Svizzera

In agricoltura gli stagionali non mancano

Nonostante la paziale chiusura delle frontiere, non vi sarebbe carenza di manodopera

7 maggio 2020
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Malgrado la chiusura parziale delle frontiere dovuta al coronavirus gli agricoltori dispongono di sufficiente manodopera per assicurare l'approvvigionamento di frutta e verdura nelle quantità abituali. La pandemia sta però causando costi più elevati.

"Per il momento non sussistono grandi problemi di reclutamento di lavoratori stagionali all'estero o in Svizzera", indica all'agenzia Awp Christian Schönbächler, portavoce dell'Associazione Svizzera Frutta (Asf). L'agricoltura, essendo un settore di importanza sistemica, ha potuto continuare ad assumere dipendenti stranieri. Inoltre molti disoccupati residenti nella Confederazione hanno potuto offrire i loro servizi attraverso piattaforme come Coople e Agrix.ch.

Stando a uno studio condotto nel 2014, l'agricoltura elvetica ha bisogno ogni anno di circa 20'000-25'000 lavoratori stagionali stranieri. Si tratta di maestranze che provengono principalmente da Polonia, Portogallo, Romania e Francia. Per raccogliere le fragole, la frutta locale che richiede più manodopera, sono necessari dai 5000 ai 6000 lavoratori.

In un contesto segnato dalla chiusura delle frontiere causata dalla crisi sanitaria l'assunzione di stagionali dall'estero è però diventata un po' più complicata del solito. Con un contratto di lavoro e, da poco, con un permesso di soggiorno, i lavoratori possono entrare in Svizzera, ma gli agricoltori devono andare a prenderli alla frontiera, poiché il conducente del veicolo che li trasporta deve rimanere dall'altra parte del confine, spiega Markus Waber, funzionario dell'Unione svizzera dei produttori di verdura (USPV).

Anche in Svizzera però ci si sta muovendo. Coople, azienda zurighese specializzata nel reclutamento di personale temporaneo in particolare nel settore della ristorazione e degli eventi, ha notato ultimamente un grande interesse per il lavoro nei campi. "Finora abbiamo assunto lavoratori per quattro agricoltori, per un totale di oltre 3000 ore", spiega la responsabile marketing Annette Burgard. "Per il primo annuncio che abbiamo pubblicato le candidature erano nove volte superiori ai posti disponibili", aggiunge. In un sondaggio condotto tra migliaia di persone registrate sulla piattaforma di Coople, oltre il 90% degli interpellati ha dichiarato di essere interessato a lavorare in una fattoria.

Le maggiori spese per il reclutamento del personale e un raccolto di volume inferiore a causa dell'applicazione delle misure igieniche raccomandate dall'Ufficio federale della sanità pubblica si traducono però in costi di produzione più elevati, sottolinea l'ASF.

Il settore si augura inoltre che la riapertura dei mercati e dei ristoranti l'11 maggio possa portare una ventata d'aria fresca per la vendita. "I commercianti al dettaglio acquistano normalmente il 60% della produzione: il restante 40% è destinato a ristoranti, mercati, vendita diretta e lavorazione", osserva Waber.

Il raccolto di frutta e verdura sembra comunque per il momento buono. Tuttavia è ancora troppo presto per fare previsioni per l'intera stagione, mettono in guardia gli specialisti.

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