Svizzera

Più clienti svizzeri, ma estate da dimenticare per il turismo

Calo del 41% dei pernottamenti in Svizzera. Solo i Grigioni in aumento, il Ticino rileva il calo pìù contenuto (-6,7%)

(Archivio Ti-Press)
7 dicembre 2020
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Nonostante l'aumento della clientela svizzera, la stagione estiva 2020 è stata da dimenticare per il turismo: nel periodo da inizio maggio a fine ottobre i pernottamenti si sono attestati a 13,4 milioni, con un crollo del 41% rispetto agli stessi mesi del 2019 dovuto all'impatto del coronavirus.

Stando alle cifre diffuse oggi dall'Ufficio federale di statistica (UST) a pesare è stata l'assenza di stranieri, che hanno totalizzato solo 3,2 milioni di notti, con un arretramento del 75% (pari a -9,6 milioni). Il numero di svizzeri è per contro salito del 3,9% a 10,2 milioni (+0,4 milioni).

Tra le tredici regioni turistiche, i Grigioni (+0,9%) sono gli unici a segnare un aumento, seppur lieve, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Il Ticino presenta da parte sua il calo più contenuto (-6,7%), mentre tutte le altre zone mostrano diminuzioni a due cifre, che raggiungono valori notevoli negli agglomerati come Ginevra (-78%), Zurigo (-73%) e Basilea (-63%).

L'UST ha pubblicato anche dati per quanto riguarda il solo mese di ottobre, che a livello nazionale si mostra pure fortemente negativo: le notti censite sono state 3,1 milioni, il 33% in meno del decimo anno del 2019. La crescita degli ospiti indigeni, pari al 15%, non ha potuto far dimenticare l'assenza in massa della clientela straniera (-77%). La dipendenza da queste due tipologie di turisti spiega anche le marcate discrepanze regionali: in ottobre hanno così brillato Ticino (+18%) e Grigioni (+17%), mentre hanno sofferto in particolare Ginevra (-75%) e Zurigo (-67%).

Spostando l'attenzione sull'intero 2020, si può già sin d'ora dire che l'annata turistica elvetica sarà dimenticare. Eppure l'anno era partito bene, con il +6% di pernottamenti in gennaio, confermato in febbraio. Lo scoppio della pandemia ha poi provocato il -62% in marzo, il -92% in aprile, il -79% in maggio e il -62% in giugno. Luglio (-26%), agosto (-28%) e settembre (pure -28%) hanno mostrato un certo recupero, ma ben lungi dal poter sperare di tornare alla situazione ante-Covid. Notizia ancora più sconfortante per gli albergatori: con ottobre (-33%) il ritmo di flessione è tornato sensibilmente ad aumentare.

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