Svizzera

Produttori casalinghi di grappa, patrimonio ticinese da salvare

Approvata una mozione del consigliere nazionale Fabio Regazzi per salvaguardare l'attività tradizionale dopo la modifica della legge sugli alcolici

(Ti-Press)
2 maggio 2023
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I produttori di grappa che esercitano per hobby sono un patrimonio che va senz'altro salvato. Questo il succo della mozione di Fabio Regazzi (Centro/Ti) approvata oggi dal Consiglio nazionale per 90 voti a 78 e ben 25 astenuti. Sul testo deve ancora esprimersi il Consiglio degli Stati.

Per il consigliere nazionale locarnese, la distillazione è una tradizione tramandata da generazioni e legata alla cultura contadina, praticata in distillerie domestiche o consortili nelle quali proprietari di piccoli vigneti o di poche piante da frutta trasformano i propri prodotti.

A livello di numeri, a detta del deputato ticinese, solo nella Svizzera italiana si stimano oggi circa 10mila produttori privati, di cui 500 con una concessione di distilleria domestica. In totale, in Svizzera, suddivisi tra Ticino, Vallese, Berna e Basilea sono attivi circa 2’000 impianti per la produzione di acquavite.

Per Regazzi ci sono ragioni culturali e storiche per preservare questa attività: in Ticino, alle distillerie domestiche fanno capo i piccoli produttori che distillano la tipica grappa di uva americana, coltivata sotto pergole sostenute da "carasc" di sasso e circondati da muri a secco. Questi produttori, stando al consigliere nazionale, contribuiscono alla conservazione di un patrimonio rurale importante, sia dal profilo storico-culturale sia da quello del paesaggio.

Ma, con l'entrata in vigore del nuovo articolo della Legge sulle bevande alcoliche, è stata de iure abrogata la possibilità per i piccoli produttori, incluso quelli che possiedono una concessione privata valida, di far capo alle distillerie domestiche, poiché secondo l'ordinanza le concessioni per la distillazione sono autorizzate solo a distillerie professionali, distillerie per conto terzi, o distillerie agricole, escludendo quelle dei piccoli produttori poiché non rientrano sotto la definizione di gestore di azienda agricola.

Secondo Regazzi, da tale situazione traspare chiaramente la volontà di limitare la produzione di acquavite alle sole distillerie industriali e agli agricoltori professionisti, negandola ai piccoli distillatori che esercitano per hobby, stroncando una tradizione regionale più che centenaria.

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