Svizzera

Assolto il fondatore di Dignitas

Il Tribunale distrettuale di Uster ha prosciolto Ludwig A. Minelli dall'accusa di istigazione al suicidio e usura

Ludwig A. Minelli (Keystone)
1 giugno 2018
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Il Tribunale distrettuale di Uster, nel canton Zurigo, ha prosciolto oggi Ludwig A. Minelli, fondatore dell’organizzazione di assistenza al suicidio Dignitas e gli ha concesso un risarcimento di 135mila franchi a carico dello Stato. L’85enne era accusato di ripetuta istigazione al suicidio e di usura. Il processo si era tenuto lo scorso 18 maggio.

Il pubblico ministero accusava Minelli e la sua organizzazione – che ha appena festeggiato i 20 anni di attività – di aver agito a scopo di lucro in relazione alla morte di tre cittadine tedesche che si erano rivolte a Dignitas nel 2003 e nel 2010, incassando molto più del dovuto. La corte non ha però seguito le argomentazioni del procuratore, che chiedeva per Ludwig Minelli una pena pecuniaria con la condizionale di 360 aliquote giornaliere da 180 franchi, ossia 64’800 franchi in tutto, oltre a una multa di 7500 franchi e il pagamento delle spese giudiziarie. Ora invece sarà il Cantone a dovergli pagare un cospicuo risarcimento, perché secondo il tribunale l’accusa non è riuscita a provare che ci siano stati intenti egoistici da parte dell’imputato. I 135mila franchi gli consentiranno di pagare le spese legali.

Nel 2003 Dignitas aveva accompagnato alla morte una 80enne, che non era malata terminale e che aveva in precedenza lasciato in eredità all’organizzazione 100mila franchi. Stando all’atto d’accusa, i costi effettivi di un suicidio assistito dovrebbero essere di poche migliaia di franchi. L’inchiesta si è concentrata anche sul doppio suicidio assistito nel 2010 di una madre di 84 anni e della figlia di 55. Ognuna di loro avrebbe pagato circa 10mila franchi, sebbene i costi effettivi ammontassero – sempre secondo l’accusa – a non più della metà di tale cifra.

L’aiuto al suicidio è di principio legale in Svizzera. Tuttavia non se è prestato "per motivi egoistici". Chiunque con tali intenti istighi qualcuno a togliersi la vita o gli presti aiuto è punito con una pena detentiva fino a cinque anni o con una pena pecuniaria, prevede l’articolo 115 del Codice penale. Al processo Minelli si era difeso sparando a zero sul pubblico ministero e definendo inconsistenti e assurde le accuse. La Procura – aveva detto – non ha trovato la benché minima prova di un suo arricchimento, che non c’è stato.

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