L'Associazione svizzera degli infermieri con una serie di azioni chiede migliori condizioni di lavoro per evitare un esodo di massa del personale di cura
Diverse centinaia di persone hanno manifestato in serata in diverse città svizzere in occasione della Giornata internazionale dell'infermiere. Tra le richieste, aumenti di salario e del personale, in particolare dopo un intenso anno di pandemia.
A Basilea, un reporter dell'agenzia Keystone-ATS ha contato circa 400 persone. A Zurigo e Berna, erano circa 100 i partecipanti, a Sciaffusa 120, mentre a Neuchâtel alcune decine, tutti scesi in piazza nelle cosiddette "Walks of Care", all'insegna del motto "Gli applausi non bastano".
Il rischio di un esodo di massa del personale di cura è il tema centrale della Giornata internazionale dell'infermiere che ricorre oggi. Anche in Svizzera le condizioni di lavoro nel settore devono migliorare se si vuole evitare un acceleramento della penuria di personale, ha sottolineato in una nota l'Associazione svizzera degli infermieri (ASI).
In presenza del presidente della Confederazione Guy Parmelin oggi si è pure tenuto il congresso virtuale dell'ASI. Tra gli oratori anche la direttrice dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) Anne Lévy, che ha parlato dell'importanza delle cure infermieristiche durante la pandemia.
Serve finalmente più rispetto e apprezzamento per questo mestiere prevalentemente femminile, ha chiesto il sindacato Unia. I salari non corrispondono assolutamente alla grande responsabilità e alle prestazioni quotidiane che gli infermieri si assumono e svolgono.
Stando all'ASI, l'International Council of Nurses (ICN) mette in guardia da una penuria globale di personale. L'immenso stress causato dalla pandemia di coronavirus potrebbe spingere fino a tre milioni di persone a lasciare il mestiere.
Anche in Svizzera, ha affermato l'associazione, si moltiplicano i segnali secondo cui la quota di abbandono della professione aumenterà dopo la pandemia. Stando alla direttrice dell'ASI Yvonne Ribi, già prima di essa quasi la metà del personale formato ha voltato le spalle al mestiere, molti prima del proprio 35esimo compleanno. Entro il 2030, viene aggiunto, mancheranno circa altri 65'000 infermieri.
I curanti, assieme al sindacato, avanzano quattro richieste: una maggiore protezione della salute anche dopo la pandemia, un migliore rapporto tra numero di addetti e di pazienti e una remunerazione più elevata, un finanziamento solidale e giusto delle cure e l'attuazione dell'iniziativa "Per cure infermieristiche forti".
In marzo le Camere federali hanno elaborato un controprogetto indiretto, che mira tra l'altro a promuovere la formazione. La Confederazione è disposta ad investirvi 469 milioni di franchi sull'arco di più anni. Aumenti salariali non sono invece previsti, in quanto considerati una questione tra le parti sociali. La discussione sull'iniziativa verrà completata nella sessione estiva.