Svizzera

Dumping salariale, gli strumenti attuali bastano

Gli Stati bocciano l’iniziativa ticinese che chiedeva misure supplementari a livello federale per contrastarlo

Marina Carobbio
(Ti-Press)
16 marzo 2022
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La sostituzione di un collaboratore con un altro meno pagato non dev’essere un motivo per il quale un licenziamento possa essere considerato abusivo. È quanto pensa il Consiglio degli Stati, che con 23 voti a 12 ha deciso di respingere un’iniziativa del canton Ticino, che chiedeva misure supplementari a livello federale per combattere il dumping salariale.

Nel giugno scorso, il Consiglio nazionale aveva già bocciato, con 99 voti a 76, la proposta ticinese che traeva origine dall’iniziativa popolare ’Prima i nostri!’, approvata dagli elettori ticinesi con il 58% dei voti.

Stando alla maggioranza dei senatori, i Cantoni dispongono già di sufficienti possibilità per lottare contro i licenziamenti abusivi applicando le misure di accompagnamento alla libera circolazione delle persone.

Pur ammettendo che il Ticino sia confrontato con una pressione accresciuta sui salari, la richiesta contenuta nell’iniziativa cantonale non deve essere regolamentata a livello federale. «È della responsabilità del legislatore ticinese adattare la sua Costituzione», ha dichiarato Philippe Bauer (Plr/Ne) a nome della commissione.

L’iniziativa proponeva di modificare l’articolo 336 del Codice delle obbligazioni precisando che la disdetta è abusiva se ha "l’obiettivo di sostituire il dipendente licenziato con un altro lavoratore che, a pari qualifiche, percepisce un salario inferiore" oppure quando viene pronunciata in seguito al "rifiuto del dipendente di accettare sensibili riduzioni di salario a causa di un forte afflusso di manodopera sul mercato del lavoro (dumping salariale)".

Una minoranza della Camera dei cantoni, invece, si è detta favorevole all’iniziativa appellandosi alle particolari condizioni del Ticino dove gli strumenti attuali non garantiscono una protezione sufficiente del mercato del lavoro, ha spiegato Daniel Jositsch (Ps/Zh).

Anche la senatrice Marina Carobbio (Ps/Ti) ha tentato invano di convincere il plenum a dar seguito all’iniziativa ticinese. A suo avviso, il forte numero di frontalieri porta in Ticino anche persone altamente qualificate che vengono assunte con funzioni e salari minori (ad esempio architetti con ruoli di tecnici). Nel contempo giovani laureati ticinesi, che partono per studiare fuori cantone, non ne fanno più ritorno.

«C’è un effetto sostitutivo a causa della pressione sui salari», ha deplorato Carobbio, secondo la quale l’iniziativa cantonale ticinese proponeva di attuare delle misure per combattere questo dumping salariale. Ma, come detto, la maggior parte dei senatori non ha seguito le argomentazioni della socialista ticinese.

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