Sondaggio pubblicato dalla Nzz. I contrari sono il 21% (mentre un cittadino su 10 non si esprime)
Sembra essere in crescita il sostegno all'introduzione di una cassa malati unica, un'idea peraltro più volte respinta negli scorsi decenni in votazione popolare: due svizzeri su tre sarebbero oggi favorevoli.
Il dato emerge da un sondaggio rappresentativo condotto dal Basel Center for Health Economics (Bche) e di cui riferisce oggi la Neue Zürcher Zeitung (Nzz). I primi risultati dello studio – il campione è ancora in fase di ampliamento – sono stati presentati ieri a Berna.
In base a questo rilevamento demoscopico il 68% della popolazione vedrebbe di buon occhio un unico assicuratore malattia, contro il 21% di contrari (il resto non sa o non si esprime). "Gli intervistati non sono a quanto sembra più convinti che la concorrenza tra le casse sia vantaggiosa", riassume la Nzz.
I sondaggisti hanno anche esplorato la possibilità di passare dall'attuale sistema di premio pro capite a una tassa sulla salute da applicare al reddito. Alla domanda "al posto dei premi, verrà introdotta una tassa sanitaria nazionale del 12% sul reddito, è d'accordo?" il 40% risponde di sì, un'analoga quota di no.
"È interessante notare che non ci sono quasi differenze tra le classi di reddito", afferma a questo proposito l'autore della ricerca Stefan Felder, attivo presso l'Università di Basilea, citato dal quotidiano zurighese. Le persone che guadagnano bene sono quindi altrettanto spesso a favore di quelle meno abbienti.
Dalla simpatia mostrata per un'unica cassa si potrebbe dedurre che gli svizzeri non attribuiscono più alcuna importanza alla responsabilità individuale: ma questa conclusione sarebbe affrettata, come emerge da altri due risultati del sondaggio. Solo il 28% è favorevole all'abolizione delle franchigie e dell'aliquota percentuale di partecipazione ai costi, mentre il 57% è contrario. Inoltre poco meno della metà degli intervistati approverebbe il raddoppio dell'attuale partecipazione agli oneri, se questo venisse ricompensato con un equo risparmio sui premi, mentre il 36% rimane scettico in materia.