Il Consiglio federale chiede al Parlamento fondi supplementari per far fronte all'emergenza umanitaria
La situazione in Medio Oriente è critica: il Consiglio federale chiede al Parlamento fondi supplementari pari a 90 milioni di franchi per fornire aiuto umanitario d'emergenza nella regione e ribadisce la necessità di rispettare il diritto internazionale umanitario.
In una conferenza stampa al termine della seduta di mercoledì dell'esecutivo, il consigliere federale Ignazio Cassis ha precisato che le conseguenze umanitarie del conflitto armato in Medio Oriente sono drammatiche in Israele, nel territorio palestinese occupato e nei Paesi limitrofi coinvolti. "Tenuto conto della situazione umanitaria estremamente preoccupante, il Consiglio federale propone di stanziare ulteriori aiuti per la regione pari a 90 milioni di franchi".
Il consigliere federale ticinese ha precisato che il denaro sarà destinato principalmente al Movimento della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, alle Nazioni Unite e a Ong svizzere e internazionali. Queste organizzazioni offriranno riparo e protezione alle persone colpite e forniranno loro alimenti di base, medicinali e prodotti per l'igiene.
Attualmente, il budget annuale per l'aiuto svizzero in Israele e Palestina è di circa 30 milioni di franchi, di cui 20 milioni sono destinati alla controversa Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi in Medio Oriente. Tuttavia, non beneficerà del pacchetto di aiuti da 90 milioni.
La cifra di 90 milioni è stata stabilita valutando tre criteri principali: quali sono i bisogni nella regione sulla base degli appelli delle organizzazioni della Croce Rossa e dell'Onu, in cosa può essere utile la Svizzera e infine quali sono le reali possibilità finanziare della Confederazione considerato che le casse federali stanno attraversando un momento difficile.
Riferendosi alla decisione di sospendere il sostegno finanziario a undici organizzazioni non governative palestinesi e israeliane, Ignazio Cassis ha precisato che le verifiche del caso sono in corso. Si tratta di Ong che operano principalmente nel campo dei diritti umani e sono sostenute nell'ambito dei programmi di cooperazione.
Ora si procederà a un'analisi approfondita della conformità della comunicazione di queste organizzazioni con il Codice di condotta e la clausola anti-discriminazione del Dipartimento federale degli affari esteri, a cui sono soggetti i partner esterni, ha precisato Maya Tissafi, ambasciatrice e capo della Divisione Medio Oriente e Africa del Nord del dipartimento di Cassis.
Le attività di cooperazione in Medio Oriente devono adattarsi al nuovo contesto venutosi a creare dopo la ripresa delle ostilità. La pertinenza e la fattibilità dei programmi dovranno quindi essere analizzate in termini generali.
Il Consiglio federale sottolinea che entrambe le parti coinvolte nel conflitto hanno "il dovere di proteggere i civili e di rispettare il diritto internazionale umanitario. Le pause e le tregue umanitarie sono necessarie per garantire l'accesso agli aiuti e rispondere alle esigenze della popolazione".
Il governo – ha aggiunto il ticinese – ha ribadito la sua condanna senza riserve agli attacchi terroristici commessi da Hamas dal 7 ottobre. L'Esecutivo riconosce il diritto di Israele di assicurare la propria difesa e sicurezza, e ricorda che il diritto internazionale umanitario deve essere rispettato da tutte le parti in conflitto.
Riferendosi al voto di venerdì scorso in seno all'Assemblea generale dell'Onu su una tregua umanitaria in Medio Oriente, Cassis ha precisato che un'astensione non era possibile: sarebbe stata difficile da giustificare agli occhi del mondo, dato che il Paese è depositario delle Convenzioni di Ginevra.
La risoluzione non vincolante – presentata dalla Giordania in favore della quale anche la Svizzera ha votato – è stata criticata da Israele e dagli Stati Uniti in particolare, che hanno condannato l'assenza di qualsiasi riferimento ad Hamas nel testo.
La risoluzione si basa sul rispetto della protezione dei civili e del diritto umanitario, ha ricordato il ministro degli esteri elvetico. La Svizzera però ha condannato esplicitamente gli attacchi di Hamas e ha sottolineato "il diritto di Israele a difendersi", ha aggiunto Cassis. La Svizzera ha anche difeso l'emendamento del Canada, che ha aggiunto una condanna di Hamas alla risoluzione, ma che purtroppo non è stato sostenuto.
Riguardo ai dieci palestinesi con cittadinanza svizzera che si trovano attualmente al valico di frontiera di Rafah, che collega la Striscia di Gaza con l'Egitto, il ministro ha precisato che Berna sta trattando con le autorità locali per consentire loro di lasciare la zona del conflitto.
Purtroppo, ha aggiunto, anche molti altri Paesi sono nella stessa situazione. I servizi federali stanno offrendo supporto a queste persone.
Dal 7 ottobre migliaia di civili hanno perso la vita. Secondo una stima compiuta a metà ottobre dalle Nazioni Unite, nella Striscia di Gaza vi sono 1,4 milioni di persone sfollate. Anche la Cisgiordania è colpita da forte instabilità.
Il conflitto in Medio Oriente mette a repentaglio la stabilità di tutta la regione, in particolare a seguito dei nuovi e consistenti spostamenti di persone in fuga da Gaza. Con ogni probabilità il numero di individui che dipendono dagli aiuti umanitari nella regione è destinato ad aumentare.