Svizzera

Ragazzine adescate con il rito dei peli pubici

Condannata a Losanna una donna rea di aver costretto giovani connazionali a prostituirsi nel capoluogo vodese

Obbligate a concedersi
(Keystone)
26 giugno 2023
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Una donna nigeriana è stata condannata a Losanna a quattro anni e mezzo di detenzione per aver costretto giovani connazionali a prostituirsi nel capoluogo vodese. La 34enne ha ammesso i reati ed è stata giudicata con una procedura abbreviata. In carcere da più di un anno, dove sta scontando anticipatamente la pena, la donna è stata riconosciuta colpevole di tratta di esseri umani, riciclaggio di denaro e violazione della Legge federale sugli stranieri.

Il Tribunale penale distrettuale le ha inoltre inflitto una pena pecuniaria di 180 aliquote giornaliere da 30 franchi, ha imposto il versamento di 50mila franchi di risarcimenti a ognuna delle tre donne che l'hanno denunciata e ha ordinato che una volta scontata la pena venga espulsa dalla Svizzera per 10 anni.

In base all'atto d'accusa, tra il 2014 e il 2018 la donna ha portato in Svizzera diverse ragazze nigeriane, alcune delle quali ancora minorenni. Prima di partire per la Svizzera, in un pericoloso viaggio attraverso il Niger, la Libia, il Mar Mediterraneo e l'Italia, le giovani donne venivano sottoposte al cosiddetto rito juju: un rituale animista che prevede il prelievo di sangue, capelli, unghie e peli pubici. Le donne che si sottopongono a questa cerimonia credono di essere sotto l'influenza della magia nera e sono convinte che, in caso di disobbedienza, potrebbe accadere del male a loro e alle loro famiglie.

La donna operava con il suo compagno, condannato alla stessa pena nel 2021, come pure con membri della sua famiglia, che rimanevano nel Paese per "reclutare" ragazze provenienti da ambienti svantaggiati. Il caso giudicato a Losanna riguarda cinque vittime, tre delle quali hanno sporto denuncia. Le giovani donne erano ospitate in diversi alloggi nel capoluogo vodese. Dovevano prostituirsi per strada, ogni notte e con qualsiasi tempo, e poi consegnare i guadagni al loro aguzzino. Se si rifiutavano, venivano minacciate di morte, picchiate o private del cibo.

Da vittima a carnefice

Interpellato da Keystone-Ats, il procuratore vodese Eric Mermoud ha spiegato di aver già indagato su "6 o 7 casi simili". È tuttavia la prima volta che il caso si conclude con una procedura abbreviata e che la donna ha ammesso i fatti: “Una confessione rara, in questo ambiente, ma molto importante per le vittime”, ha affermato.

Eric Mermoud ha anche sottolineato di aver preso in considerazione il "background traumatico" di questa donna, che in passato era stata a sua volta vittima della tratta di esseri umani e costretta a prostituirsi. Citando rapporti internazionali, ha parlato di una sorta di "natura specifica" delle reti di prostituzione del Sud della Nigeria, "dove le ex vittime diventano carnefici".

Il rappresentante del Ministero pubblico ha detto inoltre di aver tenuto conto anche del fatto che la donna ha tre figli piccoli. I bambini hanno dovuto essere collocati in Francia, dove il padre sta scontando la pena detentiva.

Il procuratore Mermoud osserva peraltro che la prostituzione nigeriana sembra "diminuire" a Losanna. Basandosi sui rapporti di polizia, Mermoud ritiene che il capoluogo vodese potrebbe aver perso parte della sua "attrattiva" a seguito delle recenti sentenze dei tribunali.

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