Ticino

Lavoro, difendere i salari in seno alla Costituzione federale

È quanto chiede un’iniziativa cantonale presentata dal gruppo socialista per contrastare il fenomeno del dumping e gli effetti negativi della libera circolazione

Un argine costituzionale contro le derive nel mercato del lavoro
(Archivio Ti-Press)

Inserire nella Costituzione federale un articolo per tutelare le condizioni di lavoro d’uso. E questo per proteggere i lavoratori residenti dalla crescente della liberalizzazione del mercato del lavoro. È il tenore di un’iniziativa cantonale presentata dal gruppo socialista in Gran Consiglio. I firmatari sono i deputati Raoul Ghisletta, Anna Biscossa, Carlo Lepori e Fabrizio Sirica. In pratica si chiede che il Cantone Ticino inoltri all’Assemblea federale la richiesta di modifica della Costituzione federale. Una strada, quella dell’iniziativa cantonale, solitamente lunga e che non sempre porta a risultati.

A ogni modo l’articolo proposto (il 110a), reciterebbe: “La Confederazione e i Cantoni adottano misure affinché ognuno possa sopperire ai suoi bisogni con un lavoro svolto in condizioni salariali, assicurative e lavorative corrispondenti a quelle vigenti nella professione e nel ramo, le quali gli consentano un tenore di vita dignitoso per vivere nel luogo di lavoro, senza subire una pressione al ribasso del salario”.

“In caso d’inosservanza delle condizioni salariali, assicurative e lavorative usuali un Cantone può stabilire condizioni minime legali per una professione o un ramo. Queste ultime valgono come limite inferiore vincolante. Per rapporti di lavoro particolari, un Cantone può emanare normative derogatorie”.

“Il salario d’uso legale è adeguato periodicamente all’evoluzione dei salari e dei prezzi, ma almeno nella misura dell’indice delle rendite dell’assicurazione vecchiaia e superstiti”.

“Le normative derogatorie e gli adeguamenti del salario d’uso legale all’evoluzione dei salari e dei prezzi sono emanati con la collaborazione delle parti sociali’.

“La Confederazione può emanare prescrizioni specifiche con la collaborazione dei Cantoni e delle parti sociali”.

Infine le disposizioni transitorie all’articolo 197 n. 10 (nuovo): “I Cantoni designano l’autorità competente per l’esecuzione delle condizioni d’uso legali”.

“Il Consiglio federale pone in vigore l’articolo 110a al più tardi tre anni dopo la sua accettazione da parte del Popolo e dei Cantoni”.

“Se entro tale termine non sarà posta in vigore una legge d’esecuzione, il Consiglio federale emana mediante ordinanza, con la collaborazione delle parti sociali, le necessarie disposizioni esecutive”.

Si tratta, si specifica nelle motivazioni dell’iniziativa, “di tutelare la maggioranza dei lavoratori dal livellamento verso il basso delle condizioni di lavoro, che deriva dalla stipulazione di un numero sempre maggiore di contratti di lavoro con livelli salariali, assicurativi e lavorativi inferiore allo standard in essere”. Si sottolinea come il livellamento verso il basso dei salari non avvenga solamente per i salari inferiori, “ma anche per i salari delle professioni con retribuzioni situate tra il livello medio-inferiore e quello medio-superiore”.

In quasi dieci anni, salario mediano fermo solo in Ticino

Si porta l’esempio del salario mediano in Ticino tra il 2010 e il 2018 (fonte Ufficio federale di statistica) che è calato leggermente, mentre in tutte le altre regioni svizzere è in progressione. Per il 2018 questo salario mediano era pari a 5'363 franchi in Ticino, mentre era pari a 5’377 franchi nel 2010. In nove anni è rimasto praticamente fermo. A livello nazionale lo stesso dato è passato dai 6’219 franchi del 2010 ai 6’538 franchi del 2010 con scarti regionali più consistenti. A Zurigo, per citare una regione, il salario mediano era di 6’556 franchi nel 2010 e di 6’965 franchi nel 2018. 

Per ora il problema del dumping salariale, fanno notare i quattro gran consigliere socialisti, sembra colpire solamente il Cantone Ticino che è inserito geograficamente nel Nord Italia, “ma non è detto che un domani anche altri Cantoni potranno essere toccati dal problema a dipendenza dell’evoluzione delel regole afferenti la libera circolazione delle persone tra la Svizzera e l’Unione europea/Aels”.

“L’iniziativa darebbe ai Cantoni e sussidiariamente alla Confederazione la facoltà d’intervenire per tutelare le condizioni di lavoro dei residenti contro il dumping consentendo agli stessi Cantoni di far fronte all’evoluzione del loro mercato del lavoro” si commenta.

 

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