Svizzera

Una 'grande avventura' senza ritorno

Passo dopo passo la tragedia della Haute Route che ha fatto sei vittime, tra cui la guida e la sua compagna che vivevano in Valle di Muggio

(foto Keystone)
1 maggio 2018
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È stabilito a sei morti il bilancio di vittime del dramma consumatosi tra domenica e lunedì nella regione di Arolla, in Vallese. Ieri è morta anche Kalina Damyanova, di nazionalità bulgara, di 52 anni, ricoverata per una grave ipotermia. Tre persone – un ticinese di 72 anni, una donna italiana di 43 anni e una francese di 56 – versano ancora in condizioni critiche. Una di loro si trovava ieri sera tra la vita e la morte, ha reso noto la Polizia cantonale vallesana. Gli altri cinque deceduti sono tutti italiani, tra cui la guida alpina Mario Castiglioni, che aveva organizzato la traversata assieme alla moglie (la cittadina bulgara morta ieri) ed Elisabetta Paolucci, 44 anni, Marcello Alberti, di 53 anni, e Gabriella Bernardi, 53 anni, questi ultimi marito e moglie, tutti e tre di Bolzano e amici da tempo. Elisabetta Paolucci, insegnante di italiano, poco prima della traversata aveva scritto: “Parto domani per la mia grande avventura”.

Mai arrivati

Gli alpinisti, in totale quattordici, facevano parte di due comitive diverse, impegnate nella classica traversata scialpinistica Chamonix-Zermatt. I due gruppi erano partiti domenica dalla Cabane des Dix (2’928 metri) alla volta della Cabane des Vignettes in prossimità della quale sono stati bloccati da una violenta tempesta (in un primo tempo, fonti di stampa avevano informato che il gruppo Castiglioni era diretto al Rifugio Nacamuli, sul versante italiano, e che avrebbe deviato verso il Col des Vignettes a causa del maltempo). Un peggioramento delle condizioni meteo (con venti fino a 80 chilometri orari e una temperatura percepita di venti gradi sotto zero) ha impedito di raggiungere la Cabane des Vignettes – a 3’157 metri di quota fra la Pigne d’Arolla e il Mont Collon – e costretto le due comitive a trascorrere la notte all’aperto, con temperature scese a meno 20 gradi, quando Castiglioni era già morto cadendo dalle rocce nel tentativo di raggiungere il rifugio per chiedere soccorsi. L’allarme è perciò stato dato solo lunedì mattina verso le 6.30 su segnalazione del guardiano della capanna alpina, avvertito, secondo alcune ricostruzioni, da due sciatori che avevano raccolto le grida con le richieste di aiuto del gruppo di dispersi. Subito è stata avviata una vasta operazione di ricerca cui hanno preso parte sette elicotteri di Air Glaciers, Air Zermatt e Rega, nonché diversi medici e guide alpine. Al momento del ritrovamento gli escursionisti – italiani, francesi e tedeschi – soffrivano di ipotermia. Verso le 12.30 di ieri gli alpinisti erano già stati trasportati in diversi ospedali della regione.

Una guida esperta

La traversata, partita il 26 aprile, avrebbe dovuto terminare proprio ieri, ed era stata organizzata dalla Mlg Mountain Guide di Chiasso, un cui contitolare era proprio Mario Castiglioni. Castiglioni, alpinista con una vasta esperienza sulle Alpi e sui gruppi extraeuropei, dal Caucaso, alle Ande all’Himalaya (con due “ottomila” all’attivo), conosceva molto bene la Chamonix-Zermatt, lungo la quale aveva accompagnato più volte numerosi clienti. “Era una persona di 59 anni con una forza e un’energia che neanche i ventenni hanno. Un personaggio unico”. Così lo ha ricordato l’aspirante guida alpina Marco Bigatti, da poco entrato alla Mlg Mountain Guide. “Non so quante guide – ha detto Bugatti citato dall’Ansa – abbiano all’attivo così tanti giri in tutto il mondo. Ha lavorato in tutte le discipline, soprattutto sullo sci, andando ovunque a fare scialpinismo”.

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