Svizzera

Profughi afghani, altro appello della sinistra e delle Ong

Giudicato incomprensibile l’attendismo del Consiglio federale. Meyer (Ps): visto umanitario per 10mila persone in pericolo.

La copresidente del Ps Mattea Meyer
(Keystone)
20 agosto 2021
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Berna – Di fronte a quanto sta accadendo in Afghanistan, non si capisce l'attendismo del Consiglio federale. Questo il succo di quanto dichiarato oggi da rappresentanti del PS, dei Verdi e dell'associazione Asylex, che hanno lanciato un nuovo appello affinché la Confederazione accolga un maggior numero di profughi.

Mercoledì scorso, il Consiglio federale ha deciso che, nonostante la grave instabilità in questo paese mediorientale, non accoglierà contingenti di cittadini afghani in fuga per il momento. Berna valuterà tutt’al più richieste di ammissione individuali, mentre è stato ribadito l'impegno a portare in Svizzera i collaboratori locali e i loro famigliari (circa 230 persone), nonché i cittadini svizzeri ancora bloccati nel Paese.

Ricongiungimento familiare e visti umanitari

Rivolgendosi ai media, la copresidente del PS, Mattea Meyer, ha chiesto al Consiglio federale di fare di più. Circa 38 mila persone hanno firmato nei giorni scorsi un appello al governo affinché conceda agli Afghani ora in Svizzera un permesso di dimora e che possano far venire in Svizzera senza troppe complicazioni i parenti rimasti nel Paese di origine nell'ambito del ricongiungimento famigliare.

La Svizzera dovrebbe inoltre aprire le porte a 10 mila Afghani in pericolo concedendo loro un visto umanitario. La Confederazione dovrebbe inoltre sostenere i paesi confinanti con l'Afghanistan a livello finanziario e logistico per far fronte all'attesa ondata di persone in fuga.

‘La Svizzera non può guardare dall’altra parte’

Stando al presidente dei Verdi, Balthasar Glättli, il Consiglio federale avrebbe la possibilità, senza dover per forza modificare la legge, di agire con maggior celerità. Alle persone che scappano dai talebani va offerto un futuro sicuro in Svizzera.

Presente all'incontro anche un rappresentante della comunità afghana in Svizzera, Navid, il quale ha affermato tra le lacrime di temere per la sicurezza dei genitori e delle tre sorelle rimaste a Kabul. La Svizzera, proprio per la sua tradizione umanitaria, non può guardare dall'altra parte e deve invece assumersi le sue responsabilità, ha spiegato.

Già lunedì scorso, dopo la presa del potere dei talebani con l'occupazione della capitale Kabul, la sinistra aveva chiesto all'esecutivo di accogliere un contingente di 10 mila persone.

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