Hockey

Dopo le polemiche, spazio alle soluzioni. ‘Stiamo riflettendo’

Lars Weibel venerdì incontrerà i general manager dei club per spiegare il perché dell'annullamento del Prospect camp. ‘Verso una promozione più mirata’

L’idea è quella di potenziare la struttura dedicando due distinti camp per talenti fino a 18 e 20 anni
(Keystone)

Un quotidiano svizzerotedesco gli aveva persino dato del bugiardo, quando Lars Weibel, direttore delle squadre nazionali, aveva annunciato a inizio luglio che ad agosto non ci sarebbe stato il tradizionale Prospects camp estivo, iniziativa lanciata dalla Federhockey nel 2017 per permettere a Patrick Fischer e agli altri membri dello staff tecnico rossocrociato di farsi concretamente un'idea sui futuri giocatori della Nazionale, facilitando loro al contempo l'eventuale passaggio dalle selezioni giovanili alla massima rappresentativa rossocrociata. Il motivo di tale annullamento? Secondo Weibel, al termine dell'ultimo campionato in Svizzera c'erano «solamente tre giocatori tra tutti i prospects candidati che hanno almeno dieci minuti di ghiaccio a partita nei rispettivi club», aggiungendo che «quei tre giocatori possono facilmente venir integrati negli altri appuntamenti della Nazionale, mentre gli altri giovani talenti attualmente in campionato beneficiano di troppo poco spazio, è una delle logiche conseguenze dell’aumento del numero di stranieri». Un'uscita che naturalmente non ha mancato di far discutere, perché se così fosse davvero sarebbe un segnale poco incoraggiante per il futuro, anche pensando che fra tre anni la Svizzera ospiterà i Mondiali in casa propria, a Zurigo e Friborgo (15-31 maggio 2026).

A questo punto, la domanda è: per la nostra Federhockey un prospect cos‘è? Si tratta semplicemente di un giovane di talento o, piuttosto, di un ragazzo che ’Fischi’ già considera come un potenziale candidato a vestire la maglia della Nazionale? «Dopo il Mondiale di Riga abbiamo effettuato un'analisi approfondita della situazione – spiega Weibel –, e siamo arrivati alla conclusione che, vista la situazione, per l'hockey svizzero la soluzione più saggia sarebbe stata annullare quest'anno il Prospect camp e provare a promuovere in maniera ancor più mirata quei giocatori che pensiamo possano vestire la maglia rossocrociata a un Mondiale nei prossimi anni». In sostanza, nel limite del possibile il concetto è che i giocatori che vengono considerati come potenziali nazionali del futuro vengano buttati nella mischia direttamente nei quattro tornei dell'Eurohockey Tour contro avversari blasonati come Svezia, Finlandia e Repubblica Ceca, in modo che possano subito confrontarsi con incontri di livello internazionale. L'intenzione di Weibel è quella di lavorare per costruire migliori strutture per il futuro, ad esempio istituendo dei campi d'allenamento per i giovani davvero promettenti che sono in età U18 e U20. «Stiamo riflettendo molto sul modo in cui possiamo svilupparci ulteriormente» aggiunge Weibel, dopo che la Nazionale per ben due anni di seguito ha chiuso al primo posto di gruppo la fase preliminare del Mondiale, mancando tuttavia in entrambi i casi l'accesso alle semifinali.

Nell'attesa, il direttore delle squadre nazionali dovrà comunque dar conto ai general manager dei club di National League delle ragioni che hanno portato all'annullamento del Prospect camp, e lo farà nel corso di un meeting in agenda venerdì. Ma una cosa è chiara: se la Svizzera vorrà continuare a tenere il passo con i Paesi che vanno per la maggiore e che possono contare su un numero di giocatori tesserati notevolmente superiore, è necessario che tutti remino nella medesima direzione.

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