Giovedì il Cio sceglierà il nome del suo prossimo presidente, chiamato a raccogliere l'eredità di personaggi dalla condotta non sempre specchiata
Fra gli eventi sportivi della settimana, spicca la 144esima sessione del Comitato olimpico internazionale – in agenda da domani fino a venerdì – che prevede nelle proprie trattande il non banale momento dell’elezione del suo presidente, il decimo della lunga storia del governo dello sport mondiale.
Si tratta infatti di una carica sempre più ambita, innanzitutto per l’importanza vieppiù significativa che il movimento olimpico ricopre a livello planetario, ma soprattutto per la ricchezza e i privilegi – da più parti giudicati eccessivi – che il mandato garantisce al fortunato eletto, fra cui l’uso gratuito per l’intera durata del mandato (minimo otto anni) della più prestigiosa suite del più caro hotel di Losanna, che vien via per il modico prezzo di circa 4mila franchi a notte, tanto per intenderci.
Sarà nell’esclusiva cornice di Costa Navarino, meta di vacanze eco-chic per vip situata nel Peloponneso, che verrà espresso il voto per designare il successore del tedesco Thomas Bach, in carica dal settembre del 2013. I delegati dovranno scegliere fra Faysal bin al-Husayn (fratello del re di Giordania), David Lappartient (francese, presidente dell’Unione ciclistica internazionale), Johan Eliasch (svedese, padrone della Head, marchio di sci, racchette da tennis ecc.), Kirsty Coventry (politica ed ex nuotatrice dello Zimbabwe), Lord Sebastian Coe (barone di Ranmore, ex stella britannica del mezzofondo e presidente di World Athletics) e Juan Antonio Samaranch junior, spagnolo e figlio 66enne di quell’Antonio Samaranch che ricoprì l’incarico in questione dal 1980 al 2001, periodo durante il quale finì più volte sotto i riflettori a causa di una gestione non proprio limpida della causa olimpica.
Del resto, già in gioventù si era fatto notare per una condotta come minimo censurabile: vestendo la camicia azzurra della Falange, nel 1939 a Barcellona aveva capeggiato i cortei fascisti che celebravano la ‘liberazione’ della città, dando ordine di riempire di botte – ed elargendo manganellate in prima persona – chiunque venisse sorpreso a parlare catalano. Performance che lo fecero entrare nelle simpatie di Francisco Franco, di cui divenne poi fraterno amico e grazie al quale scalò tutte le gerarchie in quella Spagna ostaggio della dittatura.
Samaranch padre non fu a ogni modo l’unica canaglia ad aver condotto la massima istanza sportiva: ancor peggiore di lui fu infatti lo statunitense Avery Brundage (1887 - 1975, in carica dal 1952 al 1972), noto antisemita e strenuo sostenitore di Adolf Hitler e del Terzo Reich. Era ancora sul trono del Cio nel 1972, quando alle Olimpiadi di Monaco di Baviera un commando di terroristi palestinesi sequestrò, stuprò, mutilò e infine uccise 11 atleti israeliani. Ebbene, quella tragica mattina Brundage ordinò che le gare continuassero normalmente, e fu solo a malincuore che accondiscese alla sospensione delle competizioni in scaletta nel pomeriggio. Alla cerimonia di commemorazione allestita l’indomani, il mammasantissima dei cinque cerchi nel suo discorso riuscì a evitare il benché minimo riferimento alle vittime del vile e atroce attentato ed ebbe il coraggio di paragonare la strage di quel funesto 5 settembre all’esclusione dai Giochi della Rhodesia razzista, votata dalla maggioranza del Comitato ovviamente contro il suo volere. ‘Crimini di uguale gravità’, li definì senza alcuna vergogna l’ex pentatleta e decatleta del Michigan.
Del resto, stiamo parlando del farabutto che pretese e firmò la radiazione degli afroamericani Carlos e Smith dopo l’episodio dei pugni guantati di nero ai Giochi messicani del 1968. E che, ancor prima, quando era a capo dello sport a stelle e strisce, fece in modo che della delegazione statunitense giunta a Berlino per le Olimpiadi del 1936 non facesse parte alcun atleta ebreo. Due di loro, gli staffettisti Marty Glickman e Sam Stoller, giurando di avere da tempo abiurato il credo dei propri padri, riuscirono lo stesso a imbarcarsi per l’Europa, ma Brundage, per non scontentare il suo amico Adolf, all’ultimo momento decise comunque di escluderli dalla finale della 4x100.