Svizzera

Salari minimi nei distributori: tre deputati rilanciano

Carobbio, Pantani e Quadri interrogano il governo federale dopo la disparità di trattamento riservata al Ticino

(foto Ti-Press)
6 giugno 2018
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Tiene banco a Palazzo federale la questione della disparità di trattamento del personale ticinese delle stazioni di servizio. Tre i deputati che, all'indomani della manifestazione a Berna, rilanciano la palla nel campo del governo federale. 

La socialista Marina Carobbio richiama sul fatto che nel novembre 2015 era stato firmato il Contratto collettivo di lavoro per i negozi delle stazioni di servizio, che prevede anche dei salari minimi. Il Consiglio federale, ricorda, ne ha decretato l'obbligatorietà generale su tutto il territorio, tranne che  per i salari minimi per il Canton Ticino. Di conseguenza: '“Come intende il Consiglio federale garantire salari dignitosi anche in Ticino e soprattutto che passi intende intraprendere per introdurre un salario minimo in questo settore anche in Ticino come in tutta la Svizzera”?

Dal canto suo la collega Roberta Pantani della Lega rilancia: “Tenuto conto delle condizioni già precarie del mercato del lavoro in Ticino, il Consiglio federale non pensa che questa mancata applicazione dei salari minimi previsti dal CCL alimenti fenomeni di dumping salariale, soprattutto nelle zone di frontiera”?

Infine, Lorenzo Quadri, sempre della Lega, conclude sollecitando:“ Consiglio di Stato ticinese ha chiesto di applicare anche in Ticino il salario minimo di cui sopra, preoccupato che la sua assenza fomenti fenomeni di dumping salariale. Il CF prevede di rivalutare la situazione nel senso richiesto anche dal governo ticinese”?

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