Svizzera

Carcere per i genitori che hanno brutalizzato i figli

Sedici anni e mezzo al padre, 12 alla madre: il Tribunale distrettuale zurighese ha accolto sostanzialmente la richiesta di pena dell’accusa.

(Keystone)
3 settembre 2020
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Zurigo – Il Tribunale distrettuale di Zurigo ha condannato oggi a lunghe pene detentive due genitori, nel frattempo divorziati, per gravi e prolungati maltrattamenti ai danni di due figli, che venivano rinchiusi in cantina, picchiati e lasciati senza cibo. L'uomo passerà 16,5 anni dietro le sbarre, la donna 12.

Durante il processo, tenutosi martedì e mercoledì, i due genitori si sono accusati a vicenda, scaricando sull'ex partner la responsabilità dei fatti contestati. Gli avvocati di entrambi avevano richiesto l'assoluzione dei loro clienti. La legale dell'imputata l'ha definita una "madre molto premurosa", rimasta vittima del regime di terrore instaurato dal coniuge. Il difensore del marito ha invece bollato come "supposizioni" basate sul pregiudizio le accuse al suo assistito di essere una persona violenta.

Il tribunale è però stato di tutt'altro avviso, ritenendo i due colpevoli di molteplici capi d'imputazione. Il marito di ripetute lesioni gravi, esposizione a pericolo della vita altrui, ripetuti sequestri di persona, ripetuti atti sessuali con fanciulli, ripetute coazioni sessuale e violazione del dovere d'assistenza o educazione, la moglie di ripetute lesioni gravi e ripetuti sequestri di persona qualificati.

Il periodo di reclusione inflitto alla coppia non va lontano dalle richieste del pubblico ministero, ovvero 15 anni per il padre e 13 per la madre. L'accusa aveva parlato di prove schiaccianti a loro carico, supportate da dichiarazioni "sobrie, credibili e coerenti" effettuate dai bambini. Altri indizi inconfutabili sono emersi per esempio dalle testimonianze di insegnanti, vicini e medici.

L'elenco delle atrocità addebitate ai due - un 49enne kosovaro e una 48enne svizzera - è lungo e da brividi. Stando alle ricostruzioni, un figlio e una figlia, i più danneggiati, sono stati rinchiusi quasi ogni notte e nei week-end per quattro anni, isolandoli dal mondo esterno. All'inizio ciò avveniva nella loro stanza, poi nella cantina non riscaldata, a volte al buio, senza luce. Il tutto era una vera e propria umiliazione: raramente erano autorizzati ad andare al bagno e la madre si sarebbe spinta a forzare la ragazza a ingerire il suo vomito e il ragazzo a ingurgitare i suoi escrementi.

Inoltre, le percosse erano all'ordine del giorno e ai bambini veniva regolarmente negato il cibo, tanto che il figlio pesava la miseria di 18,5 chili a 9 anni di età. Oggi maggiorenni, entrambi percepiscono una rendita d'invalidità.

Secondo l'atto d'accusa, gli abusi sono cominciati nel 2003 in una casa a schiera di Zurigo, dove la coppia viveva con i loro sette figli e altri due avuti da precedenti relazioni. Il calvario per i due che hanno subito gli abusi più gravi si è concluso solo nel dicembre 2010, quando sono stati collocati in un'istituzione specializzata. La ragazza aveva allora 12 anni e il ragazzo 11. Oltre a essere sottopeso, mostravano un comportamento infantile e avevano un vocabolario molto limitato.

Per l'apertura dell'inchiesta penale si è dovuto aspettare fino al 2017, quando la sorella minore delle due principali vittime ha denunciato il padre, accusandolo di abusi a sfondo sessuale. L'uomo e la donna sono stati arrestati e distanza di pochi mesi nel 2018 e da allora si trovano in regime di carcerazione di sicurezza.

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