Svizzera

Import di trofei di animali a rischio, no agli Stati a divieto

La Camera dei Cantoni si esprime diversamente dal Nazionale ritenendo che le misure internazionali siano più efficaci di un divieto unilaterale

(Keystone)
30 maggio 2022
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L’importazione e il transito di trofei di caccia di animali che fanno parte delle specie più a rischio di estinzione e la produzione di tali trofei non devono essere vietati in Svizzera. Diversamente dal Nazionale, il Consiglio degli Stati ha respinto oggi (22 voti a 17) una mozione in tal senso dell’ex consigliera nazionale Isabelle Chevalley (Verdi liberali/VD), giudicandola unilaterale e pericolosa, poiché potrebbe incitare il bracconaggio invece della regolazione controllata di animali considerati a rischio.

Con la sua mozione, la deputata vodese intendeva proteggere quegli animali particolarmente vittime di sfruttamento commerciale, come elefanti o leoni, inclusi negli allegati I-III della CITES, una Convenzione che regola il commercio internazionale di animali o flora minacciate cui la Svizzera ha aderito.

Molte di queste bestie vengono cacciate in Paesi estremamente poveri, tentati dalle ricadute economiche di questo tipo di passatempo molto costoso – fino a 50-60mila franchi per ogni elefante ucciso, per esempio – per non parlare dei problemi di corruzione, ha affermato in aula Maya Graf (Verdi/BL), secondo cui un permesso di esportazione di trofei non può bastare a garantire che la caccia non danneggi la specie interessata.

Secondo Graf, animali come l’addax e le sue magnifiche corna, l’elefante africano o il tucano dai magnifici colori, sono minacciati e sarà difficile spiegare ai nostri nipoti che la Svizzera ha contribuito alla loro estinzione perché alcune persone volevano esporle a casa propria come trofei di caccia.

Pur comprendendo le richieste della mozione, secondo Benedikt Würth (Centro/SG) le misure prese sul piano internazionale nel quadro della convenzione CITES sono molto più efficaci ai fini della conservazione delle specie minacciate che non un divieto unilaterale che non farà altro che favorire il bracconaggio. Per molte popolazioni che vivono in riserve naturali, questa caccia regolata rappresenta anche un’importante fonte di entrate.

La convenzione prevede inoltre come condizione che il Paese esportatore abbia istituito un sistema di gestione della conservazione della specie su base scientifica, valutato dal Paese importatore, in grado di provare che le esportazioni non nuocciono alla sopravvivenza della specie.

La CITES autorizza il commercio delle specie elencate nell’allegato II, quali l’orso polare o il leone africano, a condizione che non siano messe in pericolo da tale commercio. Le quote di esportazione devono basarsi su un’analisi scientifica e assicurare lo sfruttamento sostenibile. Inoltre, il Paese d’origine deve rilasciare un permesso di esportazione che lo attesti.

La maggioranza, inoltre, ha fatto notare che la Svizzera è coinvolta attivamente negli organi internazionali e che nel nostro Paese sono state prese già numerose misure atte a controllare l’importazione e il transito di trofei di caccia di tutte le specie di fauna elencate nella convenzione CITES. Le esportazioni e le importazioni di trofei di caccia sono ammesse soltanto in via eccezionale per le specie elencate nell’allegato I, quali il rinoceronte o l’addax. Insomma, stando al consigliere federale Alain Berset, la Svizzera va ancora più lontano di altri Paesi nella sorveglianza di questo tipo di commercio.

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