Campagna vaccinazioni: l'Ufficio federale della sanità pubblica ribadisce che per il momento la priorità rimane alle persone vulnerabili
Le dosi dei vari vaccini sono consegnate in numero sempre maggiore in Svizzera, ma per il momento la priorità rimane alle persone vulnerabili poiché non tutte sono ancora riuscite a ottenere l'inoculazione. È quanto ha detto oggi nell'ennesimo appuntamento con i media Virginie Masserey, responsabile della Sezione malattie infettive dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP).
"La vaccinazione sta procedendo, in particolare nei gruppi ad alto rischio. Circa il 70% delle persone oltre i 75 anni ha già ricevuto una prima dose", ha affermato Masserey, dicendosi tutto sommato soddisfatta della situazione, sebbene dopo oltre quattro mesi dall'inizio delle vaccinazioni la percentuale delle persone completamente vaccinate - ovvero coloro che hanno ricevuto le due dosi - si attesti attorno all'8%.
Non tutto sta procedendo in modo ottimale, ha invece spiegato Rudolf Hauri, presidente dell'Associazione dei medici cantonali. "Il numero di dosi è ancora insufficiente e le capacità di vaccinazione devono essere adeguate", ha detto, aggiungendo che ci sono ancora persone che hanno diritto a essere vaccinate che non si sono ancora registrate.
La campagna di vaccinazione dovrebbe dunque concludersi in autunno, con tutte e due le dosi somministrate alle persone che lo vorranno. Masserey ha auspicato che entro l'estate tutti coloro che lo desiderano ottengano almeno una dose. "Ci vuole semplicemente tempo", ha ribadito Hauri, secondo cui le sfide principali risiedono nella logistica, nelle forniture e nella disponibilità di personale.
In Svizzera sono leggermente in aumento le persone disposte a farsi vaccinare contro il coronavirus. È quanto emerge da un sondaggio effettuato da Sotomo.
In gennaio i favorevoli al vaccino erano il 41%, mentre questo tasso è ora passato al 44%, con il 9% degli intervistati che hanno già ricevuto almeno una dose. La quota degli scettici è rimasta stabile al 23%.
Differenze si riscontrano nelle fasce d'età, con gli over 64 che sono i più disposti a farsi vaccinare e gli under 35 decisamente più scettici in materia. Anche a livello geografico si riscontrano discrepanze: quasi il 20% dei romandi si oppone al vaccino, un dato superiore di circa 10 punti percentuali rispetto al resto della Svizzera. Più reticenti inoltre le donne rispetto agli uomini, anche perché più soggette a effetti collaterali.
L'inchiesta online è stata realizzata fra l'11 e il 17 marzo. Il questionario è stato sviluppato dall'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) e le risposte di 1692 persone sono state ponderate e analizzate.
Prima del capitolo vaccinazioni, Masserey ha presentato dati e grafici su casi positivi, ospedalizzazioni e decessi. "Nelle ultime settimane non c'è stata un'esplosione dei casi e il numero dei contagi aumenta lentamente", ha affermato la funzionaria dell'UFSP.
Attualmente la variante britannica è quella dominante, mentre le altre sono abbastanza rare, ha spiegato Masserey, aggiungendo che resta sconsigliato viaggiare "per limitare il rischio di introdurre mutazioni del virus".
"Chiunque abbia un risultato positivo al test 'fai da te' dovrebbe assolutamente fare un test PCR per confermarlo", ha ricordato Masserey, invitando tutti a fare attenzione alla "falsa sicurezza" di un risultato negativo. Hauri, dal canto suo, ha aggiunto che l'autotest è solo uno strumento supplementare alle altre misure di protezione, poiché rileva circa il 30% dei casi positivi.
"La buona notizia è che la terza ondata non sta crescendo troppo ripidamente finora", ha poi aggiunto Hauri, secondo cui i casi sono ancora troppo elevati. Il pericolo di un aumento - ha sottolineato - non è ancora stato scongiurato.
La strategia di test adottata di recente permette di tenere meglio sotto controllo il virus e nel caso di test regolari evita anche l'imposizione di misure di quarantena. Le cifre fornite ora dall'UFSP devono tuttavia essere relativizzate: con l'introduzione di test in serie e di quelli "fai da te", i risultati negativi non vengono presi in conto e dunque non figurano nelle statistiche. Il valore guida del tasso di positività è diventato inadeguato e non serve più come linea guida per ulteriori misure", ha affermato il medico cantonale di Zugo.