Svizzera

Il 'no' all'iniziativa per l'attuazione visto dai giornali d'Oltralpe

29 febbraio 2016
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Il no del popolo svizzero all’iniziativa per l’attuazione delle espulsioni di criminali stranieri viene accolto con soddisfazione dalla stampa elvetica. Molti commentatori non esitano a vedere nel voto una svolta, dopo i passati numerosi successi dell’UDC, e non mancano coloro che fanno collegamenti con la votazione sull’immigrazione di massa. Qualcuno però avverte: attenzione a onorare le promesse fatte.

Neue Zürcher Zeitung – Una volta ancora è andata bene. Lo stato di diritto non ha subito danni, la separazione dei poteri rimane intatta. Soprattutto gli stranieri possono tirare un sospiro di sollievo, non saranno confinati nel ghetto di una giustizia di prima e seconda classe. Si conferma la tendenza in atto da decenni: il popolo dibatte sulla politica degli stranieri, ma le pseudo-soluzioni estreme vengono respinte.

Tages-Anzeiger – È stato un gran giorno per la Svizzera, uno terribile per l’UDC, battuta sul campo di casa, quello della politica degli stranieri. Difficile sopravvalutare questo voto, perché la posta in gioco era altissima, sia politicamente che a livello privato per gli stranieri. L’esito va collegato con quello del 9 febbraio 2014: allora molti votarono per l’iniziativa contro l’immigrazione di massa, sperando poi che in qualche modo ci si sarebbe messi d’accordo con l’Ue. Due anni dopo i cittadini hanno visto che non si è fatto un passo avanti. La disillusione ha fatto sì che questa volta i votanti abbiano affrontato il tema con più attenzione.

Der Bund – La fiducia del popolo nei giudici e nel parlamento è molto più grande di quanto sostenuto dall’UDC. Il no all’iniziativa per l’attuazione è un fiasco per i populisti e una vittoria della ragione e dell’empatia.

Basler Zeitung – Ieri non ha vinto la "società civile", come ha detto qualcuno, bensì la fiducia di una maggioranza dei cittadini nei confronti della legge votata dal parlamento per mettere in pratica l’iniziativa sull’espulsione del 2010. Si tratta comunque solo di una vittoria con la condizionale: il voto potrà essere considerato un successo per la Svizzera solo se le persone e le loro proprietà si vedranno meglio protette.

Nordwestschweiz – La novità importante è stata l’interconnessione digitale degli oppositori all’iniziativa. Anche il denaro per inserzioni e manifesti è stato spesso raccolto attraverso il crowdfunding. È possibile che questo nuovo approccio sul lungo periodo possa fare la differenza e che l’UDC alle urne possa essere messa nell’angolo in materia di politica estera e degli stranieri.

Blick – Ora della Svizzera si può essere fieri un pochino di più di prima. L’UDC ha bisogno di una latente xenofobia per la sua politica, il paese invece no. Gli oppositori si sono finalmente attivatati: chi non si mobilita e non va a votare non può poi lamentarsi. Il voto ha mostrato che la Svizzera al di là dell’UDC si è finalmente svegliata: era ora.

Berner Zeitung – Ancora una volta da soli contro il resto del mondo: l’UDC fa una politica di opposizione, nonostante abbia conquistato un secondo seggio in Consiglio federale. La promessa fatta di assumere maggiore responsabilità e di muoversi nella concordanza non è stata onorata. La conferma si avrà in giugno: con il referendum contro la legge sull’asilo l’UDC silura un compromesso che prima aveva sostenuto.

St. Galler Tagblatt – Interessante è il modo in cui è stata sconfitta l’UDC: da una coalizione di partiti e organizzazioni, certo, ma soprattutto da un movimento popolare. Il voto potrebbe rappresentare una cesura nel funzionamento politico.

Neue Luzerner Zeitung – L’iniziativa ha mobilitato una forte opposizione nelle città e nelle cerchie accademiche: questa volta molti non si sono limitati parlare dicendo no, sono anche andati a votare.

Südostschweiz – I votanti si sono chiaramente espressi per la divisione dei poteri e lo stato di diritto: un segnale importante anche per l’estero.

Schaffhauser Nachrichten – La maggioranza ha capito che l’iniziativa rappresentava un inasprimento del testo approvato nel 2010, e non una sua attuazione. Il no a due mesi dagli eventi di Colonia è notevole.

Le Temps – Gli svizzeri hanno preferito la via della saggezza alla pirotecnica politica. La magia nera dell’UDC non ha funzionato. Era da tempo che il partito non sembrava così lontano dal popolo e dalle sue preoccupazioni. Sembra quasi che l’UDC faccia parte delle élite sconnesse dal popolo che lei stessa denuncia.

Le Matin – Il popolo ha detto no a un partito che trasforma il nostro paesaggio politico in campagna politica permanente. È stufo degli attacchi a ripetizione contro le istituzioni. La palla è ora nel campo dei giudici e dei cantoni: devono onorare gli impegni presi.

La Liberté – La Svizzera liberale e umanista può ringraziare l’UDC, perché il paese si è ritrovato capace di serrare i ranghi. La grande soverchieria voluta dal partito di Toni Brunner non è passata.

24 heures – Non si gioca con l’equilibrio del paese. A due anni dal 9 febbraio 2014 ha pesato l’impressione che l’UDC sollevi problemi ma non porti le necessarie soluzioni. Il paese si è risvegliato.

Le Nouvelliste – L’UDC è stata sconfitta, certo, ma a guardare bene è riuscita a dettare l’agenda politica. Il partito è solo contro tutti, ma adora questo scenario: ne trae la sua forza e non vi è ragione perché questo cambi. A meno che i partiti borghesi non imparino la lezione, decidendosi finalmente ad ascoltare il popolo e a considerare i suoi dubbi, le sue paure e i suoi bisogni. (ats)

 

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