I bianconeri vanno sotto 2-0 nella serie con l’Ajoie, e nel Giura parla soltanto il nuovo ‘diesse’ Janick Steinmann. ‘Lasciamo in pace i giocatori’
Porrentruy – Basta anche una sola azione per capire. Quella del definitivo 3-1, a porta vuota, a trentotto secondi dal termine di un’altra serata da incubo per il Lugano: nel tentativo di imbastire quello che sarebbe stato il disperato assalto finale, Jiri Sekac cicca il rilancio in zona neutra regalando il puck ai giurassiani, e quando Hazen e il ticinesissimo Romanenghi si presentano davanti alla porta sguarnita, facendosi beffe del povero Alatalo. È il colpo di grazia, per un Lugano già barcollante di suo che stramazza violentemente al suolo in una Raiffeisen Arena con gli ormoni a mille. Perché da queste parti, nessuno, ma proprio nessuno, nemmeno il più inguaribile tra gli ottimisti, avrebbe mai osato pensare a un Ajoie avanti 2-0 nel playout con il Lugano. Soprattutto pensando che, una volta tanto, erano proprio gli uomini di Ireland ad avere qualcosa da perdere – e per la primissima volta in stagione –, dopo aver espugnato il ghiaccio della Cornèr Arena due giorni prima.
Quel Lugano che doveva reagire, invece ci ha solo provato. Timidamente pure, se si pensa che per la stragrande maggioranza del tempo il disco ce l’hanno avuto i giurassiani, che pur con tutti i loro limiti hanno saputo restare in vita nonostante il precoce vantaggio bianconero, firmato da un Luca Fazzini che di questi tempi è quasi un predicatore nel deserto, sfruttando poi le occasioni più propizie per colpire. E per il quarto powerplay della Lega, cosa ci può essere di più propizio di uno sgambetto di Morini (pur sfortunato, per carità) ai danni di Bellemare, al 40’27’’, sul risultato di 0-1, mentre in panchina già c’è Alatalo per una bastonata a Romanenghi? Nulla. Infatti, bastano due secondi al solito T.J. Brennan per armare un missile terra-aria che s’infila nell’angolino.
Ma quello è solo l’inizio, per un Lugano approssimativo e pasticcione, vittima dei suoi dubbi ancor prima che delle reali preoccupazioni. E quando, una dozzina di minuti dopo, l’inesauribile (e indisturbato) Romanenghi porta il puck a spasso dietro la gabbia di Huska, riuscendo poi in maniera altrettanto indisturbata a fiondarsi nello slot a caccia di un rimbalzo sulla conclusione di Maurer, davanti ai cinque bianconeri che sembrano statuine, piazzando un perfido disco tra i gambali di Huska, anche il più inguaribile degli ottimisti – ticinesi, stavolta – capisce che ormai è andata.
E adesso? Adesso, dopo la seconda sconfitta in altrettante partite di questa serie, il Lugano prova a smorzare i toni, per «lasciare tranquilla la squadra in questo momento difficile». Parola di Janick Steinmann, il nuovo direttore sportivo bianconero, che alla prima volta in cui apre bocca lo deve fare per metterci la faccia, dopo un’altra serata disgraziata. «Nessuno qui sta panicando – sono le prime parole del nuovo Gm del Lugano, che sino a ieri era inavvicinabile –. Semplicemente la squadra viene da due sconfitte durissime da digerire e davanti a sé ha altre partite assai impegnative: in un momento come questo la cosa migliore che si possa fare è garantire ai giocatori tutto il supporto necessario. Come, appunto, sollevandoli dal presentarsi davanti ai giornalisti al termine della partita. Perché i ragazzi sono tutti consapevoli di quanto sia delicata la situazione e ne sentono la pressione sulle spalle. Ecco perché stasera ci sono io e non loro a rispondere alle domande dei giornalisti».
Naturalmente, Steinmann sperava di debuttare davanti a microfoni e calepini con ben altre premesse. «Sono in carica soltanto da un paio di settimane, ma questo è il mio ruolo nell’organizzazione, e se i giocatori sul ghiaccio lottano per il risultato, io invece mi devo adoperare per garantire loro le migliori condizioni possibili per poterlo fare. Io sono persuaso che restando uniti e marciando assieme avremo ancora la nostra occasione per uscire vincitori da questa serie. Di certo, già dalla prossima partita, i ragazzi faranno di tutto per invertire la tendenza».
Per chi se lo chiedesse, il Lugano non ha alcuna intenzione di operare nuovi cambi a livello di guida tecnica. «No, assolutamente no. Il nostro coach sta facendo un buon lavoro e i ragazzi sanno cosa devono fare. Ora dobbiamo solo continuare a insistere, a tirare sul portiere avversario cercando le reti sporche per portare il ‘momentum’ della serie dalla nostra parte».