Svizzera

Nell'anno del coronavirus il saldo migratorio è in positivo

Nel 2020 l'immigrazione in Svizzera è scesa del 2,6% mentre l'emigrazione è calata del 12,1%. Il 72,5% delle persone arriva in Svizzera per lavorare

(Ti-Press)
4 febbraio 2021
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La crisi legata al coronavirus ha frenato l'immigrazione in Svizzera durante il secondo trimestre del 2020, ma soprattutto ha contribuito alla sensibile diminuzione dell'emigrazione. È quanto si estrapola dalla statistica sugli stranieri relativa allo scorso anno, dalla quale emerge come il saldo migratorio sia aumentato di 6373 persone per attestarsi a 61'390.

L'immigrazione nella Confederazione è scesa del 2,6%, mentre il calo dell'emigrazione (-12,1%) è stato decisamente più netto. Alla fine di dicembre, in Svizzera vivevano 2'151'854 stranieri, si legge in una nota odierna della Segreteria di Stato della migrazione (SEM).

Gli italiani rappresentano il maggior gruppo (328'270), seguiti da tedeschi (311'481), portoghesi (260'921) e francesi (146'367). Gli stranieri naturalizzati sono ammontati a 33'873 (-6073 o -15,2% su base annua).

Netto calo emigrazione

Nel corso del 2020, l'immigrazione nella popolazione residente permanente in Svizzera è diminuita di 3592 persone rispetto al 2019. Il calo di 4079 unità (38'919 in totale) delle persone provenienti da Paesi terzi è stato infatti solo in piccola parte compensato dall'incremento (+487 a 98'043) di quelle in arrivo da Unione europea (UE), Regno Unito (UK) e Associazione europea di libero scambio (AELS, che comprende Islanda, Liechtenstein e Norvegia).

Parallelamente, 70'270 stranieri che facevano parte della popolazione residente permanente hanno lasciato la nazione. L'emigrazione è così diminuita di 9703 persone se paragonata al 2019: -7312 per i Paesi di UE, Regno Unito e AELS, -2391 per gli altri.

Il saldo migratorio relativo a UE/UK/AELS è aumentato del 25% (+7997 persone), attestandosi a quota 39'962. Per quanto concerne i Paesi terzi, il dato ha invece subito una flessione del 7% (-1624 persone a 21'428). Globalmente si ottiene dunque un saldo di +6373 persone a 61'390, corrispondente a un incremento dell'11,6% nel confronto con l'anno precedente.

Lavoro e ricongiungimenti

Il principale motivo d'immigrazione in provenienza da UE/UK/AELS rimane l'esercizio di un'attività lucrativa, indica la SEM. Nel 2020, 119'606 cittadini di queste aree sono arrivati in Svizzera per assumervi un impiego, il che corrisponde al 72,5% dell'immigrazione totale.

Nell'anno in rassegna, 38'278 persone sono inoltre entrate in Svizzera nel quadro di un ricongiungimento familiare (-4,8% rispetto al 2019), di cui il 18,7% erano membri della famiglia di un cittadino svizzero. I ricongiungimenti hanno rappresentato il 28% dell'immigrazione a titolo permanente, mentre la fetta da ricondurre a soggiorni in vista di una formazione o di una formazione continua è stata del 12,3%.

Pandemia condiziona flussi

Dato il contesto economico piuttosto instabile, il 2020 è stato caratterizzato da variazioni significative dei moti migratori. Dopo un leggero aumento dell'immigrazione durante il primo trimestre a causa delle prospettive congiunturali favorevoli, il secondo ha segnato un calo, in gran parte dovuto alle misure di protezione per contenere il coronavirus.

Nel terzo e nel quarto trimestre si sono osservati effetti di recupero nell'immigrazione, a seguito della revoca delle restrizioni. Ad essere aumentati sono in particolare gli studenti. Le misure di chiusura adottate in alcuni settori hanno avuto un impatto significativo sull'arrivo di lavoratori stranieri, sottolinea la SEM.

Rispetto al 2019, l'emigrazione ha invece registrato flessioni particolarmente importanti sia nel secondo sia nel terzo trimestre. Questa tendenza va ricondotta alla pandemia, nonché alle difficoltà di spostamento e all'incertezza generale connesse. Negli ultimi tre mesi i numeri sono poi tornati in linea con l'anno prima.
 
 

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