La situazione continua a peggiorare, danni stimati in 423 miliardi di dollari l’anno. Il Consiglio mondiale della biodiversità lancia l’allarme
Berna – La biodiversità è a rischio a livello mondiale a causa delle oltre 37'000 specie alloctone che si sono insediate ovunque. Ciò costituisce una concreta minaccia per la natura, la sicurezza alimentare e la salute e la Svizzera non ne è immune. A lanciare l'allarme è il Consiglio mondiale della biodiversità (IPBES), che ha pubblicato oggi un rapporto dettagliato.
"Il problema è sottovalutato", ha dichiarato a Keystone-ATS Sven Bacher, ecologo dell'Università di Friburgo che assieme ad altri 85 esperti ha redatto il rendiconto. Il documento è stato approvato nel corso della decima riunione plenaria dell'IPBES, tenutasi a Bonn, in Germania. La Svizzera vi ha preso parte in qualità di membro.
Negli ultimi tempi, questo problema è aumentato considerevolmente e lo farà ancora, soprattutto a causa della forte crescita registrata dal commercio globale e dai viaggi, ha aggiunto Bacher. Attualmente, ogni anno si aggiungono circa 200 nuove specie che potrebbero potenzialmente diventare invasive in futuro.
Delle 37'000 specie alloctone presenti in tutto il mondo, circa 3’500 sono classificate come invasive. Ciò significa che hanno un impatto negativo sulla biodiversità, sugli ecosistemi locali e sulle altre specie. Sono insomma una delle maggiori minacce alla biodiversità, secondo gli esperti che hanno redatto il rapporto. Esse sono state una delle principali cause dell'estinzione per circa il le 1’000 specie scomparse finora. Nel 16% dei casi sono state addirittura l'unico motivo.
Secondo Bacher, queste specie invasive hanno fortemente modificato gli ecosistemi regionali anche in Svizzera: uno degli esempi più significativi è quello della cozza quagga (Dreissena rostriformis), un mollusco originario del lago d'Aral e del bacino del Mar Nero diffusosi ampiamente nei bacini elvetici negli ultimi anni: la si trova nei laghi di Bienne, di Morat, nel Lemano, nel Lago di Costanza e nel Ceresio.
Un altro esempio molto significativo è quello dell'Hymenoscyphus fraxineus, un fungo proveniente dall'Asia orientale che provoca un diffuso disseccamento dei germogli di frassino. L'agente patogeno è stato probabilmente introdotto tramite materiale vegetale importato in Europa all'inizio degli anni 90. In Svizzera il fungo è stato osservato per la prima volta nel 2008 sui frassini del cantone di Basilea. Dal 2015 la sua presenza è attestata in tutta la Svizzera.
Gli esperti mettono in guardia: queste specie esotiche invasive non solo danneggiano gli ecosistemi esistenti, ma minacciano la sicurezza alimentare ad esempio con nuovi parassiti che mettono in pericolo le coltivazioni di generi alimentari. E alla lunga a farne le spese sarà anche la salute umana con – ad esempio – la diffusione di malattie come la malaria, il virus Zika o la febbre del Nilo occidentale, propagate da specie alloctone di zanzare, o dalla pianta infestante dell'ambrosia, che può scatenare violente reazioni allergiche.
I conseguenti danni economici sono ingenti: gli autori del rapporto stimano che essi siano di almeno 423 miliardi di dollari (circa 374 miliardi di franchi) all'anno, tenendo conto dell'impatto economico sull'agricoltura e sulla silvicoltura. A ciò vanno aggiunti i danni alle infrastrutture – ad esempio le cozze quagga che intasano condotti e tubature – e l'aumento dei costi sanitari.
Gli esperti dell'IPBES sottolineano che le misure sono generalmente insufficienti. Gli accordi internazionali per far fronte alla situazione esistono, ma i controlli sulla loro attuazione sono carenti. In questo contesto "la Svizzera è esemplare in quanto ha una strategia nazionale", ha rimarcato Bacher. Tuttavia, secondo l'ecologo, è necessario un maggiore coordinamento tra i Cantoni: infatti il controllo delle specie invasive è di loro competenza.
Nel corso della conferenza stampa di presentazione del rapporto, il ricercatore tedesco Hanno Seebens ha sottolineato che oltre al controllo, anche la prevenzione svolge un ruolo importante. "Il vero problema non sono le specie invasive. Il vero problema è l'uomo, che è all'origine della loro diffusione", ha affermato. Essa avviene principalmente attraverso il trasporto di merci in tutto il mondo e con i viaggi. E la Svizzera, in quanto Paese con un alto livello di viaggi e consumi, svolge un ruolo importante in questo senso, ha concluso Bacher.