Svizzera

Alpinisti congelati ad Arolla, nessun responsabile

L'inchiesta non ha evidenziato alcuna colpa imputabile alle persone sopravvissute alla notte dell'aprile 2018 in cui avevano perso la vita sette membri della comitiva

Keystone
29 agosto 2019
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Il Ministero pubblico vallesano intende archiviare il dossier sulla tragedia in montagna del 30 aprile 2018 nella regione di Arolla (Canton Vallese), che aveva causato sette morti. Non è infatti  emersa alcuna responsabilità e pertanto nessuno verrà perseguito dalla giustizia. 

Le indagini hanno permesso di stabilire lo svolgimento del dramma, che ha coinvolto 14 alpinisti di due gruppi diversi. Fra questi vi era anche Mario Castiglioni, 59enne comasco residente in Valle di Muggio, contitolare della MGL Mountain Guide di Chiasso, società che aveva organizzato la spedizione. L'uomo, così come la moglie di origini bulgare, figura fra le vittime.

Stando a un comunicato odierno della procura cantonale, le due comitive, che procedevano in senso opposto, si sono allontanate dall'itinerario da seguire a causa del significativo e improvviso peggioramento delle condizioni meteorologiche. Gli escursionisti si sono ricongiunti, tentando di unire le forze per cercare di raggiungere la capanna Vignettes, a 3157 metri di quota.

Gli sforzi sono però risultati vani. In sette sono morti, principalmente per ipotermia oppure - è il caso proprio di Castiglioni - per una caduta. Gli altri sette hanno subito un assideramento fortunatamente non fatale.

Secondo il ministero pubblico, i due gruppi sono stati colti di sorpresa dalla pessima meteo incontrata dopo aver valicato il passo della Serpentine. L'inchiesta non ha evidenziato alcuna responsabilità penale imputabile a una persona ancora in vita.

Le persone decedute sono tutte di nazionalità italiana, a parte la donna bulgara. Gli alpinisti sono rimasti bloccati da una violenta tempesta mentre erano impegnati nella traversata Chamonix-Zermatt. Sono stati costretti a trascorrere la notte all'aperto, con temperature fino a -20 gradi.

La leggenda dell'alpinismo Reinhold Messner aveva definito la tormenta un "whiteout", una sorta di nebbia di neve e vento gelido fortissimo. Chi vi si trova intrappolato non ha colpe, perché non vede più niente e non riesce a individuare nemmeno un rifugio a un centinaio di metri, aveva spiegato l'italiano.

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