Sono sempre più numerosi i parlamentari federali in cerca di una nuova consacrazione nei cantoni o nelle città d’origine
Nel giorno del suo settantesimo compleanno, Hans Stöckli ha annunciato martedì che non si ripresenterà alle elezioni federali dell’autunno 2023. Il consigliere agli Stati socialista bernese – il più anziano dei ‘senatori’ – pone così fine a un percorso politico classico: il debutto in Consiglio comunale a Bienne (1979-1984); l’entrata in Municipio (1984); la carica di sindaco (dal 1990 al 2010); un passaggio nel Gran Consiglio bernese (2002-2004); infine, l’approdo a Palazzo federale (2004): quasi due legislature al Consiglio nazionale, poi nel 2011 l’elezione al Consiglio degli Stati, di cui è presidente nel 2020. In oltre 40 anni di carriera politica, dagli esordi a Bienne alla consacrazione di Palazzo federale, Hans Stöckli si sarà fatto mancare solo il governo cantonale.
Quella del gioviale ‘senatore’ bernese è appunto una traiettoria classica in Svizzera: un viaggio di sola andata per la ‘Berna federale’, un ‘cursus honorum’ con tappe intermedie nei legislativi e/o negli esecutivi a livello comunale prima, cantonale poi, e arrivo sotto la ‘cupola’ di Palazzo federale. Oggi però, sempre più spesso, i parlamentari federali staccano anche il biglietto di ritorno. Il fenomeno in realtà non è nuovo. Da una ventina d’anni a questa parte si assiste a "un chiaro aumento" del numero di deputati o ‘senatori’ che lasciano la scena federale per proseguire la loro carriera politica a un livello istituzionale inferiore, solitamente in un esecutivo o in un legislativo cantonale, scriveva in uno studio del 2017 l’Osservatorio delle élite svizzere dell’Università di Losanna (Obelis). Se nel 1957 erano soltanto 5, nel 1980 erano già più che raddoppiati (11); e da allora non cessano di aumentare (2000: 12; 2010: 15). Una tendenza dettata in parte dalla marcata diminuzione del cumulo dei mandati (dovuta a sua volta al divieto introdotto in molti cantoni e da alcuni partiti, nonché al carico di lavoro legato ai diversi mandati), in parte dal ringiovanimento delle carriere politiche dei parlamentari federali. Il fenomeno, spiega Obelis, rivela peraltro "l’importanza accordata all’azione politica degli esecutivi cantonali e dei grandi comuni".
A ricercare questa "nuova consacrazione politica" (sempre Obelis) sono stati ad esempio cinque degli otto candidati presentatisi al secondo turno per l’elezione del Consiglio di Stato vodese. Tre l’hanno (ri)trovata: le ex consigliere nazionali Rebecca Ruiz (Ps) e Isabelle Moret (Plr), così come il loro ex collega alla Camera del popolo Frédéric Borloz (Plr). Due invece sono rimasti a bocca asciutta: la socialista Cesla Amarelle (che il percorso inverso, da Berna al governo vodese, lo aveva già fatto nel 2017) e il consigliere nazionale Michaël Buffat (Udc). Anche in Vallese il Consiglio di Stato è formato in buona parte – per quattro quinti – da ex consiglieri nazionali: Christophe Darbellay (Centro), Mathias Reynard (Ps), Franz Ruppen (Udc) e Roberto Schmidt (Partito Sociale Cristiano dell’Alto Vallese). Oltre Sarine, noti ex parlamentari federali siedono in diversi governi cantonali: in quello zurighese, ad esempio, sono entrate Jacqueline Fehr (Ps), Natalie Rickli (Udc) e Mario Fehr (indipendente, ex Ps).
Il fenomeno si è rafforzato nel corso delle due ultime legislature. Oltre ai già citati Amarelle, Borloz, Moret, Reynard, Rickli, Ruiz, Ruppen e Schmidt, dal 2015 altri cinque ex parlamentari federali hanno proseguito la loro carriera nel governo del loro cantone di origine o nell’esecutivo di una grande città: Evi Allemann (Ps, dal 2018 nel Consiglio di Stato bernese), Christine Häsler (Verdi, idem), Beat Jans (Ps, dal 2021 nel governo di Basilea Città), Filippo Lombardi (Centro, non rieletto al Consiglio degli Stati, in municipio a Lugano dal 2021) e Jean-François Steiert (Ps, dal 2017 nel Consiglio di Stato friburghese). Fra le città va segnalato il caso di Berna, dove tra il 2017 e il 2020 il municipio contava una maggioranza (3 su 5) di ex eletti federali (Alec von Graffenried, Franziska Teuscher e Ursula Wyss).
E in Ticino? Ricordiamo il ritorno di Laura Sadis (Plr): eletta nel 2003 al Consiglio nazionale, la luganese nel 2007 è entrata in Consiglio di Stato, dov’è rimasta per due legislature, fino al 2015. Se altri parlamentari federali ticinesi seguiranno le sue orme (o quelle dell’ex presidente del Plr nazionale Fulvio Pelli, che dopo un ventennio alla Camera del popolo e una pausa di qualche anno, nel 2021 è stato eletto al Consiglio comunale di Lugano), lo sapremo già a partire dalle elezioni cantonali in agenda il 2 aprile del 2023.