi, lo ricordiamo, è durata circa quattro ore ed è terminata con un assalto delle forze dell’ordine. Il sequestratore – un curdo iraniano di 32 anni – era armato di un’ascia e di un coltello. Il treno è stato fermato, con le porte chiuse, alla fermata di Essert-sous-Champvent.

L’assalto della polizia è avvenuto in un momento in cui l’uomo era separato dai suoi ostaggi. Prima dell’intervento sono stati usati esplosivi come diversivo. Quando il sequestratore – brandendo l’ascia – si è mosso in direzione della squadra di intervento, è stato abbattuto.

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