Svizzera

Non distruggere l'invenduto per rispetto dell'ambiente

Il Consiglio federale favorevole a esaminare il postulato della consigliera nazionale vodese Chevalley (Verdi)

Peccato buttare la merce nuova (archivio Ti-Press)
21 maggio 2020
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Evitare lo spreco, come la distruzione di articoli nuovi da parte delle aziende produttrici, per mitigare l'impatto dell'economia sull'ambiente. Un tema che il Consiglio federale si dice pronto a esaminare, come chiede un postulato di Isabelle Chevalley (Verdi liberali/VD).

Attualmente, spiega la consigliera nazionale a giustificazione della sua richiesta che il governo raccomanda al plenum di accogliere, le aziende hanno la facoltà di distruggere i loro prodotti rimasti invenduti, come scarpe, profumi, elettrodomestici o altro. Un'assurdità ambientale, uno spreco, secondo la deputata vodese, di cui possiamo fare a meno senza alcuno sforzo. L'esecutivo dovrà, nelle intenzioni di Chevalley, esaminare le misure per lottare contro la distruzione di prodotti nuovi da parte delle imprese.

La Francia, citata ad esempio dalla consigliera nazionale, "ha vietato per principio la distruzione (incenerimento e conferimento in discarica) di prodotti non alimentari nuovi invenduti come vestiti, scarpe, cosmetici, libri o elettrodomestici. La Germania sta esaminando una legge sulla trasparenza relativa alle quantità di merci invendute e all'obbligo di dichiarazione da parte dei fabbricanti.

Mentre il Consiglio federale si dice disposto a studiare il problema, la Commissione dell'ambiente del Consiglio nazionale non vuole attendere oltre: intende infatti presentare un'iniziativa parlamentare volta a rafforzare l'economia circolare per ridurre l'impatto ambientale.

L'iniziativa chiede la modifica della legge sulla protezione dell'ambiente allo scopo d'istituire condizioni quadro per ottenere un miglioramento duraturo dell'uso efficiente delle risorse. Nelle intenzioni della commissione, la Confederazione e i Cantoni dovranno collaborare più strettamente con l'economia, la scienza e la società al fine di promuovere l'utilizzo di materiali riciclabili.

Una parte della Commissione si oppone tuttavia a questa richiesta. Teme infatti gravi conseguenze in termini di costi che non si può pretendere vengano assunti dalla popolazione.

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