I bianconeri escono a mani vuote dalla Swiss Life Arena, dimostrando però di aver già compiuto diversi passi avanti. ‘Tuttavia c’è ancora da migliorare’
Zurigo – È un clima di rammarico quello che si respira nel corridoio degli spogliatoi al termine della partita di sabato sera, perché il Lugano, per la prestazione mostrata sul ghiaccio dei campioni in carica, avrebbe meritato qualcosina di più. Tuttavia, ancora una volta, come spesso è successo durante questa stagione, gli uomini capitanati da Calvin Thürkauf hanno pagato a carissimo prezzo alcune distrazioni difensive, cinicamente sfruttate dai padroni di casa. Ma quella vista questo weekend è comunque una squadra diversa rispetto a quella a cui ci si era abituati nelle ultime settimane: sono infatti ritornate quelle componenti fondamentali per riuscire ad avere successo, come la grinta e l’attenzione in pista. Carr e compagni sono (finalmente) parsi decisi a risollevare una situazione che rimane drammatica, pur se c’è ancora un po’ di tempo per provare a invertire la rotta. E il bilancio del primo weekend di Uwe Krupp è sicuramente positivo, come conferma lo stesso allenatore al termine dell’incontro: «Questo weekend abbiamo giocato delle buone partite – dice il cinquantanovenne coach tedesco –. A Zurigo abbiamo sfidato una delle squadre migliori in tutta Europa, ma siamo comunque rimasti a lungo in partita. Per battere un avversario del genere è necessario che tutto vada per il verso giusto. L’episodio decisivo è stato il ferro colpito da Dahlström quando eravamo sotto di una rete, ma al di là di un po’ di fortuna, i Lions dispongono di una rosa capace di sfruttare ogni minimo errore. Tuttavia, secondo me la nostra prestazione era sufficiente per guadagnare almeno un punto».
L’impronta di Krupp è evidente, con un sistema che si differenzia parecchio rispetto a quanto proposto durante il resto della stagione. Se in difesa rimangono diverse lacune su cui lavorare, nel gioco offensivo si sono visti molti progressi, con molti meno dischi gettati negli angoli e le azioni degli attaccanti molto più mirate verso la porta avversaria. È aumentata infatti la pressione sul portiere avversario e la presenza nello slot, come conferma capitan Thürkauf. «Abbiamo parlato molto in questi giorni nello spogliatoio su come proteggere meglio la nostra zona difensiva. Krupp ha messo tanto l’accento sull’andare a prendere i rimbalzi e mettere energia davanti alla porta. Nel complesso abbiamo applicato bene le consegne, ma abbiamo ancora molto da migliorare».
Un punto in cui si è visto un netto miglioramento è sicuramente il powerplay, vero e proprio tallone d’Achille del Lugano nelle ultime stagioni, mentre nel fine settimana nelle situazioni con l’uomo in più i bianconeri hanno giocato con maggior fluidità, cercando maggiormente la porta avversaria, e il risultato è che venerdì sera sono arrivate ben due segnature, mentre l’unica superiorità numerica avuta sabato a Zurigo ha permesso ai bianconeri di creare diversi pericoli per la porta di Zumbühl. «Abbiamo giocato il powerplay in maniera più diretta, tirando di più e creando maggiore traffico – aggiunge Thürkauf –. Non abbiamo cercato la giocata perfetta: quando una linea di tiro era libera, siamo andati subito alla conclusione». Un miglioramento fondamentale anche pensando al finale di stagione, quando gli spazi in situazioni di 5 contro 5 diminuiranno e lo sfruttamento delle situazioni speciali diventerà cruciale.
Come già venerdì contro il Davos, anche sabato alla Swiss Life Arena uno dei temi di discussione è stata la scelta di Krupp di confermare per la seconda volta tra i pali lo slovacco Adam Huska, che fino a quel momento aveva visto il ghiaccio con il contagocce dal suo arrivo in riva al Ceresio. Il tecnico bianconero ha così motivato la sua scelta: «È stata una serie di fattori a portarmi a questa decisione. Adam è un ottimo portiere, ma non ha mai avuto il ‘momentum’ dalla sua, visto che non aveva iniziato nel migliore dei modi la sua avventura a Lugano. A noi servono due portieri e io volevo dargli fiducia. Ha risposto bene e potrà fornire il suo contributo alla squadra». A Zurigo il portiere slovacco è stato autore di una prova nel complesso sufficiente, senza le clamorose sviste che lo avevano contraddistinto nelle poche uscite in bianconero, tuttavia Huska non sembra in grado di garantire quelle prestazioni che possono cambiare la partita, perché fin qui non è riuscito a illustrarsi in interventi decisivi per salvare il risultato, che sono fondamentali nelle fasi calde della stagione.
Detto che il Lugano sembra sulla buona strada per uscire dalla profonda crisi delle ultime settimane, a Fazzini e compagni servirà comunque un cambio drastico per poter sperare di risalire qualche posizione in classifica e staccare un biglietto per i play-in. Un obiettivo difficile, perché diverse altre squadre sembrano aver ormai lanciato il loro finale di stagione, ma che rimane comunque realistico, considerando che il decimo posto dista soltanto sei punti. I bianconeri d’ora in poi non soltanto dovranno portare sul ghiaccio determinazione, attenzione e precisione per tutti i sessanta minuti, ma dovranno anche far fruttare i ben tre scontri diretti con il Ginevra e i due con Ambrì Piotta e Langnau, cinque partite fondamentali per tenere vivo quel barlume di speranza in quest’ultima parte di regular-season.