‘Svizzera-Ue: un rapporto irrisolto’ è il titolo del volume di fresca pubblicazione, cui hanno lavorato Oscar Mazzoleni e Paolo Dardanelli
Mai in italiano. Sebbene la questione europea sia uno dei temi che dal 1992 ritroviamo costantemente al centro del dibattito politico elvetico, finora non sono mai stati pubblicati analisi e approfondimenti nella nostra lingua. Per rimediare a questa lacuna, ieri è stato presentato a Bellinzona il libro ‘Svizzera-Ue: un rapporto irrisolto’, pubblicato dall’editore Armando Dadò e curato dai professori di scienze politiche Oscar Mazzoleni (Università di Losanna) e Paolo Dardanelli (Università del Kent, nel Regno Unito).
È un libro «fondamentale», visto che attualmente non vi sono altri volumi in italiano che «permettono di approfondire le proprie opinioni» su un tema «così importante per il Ticino», sottolinea a ‘laRegione’ Mazzoleni. Il professore ha anche dedicato un capitolo proprio al cantone italofono, intitolato ‘Ticino, laboratorio dell’euroscetticismo svizzero’?. La risposta alla domanda è: «Fino a un certo punto». È infatti vero che in Ticino il fronte degli euroscettici è molto forte sin dalla votazione sullo spazio economico europeo del 92. Ciò è da un lato dovuto al fatto che si tratta di un cantone periferico e di frontiera e dall’altro alla presenza di un partito come la Lega che è riuscito a fare suoi i timori dei cittadini legati ai rischi per l’indipendenza, la sovranità nazionale e il federalismo. D’altro canto ci sono però anche «altri cantoni (come Basilea o Ginevra) con persone euroscettiche, ma meno numerose rispetto a quelle in Ticino», precisa Mazzoleni.
Attualmente è l’accordo quadro con l’Ue a tenere banco nell’agenda politica elvetica. Anche se con alcune limitazioni legate alle imminenti elezioni federali di ottobre: solo l’Udc fonda la sua campagna in gran parte sulla questione europea. Ma come si posizioneranno i fronti nella prossima legislatura? «Molto dipenderà anche dal risultato della votazione sull’iniziativa Udc» che mira ad annullare la libera circolazione della persone. «L’esito del voto mostrerà se i cittadini sono disposti a sacrificare gli accordi bilaterali in nome dell’indipendenza». Il dibattito sull’opportunità di firmare o no l’accordo quadro sarà pure influenzato dalla posizione assunta «dal Consiglio federale – per ora non proprio chiarissima –, dalla sinistra (molto critica verso la versione attuale) e dalla nuova Commissione europea».
In altre parole bisognerà capire «se la Svizzera riuscirà a rinegoziare con l’Ue su alcune questioni oggi molto divisive e se da parte sua Bruxelles sarà disposta a discuterne».