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‘Noi Rockets siamo uno scalino intermedio’

Il presidente dei Razzi Matteo Mozzini replica al no del Lugano: ‘Se un giocatore deve alimentare tre categorie c'è un problema’

‘Chi ci valuta dal Teletext è in errore’
(Ti-Press/Crinari)
13 gennaio 2024
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Martedì il presidente dei Bellinzona Rockets Matteo Mozzini ha rivelato di essere in discussione con il Lugano per un suo rientro nel progetto, nemmeno ventiquattr’ore dopo il club bianconero in un comunicato ha annunciato di non aver cambiato idea e di aver rifiutato la proposta dei Razzi. La rapidità e il tenore della risposta del Lugano vi hanno sorpreso? «Dopo le discussioni avute tra le due società, una risposta era attesa proprio in questi giorni, pertanto la rapidità non ci ha sorpresi. Siamo invece chiaramente insoddisfatti del rifiuto del Lugano di tornare a collaborare con l’Ambrì Piotta, tanto più che ora i Gdt Bellinzona sono garanti di una gestione neutrale dei Rockets. La strategia di formazione del Lugano è chiara e legittima, ma è ovviamente diversa dalla nostra.».

Con il Lugano avete discusso perché è il Lugano o perché state cercando un nuovo partner? «Il Lugano era e resta un partner privilegiato. Gli altri sono benvenuti e di aiuto, ma non sono centrali nel progetto perché l’essenza dei Rockets rimane quella di sostenere i due club ticinesi di National League formando dei giovani promettenti.

Il bacino di giocatori ticinese non è però illimitato: «Certo che no, ma né le squadre di National League né i Rockets sono formati da soli ticinesi. Avere squadre a diversi livelli permette però a tutti i giovani (in primis ai ticinesi) di poter giocare al livello più adatto al proprio sviluppo in un determinato momento. Se un giovane talento ticinese è conteso contemporaneamente da squadre di National League, Swiss League e U20 allora c’è un problema. Significa che non si è in grado di riconoscere il livello più adatto per lui. Portare un giovane in B non vuole infatti dire toglierlo agli U20 o alle squadre principali. Semmai c’è da chiedersi se sia giusto avere due squadre U20 Elit in Ticino, squadre che per mantenere la categoria negano a taluni giovani la possibilità di militare regolarmente nel campionato cadetto».

Qual è secondo lei la soluzione ideale? «Non è un discorso d’attualità, ma in una visione storica il lancio dei Rockets sarebbe dovuto coincidere con la fusione delle due squadre U20 Elit. Si sarebbe creata una situazione sportiva e formativa ideale, con la squadra in Swiss League a fungere da scalino intermedio tra la squadra giovanile e quelle maggiori. Purtroppo l’eccezionale spirito di collaborazione dell’epoca non è stato sufficiente.».

E se vi fossero altre società interessate ad aderire al progetto, voi sareste aperti alle trattative? «Noi siamo aperti a collaborare con tutti coloro che hanno a cuore la formazione dei giovani. Ci sono comunque dei limiti perché non è immaginabile gestire troppi partner: una formazione di qualità ha bisogno anche di stabilità. In Ticino e in Svizzera ci sono molti giovani talenti, ma solo alcuni sono pronti al grande salto nella massima divisione già a 18-19 anni. Altri hanno bisogno di un anno o due in più di formazione e di confrontarsi con adulti a uno scalino intermedio».

Intanto però i nuovi regolamenti della lega permettono alle compagini U20 di schierare degli ‘overager’ ventiduenni… «La lega non è un’entità a sé stante, è l’insieme dei club. Ci sono quindi società che hanno voluto questo cambiamento, ritenendo utile mantenere i giovani per 5 anni nella stessa categoria. Noi pensiamo che un talento di 20-22 anni debba affrontare adulti e non ragazzi di 4/5 anni più giovani. Non abbiamo la presunzione di essere nel giusto, questa è la nostra filosofia, che condividiamo con altri club, come l’Ambrì Piotta e il Langnau».

Di trasloco non si parla

A proposito, si è evocato un possibile trasloco della squadra nell’Emmental, nella pista d’allenamento in costruzione, è un’ipotesi sul tavolo? «No, noi lavoriamo in Ticino per il Ticino. Vogliamo portare ancor più entusiasmo attorno all’hockey in generale. A beneficiarne sono poi tutti i club: più si parla di hockey, più ragazzi lo praticano e più famiglie lo seguono, più si aiuta a creare un ambiente positivo e vasto attorno a questo sport e a generare interesse da parte degli sponsor. I Bellinzona Rockets sono importanti anche in quest’ottica».

Come sta invece vivendo il momento difficile in cui si trova attualmente la squadra? «I risultati e i punti in classifica sono semplicemente figli di una squadra costruita al mese di luglio. Nicola Pini e lo staff tecnico difficilmente potevano fare meglio nell’assemblare un roster che, malgrado un’età media molto bassa, sta dando filo da torcere a molte squadre più esperte e ricche. Chi giudica i Rockets solo dai risultati e dai punti ottenuti è in errore. Bisogna vedere l’intensità delle partite, l’impegno dei ragazzi, la qualità degli allenamenti a ranghi completi, le analisi video, il lavoro a secco e tutto quanto fatto in questi mesi. Siamo concentrati su questi aspetti per noi centrali, ovvero sulla qualità della formazione».

L’affluenza media al Centro sportivo si attesta attorno ai 150 spettatori, una cifra che vi soddisfa o che vi delude? «I tifosi vogliono senso d’identità e risultati. Il primo non si può acquistare o trasferire, bensì va creato a medio-lungo termine, per cui ci vuole un po’ di pazienza affinché il bellinzonese si identifichi con questa squadra. I risultati invece non ci aiutano, fossimo a centro classifica, avremmo probabilmente quei 400-500 spettatori a cui ambiamo. Pensare nell’ordine delle migliaia è utopia. Adesso siamo chiaramente sotto le aspettative e un po’ delusi, è però normale considerando la breve storia dei Rockets a Bellinzona e le poche vittorie ottenute. Miglioreremo».

Pare di capire che state già programmando la prossima stagione… «Stiamo già pianificando, certo. Abbiamo delle opzioni sul tavolo e delle decisioni da prendere, ma è chiaro che la rinuncia del Lugano è per noi un colpo molto duro, che non ci aspettavamo».

Uno scalino più in basso, in MyHockey League, ci sono i Gdt Bellinzona pure ultimi in classifica e a rischio retrocessione. La loro situazione vi preoccupa? «Questa squadra è certamente un elemento importante della visione bellinzonese dei Rockets per l’opportunità di scambio di giocatori con la Swiss League. Riguardo alla sua attuale situazione, sono fiducioso che il loro finale di stagione ci sorprenderà».

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