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‘Tutte le mie aspettative sono state superate’

Theresa Knutson sta trascinando a suon di reti le Hcap Girls, terze a dieci giornate dal termine: ‘Ma anche le svizzere stanno facendo la loro parte’

‘Il nostro unico obiettivo è il titolo’
(Ti-Press/Crinari)
3 gennaio 2024
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Con quella odierna a Zurigo mancano dieci giornate al termine della stagione regolare in Women’s League e le Hcap Girls occupano saldamente la terza posizione, con la possibilità di portarsi a -1 dalle Leonesse in caso di successo pieno. Ben più ampio il margine sulla quarta in classifica, quel Davos sconfitto sabato scorso al supplementare nei Grigioni. A fare il punto alla stagione delle biancoblù ci pensa il centro statunitense Theresa Knutson: «A Davos avremmo volentieri colto la posta piena, ma ogni punto è importante – osserva la ventisettenne del Wisconsin –. La stagione si avvicina alla sua conclusione e vogliamo assolutamente concluderla in seconda o terza posizione».

A trascinare le leventinesi ci sta pensando il quartetto straniero: Fanny Rask, Knutson, Jenna Kaila e Josefine Holmgren sono tutte tra le dieci migliori marcatrici del campionato. Ma la dipendenza dalle giocatrici d’importazione è un aspetto comune a praticamente tutte e otto le formazioni… «In questa situazione il compito di noi straniere è rendere la squadra migliore, sia fornendo punti, sia facendo sì che le svizzere giochino bene. Ma penso che queste stiano facendo esattamente ciò che ci si aspetta da loro e stanno fornendo il loro contributo per vincere le partite. Il nostro è dunque uno sforzo collettivo».

Puoi insomma essere soddisfatta di come sta andando la tua stagione, con ventiquattro gol e nove assist in diciotto partite… «Va alla grande e in più amo la vita in Svizzera. In squadra abbiamo giocatrici di talento, ma lavoriamo duramente e siamo tutte molto impegnate».

Quali sono invece le aspettative per il finale di stagione e per i playoff? «L’unica cosa che ci interessa in questo momento è vincere il titolo e lavorare duramente per riuscirci».

Essere l’unica nordamericana della formazione è un problema? «Per nulla, tutte le ragazze parlano inglese e mi fanno sentire inclusa. Inoltre a me piace imparare la cultura locale».

‘In questa lega c’è equilibrio’

Avevi però il vantaggio di conoscere l’Europa dalla tua esperienza in Germania (due stagioni con il Mannheim, mezza con gli Eisbären Berlino e una con il Memmingen). Quali sono le differenze tra le due leghe? «Penso che la lega svizzera abbia più equilibrio dalla cima al fondo della classifica, tutte le squadre sono competitive e ogni partita è bella. Invece in Germania ci sono due o tre compagini dominanti, ma in fondo ogni lega ha i suoi benefici».

In Nordamerica hai invece giocato con le Metropolitan Riveters in Nwhl e in Phf, le due leghe femminili che da questa stagione sono state sostituite dalla nuova Pwhl. Pensi che questa soluzione sia quella giusta per far progredire l’hockey femminile? «Sicuramente, il concetto di questa nuova lega e le giocatrici sono entrambi di alto livello: penso proprio che siano in grado di mettere in vetrina l’hockey femminile e promuoverlo in tutto il mondo».

Tornando invece all’incontro di sabato scorso a Davos, grazie alla concomitanza con la Coppa Spengler è stato stabilito il nuovo record di presenze a un incontro tra club femminili in Svizzera: 1’605 spettatori. Che emozioni avete provato davanti a un’affluenza del genere? «C’era davvero un pubblico fantastico, è stato speciale giocare di fronte a così tanta gente. Nell’hockey femminile è raro vedere questi numeri e aver colto la vittoria rende tutto ancora più bello».

Sacrifici e gratitudine

Invece alle vostre partite casalinghe assiste mediamente un centinaio di spettatori, quanto è difficile finanziare una stagione da giocatrice professionista in condizioni del genere? «Sicuramente la Svizzera è una nazione particolarmente cara, ma per i benefici di vivere in un posto così pulito e meraviglioso, vale la pena spendere un po’ di più. Inoltre la società ci aiuta, permettendoci di vivere comodamente e di avere successo nel nostro lavoro. Dobbiamo essere grate al club, per come aiuta noi donne a praticare lo sport che amiamo».

Ma come sei approdata in Leventina? «Gli allenatori mi hanno contattata in primavera, ho parlato con loro e mi hanno resa partecipe della volontà di far crescere questo progetto, mi sono informata sulla squadra e da quel momento via tutte le mie aspettative sono state superate».

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