A Saalbach il podio si tinge tutto di rossocrociato: primi Von Allmen e Meillard, secondi Monney e Nef, terzi Rogentin e Rochat.‘È qualcosa di pazzesco’
Primi, secondi e terzi. Trentotto anni dopo l’ultima volta, e per la terza in assoluto, la Svizzera ha centrato un’impresa storica. Pur senza annoverare nei suoi ranghi Marco Odermatt, atteso al cancelletto di partenza del gigante di domani, i rossocrociati hanno lasciato solo le briciole agli avversari nella combinata a squadre maschile di Saalbach al termine di una giornata memorabile.
Mentre i concorrenti più pericolosi venivano via via eliminati fra i paletti stretti, Meillard ha spinto la squadra ‘Svizzera 1’ al sorpasso ai danni di Alexis Monney e Tanguy Nef: se nella discesa Monney era stato il più veloce, la buona prova di Loïc Meillard in slalom al tirar delle somme ha fatto la differenza. Per un pugno di centesimi di secondo. A completare la giornata festosa ci ha pensato Marc Rochat, che con una manche priva di sbavature e chiusa con il terzo miglior tempo ha portato ‘Svizzera 4’ (completata da Stefan Rogentin) dall’ottava posizione al terzo gradino del podio.
Già laureatosi campione del mondo nella discesa di domenica, Von Allmen ha dunque centrato la doppietta iridata discesa/combinata, imitando quanto aveva fatto ventiquattr’ore prima la statunitense Breezy Johnson (martedì in coppia con Mikaela Shiffrin). E Alexis Monney ha dal canto suo aggiunto anche un argento al suo bottino a Saalbach, dopo il bronzo sempre nella libera. L’immagine dei sei svizzeri sul podio (con i due velocisti col capo rasato dopo i festeggiamenti al termine della discesa), con tanto di Marco Odermatt presente a bordo pista per celebrare questa tripletta benché avesse deciso di non partecipare a questa prova, è la perfetta fotografia dello spirito che regna all’interno del clan rossocrociato a Saalbach: una squadra vincente, ma anche e soprattutto affiatata.
Il riassunto della giornata sta tutto nelle parole di Meillard: «Non so cosa stia succedendo a questa squadra, ma è qualcosa di pazzesco. È semplicemente fantastico: la giornata non poteva essere più perfetta di così». Franjo von Allmen stenta ancora a crederci: «Sono alla mia seconda stagione di Coppa del mondo, e ancora sono contento quando riesco a finire una gara tra i primi dieci. Per questo non riesco a esprimere a parole quello che sta succedendo qui. La prestazione di tutta la squadra svizzera è incredibile; è una cosa da libri di storia! Non so quante gare come questa potrebbero reggere i miei nervi... Sono stato felice di poter fare da apripista: già solo in questo ruolo la pressione era parecchia; non avrei voluto trovarmi nei panni di Loïc oggi».
«Ho messo sotto pressione Tanguy realizzando il miglior tempo nella discesa – scherza Monney –. Avrei quasi preferito che Franjo si fosse rivelato più veloce di me, per evitare al mio compagno di squadra di partire per ultimo nello slalom: in una seconda manche di una combinata come questa lo stress è particolarmente difficile da gestire». «I discesisti non sono abituati alle seconde prove – è la replica di Nef –. Ad ogni modo non potevo desiderare di meglio per il mio primo podio della carriera. E poterlo dividere con Alexis ai Mondiali è qualcosa di pazzesco. Come squadra svizzera siamo sul tetto del mondo, e questa è una cosa davvero speciale».
Ottavo dopo la discesa a 1"06 da Monney, Stefan Rogentin ha dal canto suo messo Marc Rochat in buone condizioni per la sua prova fra i paletti stretti. E su un tracciato che ha mietuto parecchie vittime fra i big (fra cui i vari Daniel Yule, Clément Noël, Marco Schwarz, Manuel Feller e Alex Vinatzer), il vodese non si è lasciato scappare la sua chance. Quando per loro il podio è divenuto una certezza, il losannese non è più riuscito a trattenere le lacrime.
«È difficile descrivere le emozioni che sto provando in questo momento – sottolinea ‘Rocket’ –. Ed è ancora più bello perché è stato un amico a mettermi in buona posizione: alla fine le stelle si sono allineate. Ero contento di partire in ottava posizione e molto sereno: le condizioni ideali su una pista ideale. La notte precedente avevo sognato di questa medaglia di bronzo, e in passato non mi era mai successo di sognare qualcosa di positivo alla vigilia di una gara. In generale, ad animare quelle nottate sono piuttosto gli incubi. Ecco perché stamane, quando mi sono svegliato, ero un po’ scosso. Mi piace pensare che tutto questo abbia avuto un influsso positivo sulla mia prova».
L’ultima volta che tre elvetici erano riusciti a occupare per intero il podio iridato correva l’anno 1987, quando nella discesa libera di Crans-Montana Peter Müller si era messo al collo la medaglia d’oro, Pirmin Zurbriggen quella d’argento e Karl Alpiger quella di bronzo. E risale addirittura alla notte dei tempi l’unica altra tripletta rossocrociata in occasione dei Campionati mondiali: nel 1931, a Mürren dove, in occasione della primissima edizione, sempre in discesa, Walter Prager precedette nell’ordine Otto Furrer e Willi Streuli. Ma negli anni Trenta, solo sette nazioni partecipavano ai Campionati mondiali di sci: Svizzera, Austria, Germania, Italia, Norvegia, Regno Unito e Australia.
A quattro gare dalla fine della rassegna iridata di Saalbach, la Svizzera porta dunque il suo bottino iridato a quota 8 medaglie, di cui tre del metallo più pregiato (tutte raccolte in campo maschile). E considerato che all’appello mancano ancora i due slalom giganti (oggi quello femminile e domani quello maschile) e due slalom (nel weekend) ci sono speranze concrete che il saldo complessivo possa essere ulteriormente impreziosito.